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“Dite al governo che la nostra terra non si ruba”

Tre dei maggiori leader indigeni del Brasile hanno denunciato l’attacco concertato dai loro governi contro i diritti indigeni, definendolo “genocida”.

Davi Kopenawa Yanomami, sciamano e leader del popolo Yanomami dell’Amazzonia settentrionale, Raoni Metuktire, leader del popolo Kayapó, e Sonia Bone Guajajara, leader e attivista guajajara, hanno pubblicato una lettera aperta, in occasione della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, conosciuta anche come Columbus Day, che si celebra il 12 ottobre. Un appello, una denuncia che arriva dopo diversi casi di violenze e omicidi, una forte impennata di violenza anti-indigena da parte di coloro che stanno tentando di rubare le terre dei popoli indigeni e le loro risorse. Ad agosto, una decina di indiani incontattati sarebbero stati massacrati in Amazzonia, nella valle di Javari. All’inizio di quest’anno, degli allevatori hanno attaccato un gruppo di indios Gamela, mutilando brutalmente diversi di loro con dei machete.

Lo sciamano Davi Kopenawa
Lo sciamano Davi Kopenawa

Il nostro governo – scrivono i tre leader – sta distruggendo noi, popoli indigeni, i primi abitanti del Paese. Nel nome del profitto e del potere, ci rubano la terra, incendiano le nostre foreste, inquinano i nostri fiumi e devastano le nostre comunità. I nostri parenti che vivono nel cuore della foresta, vengono attaccati e uccisi. Ma non ci lasceremo zittire. Non vogliamo che le ricchezze delle nostre terre siano rubate e vendute. Abbiamo cura delle nostre terre da tempi immemorabili. Proteggiamo la nostra foresta perché ci dà la vita.

 Noi fratelli e sorelle indigeni di più di 200 tribù diverse ci stiamo unendo in un’unica protesta. E dal cuore della foresta pluviale amazzonica, vi chiediamo aiuto. In questo momento di emergenza abbiamo bisogno di voi. Per favore dite al nostro governo che la nostra terra non deve essere rubata”.

Sonia Guajajara, attivista indigena, durante una protesta a Parigi
Sonia Guajajara, attivista indigena, durante una protesta a Parigi

La lettera è stata scritta in risposta alle crescenti preoccupazioni sugli stretti legami tra il governo Temer, salito al potere dopo l’impeachment di Dilma Rousseff lo scorso anno, e la potente e notoriamente anti-indigena lobby del settore agroindustriale.

Gli attivisti hanno descritto il comportamento dell’attuale amministrazione verso i popoli indigeni come “il peggiore nell’arco di due generazioni”.

I popoli incontattati, che non hanno rapporti con il mondo esterno, non sono arretrati o primitivi, né reliquie di un passato remoto – spiega Survival International – sono nostri contemporanei e rappresentano una parte essenziale della diversità umana. Quando i loro diritti sono rispettati, continuano a prosperare.

“Il governo del Brasile è determinato a danneggiare i diritti dei popoli indigeni in tutto il Paese”, ha dichiarato il direttore generale di Survival, Stephen Corry. “Sta deliberatamente lasciando i territori delle tribù incontattate esposti alle invasioni, perfettamente consapevole delle morti e delle sofferenze che ne deriveranno inevitabilmente. Quanto sta avvenendo in Brasile è una crisi umanitaria raccapricciante e urgente, e la comunità internazionale dovrebbe far sentire il suo sostegno ai leader indigeni e agli altri in Brasile che chiedendo la fine delle persecuzioni”.

Da tempo Survival International denuncia i legami del governo Temer con i gruppi agro-alimentari e quelli anti-indigeni.

“I grandi allevatori e agricoltori che operano nei territori indigeni hanno spesso legami forti con i politici. In alcuni casi, sono essi stessi dei politici. Sono chiamati ‘bancada ruralista’, e costituiscono una lobby di agricoltori e allevatori molto potente nel Congresso brasiliano. Questi imprenditori considerano i popoli indigeni come un ostacolo al ‘progresso’ e al ‘profitto’, e di frequente assoldano dei sicari per attaccare le comunità e tenerle fuori dalle loro terre”.

Raoni Metuktire, leader della lotta contro la diga di Belo Horizonte
Raoni Metuktire, leader della lotta contro la diga di Belo Horizonte
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    Piero Bosio
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