
È decisamente peggio di quello che ci si potesse aspettare la lettera di Trump all’UE. Non solo la soluzione dazi zero a zero, ma anche il compromesso al 10% è naufragato. E ora stiamo parlando di una stangata anche peggiore di quella del 20% annunciata ad aprile e poi sospesa.
Davanti a una mossa ben più provocatoria, la presidente della Commissione Von der Leyen ha già risposto in modo fermo ma senza chiudere le porte ai negoziati in extremis, affermando che “l’imposizione di dazi del 30% interromperebbe le catene di approvvigionamento transatlantiche essenziali”. Ecco perché l’Ue resta “disponibile a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il 1° agosto”.
Intanto gli ambasciatori dei 27 Stati membri sono stati convocati per una riunione d’emergenza domani, per coordinare la risposta europea. Perché la prima reazione delle capitali non è proprio di unità. Il governo italiano chiede di puntare a “un accordo equo”, il presidente francese Macron vuole un’accelerazione sulle “contromisure credibili”, mentre Berlino chiede di negoziare “pragmaticamente” con gli Stati Uniti.
L’Ungheria di Orbán accusa la Commissione di incompetenza. Ma davanti alla minaccia dei dazi, Von der Leyen ha messo in chiaro che si valutano tutte le misure per salvaguardare gli interessi dell’Ue, comprese “contromisure proporzionate, se necessario”.