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Giacinto Facchetti, il rumore non fa gol

Mercoledì 5 giugno 1968. Presso lo stadio San Paolo di Napoli comincia la semi-finale di Coppa Europa. La sfida è tra Italia e Russia. Lo zero a zero porta ai tempi supplementari ma l’incontro non viene risolto dal risultato e si giunge al sorteggio. La fortuna è dalla parte della nazionale, che vince. Il capitano è Giacinto Facchetti: è lui che lancia la monetina da cento lire, è lui a comunicare alla squadra: “Siamo in finale”, è la sua biografia quella raccontata dal graphic novel “Giacinto Facchetti – Il rumore non fa gol“, recentemente pubblicato da Becco Giallo.

Gli autori di questo romanzo a fumetti sono tre: il disegnatore Davide Castelluccio, classe 1989, il più giovane della squadra, dal tratto asciutto e realistico e gli sceneggiatori orgogliosamente interisti Davide Barzi, collaboratore di Sergio Bonelli Editore e di ReNoir Edizioni, e il giornalista Paolo Maggioni, che in passato ha lavorato a lungo per Radio Popolare/Popolare Network. Oltre alla storia a fumetti ci sono interviste a personaggi come Marco Materazzi e Massimo Moratti, e un interessante capitolo sugli Undici giusti del calcio scritto da Claudio Agostoni.

Tornando al lavoro di Maggioni, Barzi e Castelluccio, la loro opera parla principalmente ma non esclusivamente di calcio: è un pezzo di storia del nostro paese, dai promettenti anni Sessanta agli impantanati giorni nostri. C’è nostalgia, meticolosità e rispetto nella narrazione di momenti che molti hanno vissuto in presa diretta e che altri (come gli autori del libro) hanno sentito raccontare, per esempio la leggendaria “partita del secolo” che si tenne a Città del Messico il 17 giugno 1970 e che vide l’Italia trionfare sulla Germania per 4 a 3.

Nel graphic novel la storia fatta di lavoro e sacrifici che caratterizza la biografia di Giacinto Facchetti, sportivo puro e uomo per bene, figlio di ferrovieri e che si allenò a correre nella giusta direzione come seguendo i binari, accelerando e rallentando al momento giusto, si sviluppa in parallelo a quella di due generazioni che, nella finzione narrativa, vivono e raccontano il calcio dal punto di vista dei giornalisti: Mario Bresciani e suo figlio Pietro. Il primo scrive per decenni i resoconti di un mondo calcistico – quello del passato – fatto di gioco e di umiltà, ma capisce che è il momento di farsi da parte quando si rende conto che scrivere di calcio significa anche scrivere di veline, muscoli ingrossati, fuorigioco passivi e falli tattici. Il figlio – erede di un approccio onesto alla professione – ha il compito di portare avanti un mestiere che, come tutto il resto, è inquinato da forzature, interessi e illeciti. “Ci sono giorni in cui essere interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore” sancì Giacinto Facchetti. Parole essenziali e profonde, coperte dal frastuono imperante di un’epoca in cui ognuno crede di avere qualcosa da dire . Franco Battiato cantò: “Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti fanno rumore”. Giacinto Facchetti conservò la calma anche davanti alla morte ma non restò in disparte, mostrando che è inutile essere indifferenti: per cambiare le cose bisogna fare la differenza.

“Giacinto Facchetti – Il rumore non fa gol” di Paolo Maggioni, Davide Barzi, Davide Castelluccio

240 pagine, in bianco, nero e azzurro – brossurato, Becco Giallo Edizioni, 18 euro

  • Autore articolo
    Maurizio Principato
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