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Gnawa Music of Marrakesh e la riscoperta del Marocco

In Marocco i Gnaoua sono gli eredi degli schiavi neri deportati secoli addietro dall’Africa subsahariana, depositari di una propria specifica cultura e di particolari tradizioni musicali, che si esprimono tanto nell’intrattenimento (molto apprezzato anche come attrazione turistica) che in funzione liturgica, nel corso di cerimonie notturne che durano ore e che culminano in fenomeni di possessione e di transe. Gli strumenti che caratterizzano la musica gnaoua sono il guembri, tipico strumento a tre corde, le castagnette metalliche (che evocano le catene della schiavitù), e i tamburi tbal.
I gnaoua sono presenti con le loro confraternite in particolare in città come Essaouira (dove un grande festival annuale celebra la cultura gnaoua), Marrakesh, Fès, ma anche a Casablanca e a Tangeri. Oggi i gnaoua e la loro musica – con una presenza più o meno autentica – sono piuttosto familiari a chi frequenta alcune delle più popolari mete turistiche del Marocco; ma fino a solo pochi decenni fa, a parte qualche pionieristica registrazione sul campo – come quelle effettuate dallo scrittore Paul Bowles, l’autore di Il tè nel deserto – la musica gnaoua era scarsissimamente documentata fuori dal Marocco. Dopo le storiche registrazioni di taglio etnomusicologico, uno dei primi visitatori occidentali a registrare musica gnaoua in Marocco fu il bassista e produttore Bill Laswell, affermatosi nella avantgarde newyorkese degli anni settanta e ottanta, animatore di esperienze come Material, Massacre e Last Exit e assurto a figura di culto. Non c’è da stupirsi che Laswell, legato a tutto un ventaglio di estetiche, dal jazz al punk all’hip hop, e fortemente influenzato, anche come strumentista, dal funk, non sia rimasto insensibile di fronte alle perentorie, ripetitive linee di basso della musica gnaoua, e alla sua dimensione ipnotica. Produttore negli anni ottanta per l’etichetta Celluloid, con la quale pubblica fra l’altro album di artisti africani come Toure Kunda e Fela Kuti, nel ’90 Laswell vara una propria etichetta con cui realizza anche diversi album di world music: fra questi, un album dei Master Musicians of Jajouka, registrato nel loro villaggio nelle montagne del Rif marocchino, e un album di musica gnaoua, registrato nella Medina di Marrakesh, Gnawa Music of Marrakesh. Night Spirit Masters, pubblicato nel ’90 e adesso rimasterizzato e riproposto su etichetta Zehra, in vinile e in digitale. Dopo tanti anni, Gnawa Music of Marrakesh rimane uno degli album più indicati per un primo approccio alla musica gnaoua, ma rappresenta anche un tassello significativo del ricchissimo mosaico di sperimentazioni e di aperture di orizzonti di una stagione di creatività newyorkese che è ormai storia e che dalla prospettiva dell’oggi appare assolutamente straordinaria e non si può non guardare anche con una buona dose di nostalgia.

Foto | Gnaoua World Music Festival a Essaouira, Marocco

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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