Approfondimenti

Il viaggio della speranza per camminare sulle acque

Anche oggi un vero e proprio assalto alle passerelle galleggianti di Christo sul Lago d’Iseo. Già a metà mattina circa tremila persone sono state fermate alla stazione di Brescia perché l’afflusso di visitatori era troppo alto. Di sicuro si sa già che l’opera resterà chiusa nella notte tra giovedì e venerdì per lavori di manutenzione. Ma probabilmente si deciderà di chiudere sempre di notte. Lo ha detto il prefetto di Brescia: la passerella – calpestata da centinaia di migliaia di piedi – si è rovinata molto più del previsto, il telo dorato va rattoppato e sostituito e Montisola non riesce a far fronte alla pulizia e allo svuotamento dei cassonetti.

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Chiara Ronzani ha affrontato da turista il viaggio fino a Floating Piers. Ecco il suo racconto:

Chi pensava che partire relativamente presto sarebbe servito a evitare le code si sbagliava. Del resto, quando in un solo giorno si muovono decine di migliaia di persone, la partenza intelligente non esiste.

E così, alle 8.30 del mattino, alla stazione di Brescia c’era già un muro umano in coda, da rendere impossibile la vista del piazzale Ovest. Tempo stimato per salire sul treno: quattro ore. Alternative: poche. Un bus di Brescia Mobilità che parte ogni ora, però dal centro, oppure i taxi, 50 euro per raggiungere la passerella in mezz’ora.

I treni sono nuovi e le corse sono state potenziate, ma la linea non è elettrificata ed è a binario unico. Anche ad utilizzarla al massimo dell’efficienza, non è in grado di sopportare numeri così alti.

Chi va in auto non può entrare a Sulzano. Ci sono vari parcheggi, alcuni molto lontani, e l’attesa della navetta può durare fino a un’ora.

La passerella è molto larga, le persone, per quanto fitte, riescono a scorrere.

Consigli: il tessuto è riflettente, quindi crema solare, occhiali da sole, un copricapo o ombrello e tanta acqua da bere. E una buona dose di pazienza, perché la coda c’è anche al ritorno.

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    Chiara Ronzani
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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