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Il discorso di Draghi, per la politica l’unità non è un’opzione ma un dovere

discorso di draghi al senato

Chissà se alla Presidente del Senato Casellati è tornato in mente il commento del suo predecessore Cesare Merzagora, che nel 1963 ascoltando il programma del Governo Moro citò i famosi “brevi cenni sull’Universo”.
Il discorso di Draghi sembra più di un programma, considerato anche il breve margine di tempo che avrà questo Governo per metterlo in atto: sembra più una strada indicata ai fragili partiti che davanti ai soldi del Recovery Fund hanno cominciato a litigare.
Il Super Presidente del Consiglio indica la via e dice alla politica: avrò bisogno del vostro sostegno, e oggi l’unità non è un’opzione, è un dovere. E invece le grane sono già cominciate, e tra poco più di un mese arriva il primo vero banco di prova: il termine del blocco dei licenziamenti. Su questo come su molto altro Draghi è stato sul vago: bisognerà proteggere tutti i lavoratori ma non tutte le attività economiche, scegliere quali sarà compito arduo. Quanto al Recovery Plan, Draghi ha detto che non cambierà i settori di spesa decisi dal Governo Conte – ma sono quelli indicati dall’Europa, quindi poi la differenza la faranno le modifiche, già annunciate sotto il nome di “rimodulazioni”.
Sulla transizione ecologica è passato a volo d’uccello. Il ministero appena creato non ha ancora deleghe precise, per ora sembra quello dell’ambiente camuffato da novità, come anche negli auspici sul futuro dei giovani in Italia siamo alle petizioni di principio. La parità di genere non poteva mancare: non basta applicare in modo farisaico le quote rosa, ha detto Draghi, bisogna cambiare le condizioni generali. Sacrosanto, come sacrosanta (anche perché prevista dalla Costituzione) è la progressività della tassazione, su cui Draghi ha già battuto durante le consultazioni ed è tornata nel discorso di oggi. Niente flat tax, Salvini è avvisato, ma la progressività da sola non garantisce equità.
Resta un grande punto interrogativo, non da poco: come gestirà il governo Draghi la pandemia e la campagna vaccinale? Sarebbe, crediamo, la cosa che oggi interessa di più agli italiani.

foto | ANSA

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    Lorenza Ghidini
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    In un documentario la Milano di ieri e di oggi nei ricordi di Aldo, Giovanni & Giacomo

    “Ho sempre pensato che quella di Aldo, Giovanni e Giacomo fosse una favola. La loro vita artistica, che io ho seguito come assistente alla regia nei film di Massimo Venier, è sempre stata caratterizzata da rifiuti e invece hanno fatto di tutto e con grande successo, grazie alla loro determinazione”. E’ per questo motivo che Sophie Chiarello, già regista di “Il Cerchio”, ha voluto esplorare le vite del trio a partire dalla loro infanzia. “Erano tre ragazzini un po' 'sfigati' – come si autodefiniscono - che per provenienza sociale avevano un destino già scritto”. Sono loro a raccontarsi, a sfogliare le foto dell’infanzia e a percorrere la Milano di una volta, proletaria e in bianco e nero. Un ritratto personale, divertente, con le voci di chi li ha accompagnati in tutti questi anni da Paolo Rossi, Marina Massironi, alla Gialappa’s Band. “Attitudini: nessuna” è stato realizzato in diversi momenti con un percorso frammentato che punteggia la carriera artistica del trio tra cabaret, teatro, cinema e televisione. Ascolta l'intervista di Barbara Sorrentini a Sophie Chiarello, regista di “Attitudini: nessuna”.

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