
“Ciao, sono Hisham Ahmed, vincitore di una borsa di studio in Italia e studente di medicina qui a Gaza. La mia giornata inizia con due lunghe code per avere dell’acqua potabile ma, anche dopo aver aspettato molte ore, potrei tornare a mani vuote. La mia università qui a Gaza è stata distrutta e la mia istruzione ora dipende da una connessione internet molto debole, a malapena disponibile. Con la fame costante, i bombardamenti, la paura e i ripetuti sfollamenti, è davvero difficile e impossibile vivere da studente di medicina. Solo due giorni dopo aver ricevuto l’email in cui mi dicevano che avevo la borsa di studio, siamo dovuti fuggire dal nostro campo profughi, lasciandoci tutto alle spalle. Non voglio nemmeno menzionare o ricordare cosa è successo e le circostanze in cui si è verificato. Per noi è stato davvero orribile”.
Quasi duecento studenti palestinesi hanno vinto una borsa di studio nelle università italiane (su 15mila che hanno fatto richiesta), ma non possono lasciare Gaza. Sarebbero dovuti arrivare in estate ma non c’è un corridoio umanitario fino alla Giordania per loro. Molti di loro hanno diffuso appelli sui social per chiedere di fare pressione per la loro evacuazione immediata.
Sono aspiranti dottori, ingegneri, giornalisti e sono sotto le bombe e il continuo attacco israeliano. Il prorettore ai Servizi agli studenti e al diritto allo studio della Università degli Studi di Milano, il Professore Stefano Simonetta, continua a sentire quotidianamente i 25 che in particolare hanno vinto la borsa per arrivare alla Statale di Milano e ci aiuta ad ascoltare le loro voci e il loro appello.
“Ci chiedono i materiali e di poter iniziare a seguire a distanza ma è sempre più difficile. le università sono state distrutte tutte, ma la gran parte di loro si è laureata nelle tende”. L’intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli:
Le testimonianze dei borsisti palestinesi
“Ciao, sono Dana, sono una studentessa di Gaza e la vincitrice di una borsa di studio dell’Università di Milano. Sto registrando questo video per farvi sapere che la situazione qui sta peggiorando sempre di più. Con lo scoppio di questa guerra, l’istruzione e le infrastrutture sono state completamente distrutte e ci hanno bloccati in un buco nell’ignoto, e ora nemmeno questo buco pare sia abbastanza. Soffriamo la fame, siamo sfollati, senz’acqua, e soffriamo anche per la mancanza di cure. I bombardamenti ci inseguono ovunque e gli allarmi risuonano dappertutto. E sappiate che ora siamo bloccati in meno del 20% dello spazio in cui ci hanno intrappolati. Mi sento un po’ egoista a parlare di me quando migliaia di persone cercano una possibilità di sopravvivenza. Noi, vincitori di quella borsa di studio, speriamo che le parti interessate accelerino la nostra uscita da Gaza e il nostro arrivo in Italia in sicurezza. Dato che le nostre lezioni iniziano questo mese, intendo settembre, credo che se riuscirete a farlo succedere, sarà davvero un bell’atto di umanità. Grazie“.
“Ciao, sono Zein el-Din, ho vinto una borsa di studio IUPAL e sono uno studente di Ingegneria Informatica di Gaza. Qui a Gaza, la vita è quasi impossibile. Viviamo in costante pericolo, senza sicurezza, senza un’istruzione adeguata e senza libertà di movimento. Facciamo i conti ogni giorno con la mancanza di elettricità, acqua, medicine e persino cibo.
Apprezzo tutto quello che avete fatto e quello che state facendo in questo momento, ma chiedo urgentemente il vostro sostegno per aiutare chi come me ha vinto una borsa di studio a Gaza ad andarsene per continuare la nostra istruzione in Italia. Non si tratta solo del mio futuro, ma anche del fatto di riportare un po’ di speranza e trovare una possibilità di vivere“.
“Ciao, mi chiamo Wida, sono una delle vincitrici delle borse di studio dell’Università degli Studi di Milano che ha collaborato con l’Università del Molise. Io ho già partecipato a uno scambio di studio e ho vissuto in Italia per più di sei mesi. Ho vissuto lì, studiato lì e di quel periodo conservo i miei ricordi più belli e pacifici. Ma sono tornata a Gaza solo pochi mesi prima dell’inizio della guerra, per finire l’ultimo semestre della mia laurea triennale qui, per laurearmi e tornare in Italia per conseguire la laurea magistrale. Sono passati ormai due anni da quando ho dovuto mettere in pausa tutti i miei progetti, che ora sono diventati solo sogni. Ed eccomi qui, intrappolata a Gaza. In questa guerra selvaggia. Per questo mi sono laureata con due anni di ritardo, anche se alla fine ce l’ho fatta. Lo so che è tardi, ma eccomi qui, dopo avercela fatta. Sono riuscita a ottenere una borsa di studio tramite l’Università degli Studi di Milano e del Molise per studiare la mia laurea magistrale e tornare in Italia. Tutto ciò di cui ho bisogno ora è uscire da Gaza in sicurezza, tornare in Italia, realizzare tutti i miei sogni positivi, incontrare i miei amici italiani e la mia seconda famiglia e, naturalmente, vivere in un posto sicuro, con dignità e pace. Senza il timore di morire all’improvviso o rimanere terrorizzata dal rumore dei bombardamenti. Evacuateci ora, prima che tutto peggiori. In queste circostanze terribili e nella situazione folle che stiamo vivendo quotidianamente, ogni singolo giorno è sempre più pericoloso con i recenti ordini di sfollamento di cui tutti avete sentito parlare“.
“Ciao, mi chiamo Mostafa. Sono uno studente di infermieristica di Gaza. La vita è molto dura. Non c’è sicurezza, non c’è futuro. Ogni giorno abbiamo paura per la nostra vita. Il mio sogno è continuare gli studi e diventare infermiere in Italia. Per me e per gli altri studenti è urgente lasciare Gaza il più presto possibile. Vi chiediamo di non dimenticarci e di aiutarci a raggiungere l’Università di Milano. Grazie di cuore“.
“Ciao, sono Hisham Ahmed, vincitore di una borsa di studio in Italia e studente di medicina qui a Gaza. La mia giornata inizia con due lunghe code per avere dell’acqua potabile ma, anche dopo aver aspettato molte ore, potrei tornare a mani vuote. La mia università qui a Gaza è stata distrutta e la mia istruzione ora dipende da una connessione internet molto debole, a malapena disponibile. Con la fame costante, i bombardamenti, la paura e i ripetuti sfollamenti, è davvero difficile e impossibile vivere da studente di medicina. Solo due giorni dopo aver ricevuto l’email in cui mi dicevano che avevo la borsa di studio, siamo dovuti fuggire dal nostro campo profughi, lasciandoci tutto alle spalle. Non voglio nemmeno menzionare o ricordare cosa è successo e le circostanze in cui si è verificato. Per noi è stato davvero orribile”.