Approfondimenti

Il pianista di Yarmouk racconta la sua Siria

Il giovane pianista Aeham Ahmad, divenuto il simbolo della guerra in Siria dopo avere suonato il suo pianoforte fra le macerie del campo profughi di Yarmouk, è stato ospite della trasmissione Cult di Radio Popolare.

Oggi Aeham Ahmad vive a Wiesbaden, in Germania, e svolge una regolare attività concertistica. anche se parte della sua famiglia vive ancora in Siria.

Nel libro autobiografico “Il pianista di Yarmouk” (ed. La nave di Teseo) racconta la sua vita nel campo profughi, la passione per la musica, il dramma quotidiano della guerra, la fuga in Europa.

Ecco cosa ci ha raccontato:

D. Davvero pensavi che non fosse una buona idea mettere su You Tube il video in cui suonavi il pianoforte, come scrivi nel libro?

A. Già… dopo quel filmato, certo, una parte della mia famiglia è riuscita a fuggire. Ma certamente, sempre per via di quel video, Mahmud non è più con noi. Certo, il filmato mi ha permesso di parlare di Yarmouk e della sua gente qui in Europa e ad aiutare molti a mettersi in salvo. Ma devo ammettere che le cose cambiano molto velocemente, in Siria come nel resto del mondo, e oggi sono ancora diverse.

D. Nel libro traspare da ogni pagina la convinzione che la bellezza possa salvare il mondo dalla guerra, come nei secoli tanti artisti hanno dichiarato. Che ne pensi, è proprio così?

A. Sì, la bellezza e l’arte sono da sempre un sostegno in tempi orribili. In Siria ci sono monumenti romani, ottomani, coloniali. Abbiamo molta tradizione musicale. L’arte e la bellezza non si distruggono. Forse, si possono distruggere le pietre ma non la bellezza. Cantiamo ancora canzoni irachene vecchie di duecento anni o pezzi folk di più di cento anni fa. Le canzoni popolari restano per tutta la vita, come l’arte. Oggi ammiriamo ancora Monna Lisa! Ma la cosa orribile è che la guerra ha bisogno di distruggere tutto e il terrore ha distrutto anche il mio pianoforte.

D. Fai parte di una comunità palestinese in Siria. Puoi raccontarci i dettagli della storia della tua famiglia?

A. Mio nonno era nato in Palestina e si è trasferito nel sud della Siria, dove è nato mio padre, sono nato io e anche i miei figli. Da tre generazioni siamo rifugiati. Abbiamo documenti di viaggio, non veri passaporti, che non ci permettono di viaggiare in tutti i paesi. Questa è la situazione: siamo nati rifugiati! Il campo di Yarmouk è gestito dall’ONU. Le scuole, gli ospedali, tutte le strutture sono gestite dalle Nazioni Unite. Eppure molte cose non erano possibili: per esempio non potevamo suonare Beethoven! La nostra è una famiglia relativamente piccola, siamo in sette. Mio zio ha una famiglia più grande, sono in dodici. Ma ce ne sono altre molto più numerose. Un nostro proverbio dice: “Dove spunta un limone, ne spunta anche un altro”. I palestinesi formano comunità che si allargano rapidamente.

D. Com’è oggi Yarmouk? E’ stato un simbolo della distruzione in Siria ma ha avuto meno copertura dai media di Aleppo o altri luoghi. Di Yarmouk si ricordano soprattutto i fiumi di persone in fuga…

A. Sì, è vero. Le foto mostravano ondate di profughi. Le persone vedevano quelle immagini ed esclamavano “Questa è la Siria!”. Ma era solo Yarmouk… Per sei o sette mesi, mentre soffrivamo la fame, nel mondo si diceva “Laggiù muoiono di fame”! E c’erano davvero 160.000 persone che morivano di fame. In quel periodo abbiamo avuto molta visibilità mediatica. Ma dopo sette, otto giorni l’attenzione si è spostata ad Aleppo o a Homs, e noi siamo tornati nell’ombra, anche se la gente continuava a morire. Mi è sembrato importante mettere il pianoforte in strada, per dare un segno, per dire che eravamo ancora vivi e attirare gli sguardi. Lo spiego nel libro. Ad Aleppo ci sono ancora circa 5.000 persone. C’è ancora Marwan, l’amico che mi aiutava a spingere il piano, perché era pieno di muscoli. Adesso ne ha un po’ meno, perché soffre la fame. E’ sposato, ha dei figli. Laggiù ci sono ancora i miei genitori, a Yalda. Ci sono ancora circa duecento soldati dell’ISIS che rendono la vita difficile alla gente, proibiscono tutto. E ci sono anche i soldati governativi, dall’altra parte. Recentemente hanno chiuso i collegamenti fra Yalda a Yarmouk. E’ come essere sotto assedio ma senza copertura dei media.

D. Adesso vivi a Wiesbaden, in Germania. Fai il musicista e tieni molti concerti. Sinceramente, cosa pensi della vita in Germania e in Europa in generale? C’è qualcosa che ti ha sorpreso quando sei arrivato qui?

A. In realtà, girando l’Europa ho capito come Mozart e Beethoven abbiano potuto comporre i loro capolavori in questi paesi. Guardando l’architettura, ho capito la mentalità della gente e come sia potuto accadere. Nella musica classica c’è un forte elemento matematico. So come vanno le cose, parlo con le persone, in Germania, in Italia. Sono interessato alla cultura dei luoghi. Non c’è nulla che mi abbia sorpreso, a parte il modo in cui gli esseri umani trattano gli altri esseri umani in Europa. Se penso al mio stato, in Germania devo riconoscere che la situazione dei profughi è buona. Ho il permesso di viaggiare in Europa, posso lavorare e guadagnare, sono stato accolto molto bene. E’ importante per me. Ma non devo andare all’ufficio di collocamento o chiedere il sussidio di stato. Ad altri non è andata così bene. Un mio zio, per esempio, è venuto qui qualche anno fa ma ha perso la casa, vive in un rifugio per senzatetto, perché non parla tedesco, né inglese e nessuno lo capisce. Non lavora e ormai ha 52 anni.

D. Chi ti ha trasmesso la passione per la musica? Vuoi continuare a imparare?

A. Certo! Conosco solo il 5% della musica e devo imparare ancora molto. Ho un problema alla mano per via di una bomba che mi ha lesionato le dita e il viso. Il maestro tedesco da cui vado a lezione ogni settimana non mi insegna solo musica classica, ma anche jazz. Mi interessa molto, voglio studiare di più e lavorare un po’ meno, dato che tengo concerti ogni giorno. Anche prima della guerra sognavo di studiare musica classica in Europa, perché la suonavamo e ne leggevamo. E’ molto diverso suonare la musica di un compositore italiano a Roma, o di Beethven a Bonn, oppure Schubert a Wiesbaden. Loro sono vissuti là, e mi sembra di capire meglio cosa pensassero.
La passione per la musica me l’ha trasmessa mio padre, che era violinista. Ha insistito molto, anche se gli altri bambini mi prendevano in giro, perché a loro piaceva il calcio o la musica leggera, e io suonavo solo classica. Ma poi ho capito che, come diceva mio padre, la musica ti cambia la vita.

Ascolta l’intervista ad Aeham Ahmad a Cult – Radio Popolare:
Il pianista di Yarmouk

  • Autore articolo
    Ira Rubini
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 18/11 12:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 18-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 18/11 17:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 18-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 18/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 18-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 18/11/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Poveri ma belli di martedì 18/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 18-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di martedì 18/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 18-11-2025

  • PlayStop

    Volume di martedì 18/11/2025

    Un po' di nuovi ascolti ma anche i compleanni di due album storici: Achtung Baby degli U2 e Psychocandy dei Jesus And Mary Chain. L'intervista di Niccolò Vecchia al cantautore texano Micah P. Hinson e il suo nuovo album The Tomorrow Man, l'evento di Live Pop del 20 novembre a cura di Claudio Agostoni e il consueto quiz sul cinema per concludere.

    Volume - 18-11-2025

  • PlayStop

    “Un cambiamento profondo nella mia vita”: Micah P Hinson racconta il nuovo album The Tomorrow Man

    Il cantautore texano Micah P Hinson questa sera sarà dal vivo a Milano, a Santeria (e poi a Roma il 19 novembre e a Torino il 22), con le canzoni di un album ambizioso ed emozionante. È il secondo disco che realizza con Alessandro "Asso" Stefana, che ha conosciuto allo Sponz Fest di Vinicio Capossela: "Devo tantissimo ad Asso, in questi anni è stato il mio cheerleader e il mio manager: ha avuto una visione sul mio futuro musicale e mi ha aiutato a raggiungerlo". In questa intervista con Niccolò Vecchia, Micah P Hinson ci ha raccontato come e quanto questo nuovo album sia il disco di cui è più orgoglioso.

    Clip - 18-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 18/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 18-11-2025

  • PlayStop

    Walter Valdi e la Milano di una cena a mille lire. L'intervista al regista Valerio Finessi

    “Mi ricordavo di questo omino con gli occhiali che leggeva degli annunci un po’ strani”, racconta Valerio Finessi, regista di “Walter Valdi, un milanese a Milano”. Finessi descrive in un documentario la figura di Walter Valdi (Nicola Walter Gianni Pinnetti 1930-2003), cantautore e cabarettista della squadra storica del Derby Club di Milano. Prima avvocato e poi attore, è stato diretto da Giorgio Strehler, ha sempre scelto di cantare in dialetto milanese, senza però ottenere il successo di altri suoi compagni di lavoro come Cochi e Renato, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci. “E’ stato dimenticato perché la scelta del dialetto meneghino lo ha un po’ isolato” spiega Finessi. Walter Valdi ha scritto brani per il Coro dell’Antoniano, portati in scena allo Zecchino d’Oro e ha recitato in alcuni film di Maurizio Nichetti, Carlo Lizzani, Ermanno Olmi e Luigi Comencini. Ascolta l'intervista di Barbara Sorrentini a Valerio Finessi.

    Clip - 18-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 18/11/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 18-11-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 18/11/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: a Fondazione Feltrinelli il ciclo di incontri "All You Can News" curato da Roberto Luna; al Collegio Ghislieri di Pavia un incontro dedicato alle "Democrazie illiberali"; all'Elfo Puccini di Milano arriva "Il birrai di Preston" di A. Camilleri, per la regia di Giuseppe Dipasquale; la rubrica ExtraCult a cura di Chawki Senouci...

    Cult - 18-11-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 18/11/2025

    Pubblica, mezz’ora al giorno di incontri sull’attualità e le idee con Raffaele Liguori

    Pubblica - 18-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 18/11/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 18-11-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 18/11/2025

    a cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonelli

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 18-11-2025

  • PlayStop

    MASSIMO FAGIOLI - DA DIO A TRUMP

    MASSIMO FAGIOLI - DA DIO A TRUMP - presentato da Michele Migone

    Note dell’autore - 18-11-2025

Adesso in diretta