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Fino all’ultimo bambino

La fame, la malnutrizione uccide: la nuova campagna globale di Save the Children punta il dito su una realtà drammatica che la politica fa spesso finta di non vedere, e quando l’affronta lo fa ancora troppo debolmente: “Ogni anno, nel mondo, 3 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono a causa della malnutrizione, un killer silenzioso che trova terreno fertile tra le piaghe della povertà, dei conflitti e dei cambiamenti climatici. Un minore su 4 sotto i 5 anni è colpito da malnutrizione cronica, 1 su 12 da quella acuta”.

Si tratta di bambini, bambine che pesano come neonati, anche se hanno un anno di vita. Fanno in genere un pasto al giorno e senza la varietà di una dieta adeguata crescono poco e male. Lo sviluppo dei loro corpi è lento, con pesantissime conseguenze in età adulta, quando riescono a raggiungerla.

Basta con la malnutrizione: “Fino all’ultimo bambino, per salvare e dare un futuro ai bambini senza un domani” è la campagna globale.

Il dossier di Save the Children racconta un quadro in cui si sono fatti passi in avanti per combattere la malnutrizione, ma ancora troppo deboli, insufficienti in un contesto globale in cui sono aumentate le diseguaglianze, e i conflitti colpiscono in particolare i bambini, come sta accadendo in Siria o nello Yemen.

Bambini nello Yemen
Bambini nello Yemen

Povertà assoluta, esclusione, discriminazione etnica, fenomeni climatici distruttivi, conflitti e violenze spingono alla fuga, all’abbandono delle proprie case. Le stesse cause che, a otto anni dal vertice sulla sicurezza alimentare della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, continuano a privare ogni giorno migliaia e migliaia di bambini del diritto al cibo. Di fame dunque si continua a morire, in un contesto di profonda divisione tra Nord e Sud del mondo e di strapotere delle multinazionali agroalimentari.

Questo in sintesi il quadro tracciato nel rapporto di Save the Children.

Il circolo vizioso della povertà “I bambini che nascono in contesti di povertà sono i più esposti al rischio della malnutrizione e alle gravi deprivazioni di carattere sanitario ed educativo. In 103 Paesi a medio e basso reddito sono 689 milioni i minori considerati poveri: in India lo è circa la metà dei bambini, mentre ben 9 su 10 in Etiopia, Niger e Sud Sudan. In Africa subsahariana, appena meno della metà della popolazione che vive nelle zone rurali può accedere alle fonti d’acqua potabile. Tra gli elementi che incidono sulla povertà infantile anche l’accesso all’istruzione e alla formazione, dal quale ancora oggi sono tagliati fuori 263 milioni di bambini e adolescenti nel mondo”.

Conflitti

“Delle 815 milioni di persone denutrite a livello mondiale, più della metà vive in Paesi colpiti da conflitti. Si tratta, in particolare, di zone in cui i bambini hanno il doppio delle possibilità di diventare malnutriti e morire durante l’infanzia. Contesti pericolosi in cui sono costretti a sfamarsi con quel che rimane dei raccolti o ad arrangiarsi con ciò che trovano, come cibo per animali o foglie, a bere da sorgenti d’acqua contaminate, spesso senza accesso a medicinali e assistenza sanitaria. In Yemen circa 17 milioni di persone – pari al 60% della popolazione – risultano in stato di insicurezza alimentare”.

Bambini in Siria
Bambini in Siria

Cambiamenti climatici “In seguito alla grave emergenza El Niño, considerata la peggiore crisi legata al cambiamento climatico degli ultimi 35 anni, quasi 20 milioni di persone, nel Corno d’Africa, stanno soffrendo gli effetti della dura crisi alimentare, tra cui ben 7 milioni di bambini tra Etiopia, Somalia e Kenya che non hanno sufficiente accesso al cibo, in seguito alla perdita dei raccolti e del bestiame provocata dalla siccità, e a fonti d’acqua sicure, con forti ripercussioni sulla diffusione di malattie quali diarrea, colera e morbillo”.

Gli obiettivi dell’abbattimento della denutrizione e della malnutrizione restano per ora molto lontani, per questo Save the Children lancia una nuova campagna globale.

“Dal 1990 ad oggi sono stati compiuti importanti passi in avanti per ridurre il fardello della malnutrizione – sostiene Save the Children – ma nonostante ciò, il mondo è ancora ben lontano dal raggiungere gli obiettivi globali, quali la riduzione del 40% dei casi di malnutrizione cronica entro il 2025 e l’eliminazione di tutte le forme di malnutrizione entro il 2030. Noi continueremo a fare di tutto perché nessun bambino venga più lasciato indietro”.

In questo contesto anche l’Italia deve fare la sua parte, avere un ruolo più attivo, ricordandosi degli impegni presi in forma solenne due anni fa, quando si inaugurava l‘Expo, l’Esposizione Universale dedicata al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, e quando venne firmata la Carta di Milano da parte dei potenti delle terra.

Con il rapporto sulla malnutrizione infantile Save the Children lancia la campagna “Fino all’ultimo bambino”, una maratona che dal 12 ottobre al 5 novembre si propone di raccogliere fondi sufficienti per raggiungere i luoghi più lontani, invisibili. Luoghi da cui poi fuggono coloro che, alla ricerca di un futuro, salgono sui barconi, o attraversano i deserti, spesso perdendo la vita.

Chiara Damen è International Advocacy & Policy Coordinator di Save the Children Italia.

Perché la nutrizione è ancora sottofinanziata?

“L’attenzione globale nei confronti della sicurezza alimentare e della nutrizione è cresciuta molto solo dalla crisi dei prezzi agricoli del 2007/2008. Da allora, sono state portate avanti numerose iniziative principalmente in ambito di sviluppo agricolo senza dare adeguata attenzione agli aspetti della nutrizione. Save the Children ritiene che per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, i governi debbano promuovere politiche e interventi specifici e multisettoriali che mettano al centro la nutrizione e la sicurezza alimentare, stanziando adeguati livelli di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) affinché il diritto al cibo sia garantito a tutti, con particolare attenzione ai bambini e ai gruppi più vulnerabili. Ad oggi a livello mondiale solo l’1% dell’APS viene investito in interventi di nutrizione. Non investire in nutrizione ha un costo molto alto in termini di spese sanitarie e di crescita e sviluppo delle società”.

Le diseguaglianze sono un pesantissimo ostacolo per combattere la malnutrizione, la fame. Cosa dice Save the Children?

“Ci sono alcuni bambini più vulnerabili di altri al fenomeno della malnutrizione, una combinazione letale di povertà ed esclusione infatti priva maggiormente alcuni gruppi di bambini del diritto a vivere e crescere grazie a una dieta sana e bilanciata. Questi bambini, discriminati o esclusi a causa della loro etnia, del luogo di provenienza, di una disabilità, del loro genere, del reddito familiare o perché obbligati ad abbandonare le loro case per fuggire da guerre e conflitti, non sviluppano il loro pieno potenziale a causa delle carenze nutrizionali a cui sono soggetti. Il luogo in cui un bambino vive, per esempio, determina in larga parte il suo accesso ai servizi, all’educazione e al cibo, ma anche le sue prassi culturali e sociali e, in ultima analisi, il suo livello di nutrizione. I bambini che vivono in aree rurali hanno in media 1,37 probabilità in più di essere malnutriti rispetto a quelli che abitano nelle città. Anche il reddito familiare ha un’influenza significativa sulla nutrizione dei bambini: nei Paesi e nelle regioni in via di sviluppo, i bambini nati in famiglie appartenenti al 20% più povero hanno una probabilità più che doppia di morire prima del loro quinto compleanno rispetto a quelli che provengono dal quintile più benestante della popolazione”.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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