
L’Ospedale Nasser, a Khan Younis, è il principale ospedale nel sud di Gaza. Un grosso complesso sanitario.
Ci sono stati due raid a pochi minuti di distanza uno dall’altro.
Il secondo quando soccorritori e giornalisti presenti nell’ospedale si erano spostati proprio per portare aiuti e mostrare le prime immagini.
Tra le vittime ci sono quindi operatori sanitari e operatori dell’informazione.
I giornalisti uccisi sarebbero sei, quasi tutti collaboratori di testate internazionali, come le agenzie Reuters e Associated Press e la TV del Qatar Al Jazeera.
Il primo colpo pare sia stato diretto proprio sulla postazione del videomaker che con la sua telecamera mandava immagini live, in diretta, sul sito dell’agenzia Reuters.
In un video circolato in rete si vedono proprio i soccorritori su una scala di mattoni che si avvicinano al suo cadavere e poi la seconda esplosione. L’esercito israeliano ha aperto un’inchiesta interna. Ha espresso rammarico per la morte di persone innocenti e ha precisato che non colpisce mai i giornalisti in quanto tali.
Alcuni media israeliani citano però le truppe di terra – i colpi sarebbero stati sparati da un carro armato – che ammettono di aver sparato in quella direzione perché pensavano che la telecamera, probabilmente quella del videomaker di Reuters, fosse di Hamas, che venisse usata da Hamas per studiare i loro movimenti.
Dall’inizio della guerra sarebbero morti a Gaza quasi 200 giornalisti. Le cifre sono del Comitato per la Protezione dei Giornalisti, una delle principali organizzazioni internazionali per la protezione della libertà di stampa. Le vittime sono sempre palestinesi perché come sappiamo Israele non ha fatto mai entrare giornalisti internazionali, stranieri.
Diverse le condanne, anche dei paesi occidentali.
Ne citiamo una: “Siamo inorriditi da quanto successo oggi a Gaza”. Il governo britannico.