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Tommaso Giulini: “Uniti contro il razzismo negli stadi”

“Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i tifosi per bene, che sono il 99.9% per sconfiggere il razzismo”. Questo è il messaggio che il presidente del Cagliari Tommaso Giulini, in esclusiva ai microfoni di Radio Popolare, manda ai propri tifosi e non solo per cacciare una volta per tutti gli ignoranti e i razzisti dagli stadi italiani. Non ha fatto tempo a cominciare il campionato che già la Serie A, dopo i diversi casi dello scorso anno, deve fin da subito fare i conti con il razzismo. Il nuovo bersaglio è stato Romelu Lukako, attaccante dell’Inter. Nel momento di battere il calcio di rigore da una parte della tifoseria cagliaritana sono piovuti degli ululati razzisti.

L’intervista al presidente del Cagliari durante la puntata di Tamarindo del 3 settembre 2019

Giulini 1

Dopo il caso Kean della scorsa stagione, Cagliari e il Cagliari si vedono nuovamente il dito puntato contro con l’accusa di razzismo. “Mi dispiace molto – dice Giulini – perché conosco questa città e la Sardegna e so quanta cultura e umanità ci sia. Combatterò ancora per far sì che questo non accada più”. Giulini però sa che la battaglia è ancora lunga e che non basta la tecnologia per espellere definitivamente questi “imbecilli” dai nostri stadi: “Le telecamere a nostra disposizione servono per lo più per i gesti e i movimenti, per individuare possibili traffici di droghe, ma non per i labiali”. Per questo aumenta l’importanza degli steward, che devono essere i primi a segnalare e individuare i responsabili di questi barbarici gesti.

Questo ennesimo episodio crea molta rabbia in Giulini, che attraverso diverse iniziative sta provando a trasmettere, soprattutto ai più giovani, valori decisamente diversi: “Da tempo – dice il presidente – portiamo avanti la ‘Scuola di tifo’, con cui ogni settimana andiamo nelle scuole per insegnare ai bambini che si tifa ‘per’ e non ‘contro’, questi sono i valori che vogliamo trasmettere ai nostri tifosi”.

Una battaglia del singolo nella collettività per eliminare queste inciviltà. è molto facile però generalizzare, come sostiene Giulini: “Questi ululati però sono uniti anche ai “buuu” e agli insulti di molti che non sono in grado di fischiare, e che fanno questo non con fini razzisti ma per deconcentrare e quindi spingere a sbagliare un avversario, a prescindere dal colore della pelle. Di questo ne sono convinto”.  Lo stesso Giulini non si è accorto di quanto successo nello stadio: “Ho visto – dice – la partita insieme a Bebe Vio e né lei né io abbiamo sentito questi ululati. Lo stesso è successo alla terna arbitrale e alla procura federale. Questo perché il nostro stadio non è così grande e coloro che volevano insultare Lukaku per il colore della pelle era perfettamente mischiato in mezzo a chi lo fischiava con ben altre finalità”.

La soluzione che gli organi federali hanno trovato fin qui per porre rimedio a questa brutta abitudine del nostro calcio è stata quella di chiudere le curve o lo stadio intero, oltre a multare le società. Evidentemente questa però non è la strada giusta, sia per la ripetitività con cui si verificano questi episodi sia perché così molti pagano la colpa di pochi, lasciando però di fatto impuniti i diretti responsabili. Di questa stessa opinione è anche Giulini: “Chiudere le curve non è una soluzione; lo è aiutarci di più a coordinarci con i nostri steward e con le forze dell’ordine per non far più entrare il colpevole alla partita successiva. Sono convinto che alcuni membri del personale stadio abbia visto chi ha fatto quei fischi ma è difficile poi leggere un labiale tramite telecamera. Per questo è ancora più importante l’aiuto di tutti”.

Esattamente come successo in Premier League, dove durante Chelsea-Manchester United del dicembre 2018 alcuni tifosi hanno fatto degli ululati razzisti: il club inglese ci ha messo più di 7 mesi per individuare i colpevoli, grazie soprattutto all’aiuto di altri tifosi, che sono stati fondamentali per la riuscita dell’operazione. “Dobbiamo prendere esempio – ha concluso Giulini – e scacciare questi 20-30 imbecilli una volta per tutte”.

Foto | cagliaricalcio.com

[Matteo Serra]

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    Questa settimana Elijah Wald è in Italia per portare sul palco, tra Milano, Torino e Piacenza, le sue storie su Bob Dylan e il Greenwich Village di New York. Chitarrista folk blues ma anche narratore e giornalista musicale, attraverso canzoni e racconti Wald ripercorre nel suo spettacolo il cammino di Dylan e dei tanti personaggi di quel periodo irripetibile. Da Woody Guthrie a Pete Seeger, da Eric Von Schmidt a Dave Van Ronk - quest’ultimo anche protagonista del film dei fratelli Coen “A proposito di Davis” e realizzato partendo proprio dal memoir scritto da Wald. Oggi Elijah è venuto a trovarci a Radio Popolare per raccontarci la sua storia e suonarci alcuni brani tra Mississippi John Hurt, Paul Clayton e Victor Jara. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Elijah Wald.

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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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