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Erdogan e la stretta finale contro i curdi

Gli ultimi sviluppi sono per la Turchia i più gravi degli ultimi mesi. La stretta seguita al tentato colpo di stato dello scorso luglio ha portato all’arresto o al licenziamento di decine di migliaia di persone. Ma quello che è successo adesso è ancora più grave, perché va oltre la stretta contro i seguaci o i presunti seguaci di Fethullah Gulen, secondo Erdogan il regista del golpe. La rete di Fethullah Gulen esiste ed è in rotta da tempo con l’AKP, il partito di governo.

Invece l’arresto dei due leader del partito filo-curdo HDP, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, non ha nulla a che fare con il tentativo di far saltare il sistema di potere di Erdogan. Si tratta dell’ultimo atto dello scontro tra lo stato turco e la comunità curda, che ormai va avanti da decenni. Diciamo che sono due processi paralleli, che però messi insieme diventano esplosivi. E poi questa volta la stretta di Ankara contro i curdi arriva nel momento più delicato per la stabilità del paese nella sua storia recente. La Turchia è coinvolta nella guerra in Siria e nella campagna contro l’ISIS in Iraq, da un anno e mezzo ha ripreso lo scontro armato con le milizie curde del PKK, negli ultimi mesi è stata colpita da diversi grossi attentati.

L’aggravarsi dei rapporti tra stato centrale e comunità curda porterà ulteriore instabilità. E con ogni probabilità una maggiore instabilità porterà a un’ulteriore stretta su diritti e libertà, già ridotti al minimo. L’offensiva contro i curdi sarebbe arrivata anche senza il tentato colpo di stato, non dimentichiamo le operazioni militari nelle città a maggioranza curda. L’HDP ha tolto voti all’AKP nel sud-est del paese. Voti di cui Erdogan ha bisogno. “Erdogan vuole criminalizzare l’HDP per toglierli voti – ci spiega Ertugrul Kürkcü, deputato dell’HDP. L’AKP ha bisogno di prendere voti dal nostro stesso bacino elettorale. Questa è una perfetta operazione politica. Il presidente ha bisogno di far crescere il suo consenso per raggiungere il suo obiettivo: il presidenzialismo turco, o meglio il fascismo turco”.

I due leader dell’HDP sono accusati di non aver risposto a una convocazione della magistratura per chiarire quanto detto durante dei comizi. L’HDP viene accusato dal governo di supportare il PKK, il gruppo armato che combatte contro l’esercito turco.

Con i poteri speciali introdotti dopo il colpo di stato il governo può aggirare il parlamento e ormai guida l’azione della magistratura. Il negoziato di pace tra governo e guerriglia curda è saltato da un anno e mezzo, nell’estate del 2015.

In realtà HDP e PKK hanno visioni diverse. Tra le due organizzazioni ci sono state in questi mesi anche diverse frizioni. “Non c’è alcuna relazione politica – ci dice Ertugrul Kürkcü. Il punto è che entrambe le organizzazioni, HDP e PKK, sono molto vicine alla comunità curda, alla gente curda. La maggior parte della comunità curda vota per il nostro partito e l’appoggio sociale al PKK arriva da una parte di quella stessa comunità. Questo è il punto di contatto. Ma non c’è una relazione organica, un concreto canale politico che tiene insieme le due organizzazioni. Certo, per noi il PKK non è un’organizzazione terroristica, ma un gruppo che guida una rivolta armata. Sono due visioni diverse della storia”.

Erdogan era stato il primo capo di governo turco ad aprire alla comunità curda. Aveva iniziato a garantire una serie di diritti ed era addirittura arrivato a pensare un negoziato con il PKK. Passi che nessuno aveva prima aveva fatto. Ma ora la comunità curda e i suoi rappresentanti sono scomodi per il suo progetto politico. Le conseguenze le stiamo vedendo. Per la Turchia i problemi aumenteranno solo.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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