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Davide, incarcerato in Egitto senza cibo né acqua

Chi è “l’italiano Davide” rapinato qualche mese fa in Egitto dalla stessa banda che sarebbe responsabile dell’omicidio Regeni? Questo nome, secondo le anticipazioni pubblicate dal quotidiano egiziano Al Akhbar, comparirebbe nel dossier che gli inquirenti cairoti si apprestano a consegnare alla Procura di Roma. Davide e Giulio rapinati dalla stessa banda, quella poi sterminata dalle forze di sicurezza: a uno è andata bene, all’altro no. L’ultimo depistaggio.

Davide è anche il nome di un musicista milanese di 44 anni, che era effettivamente in Egitto cinque mesi fa, a Sharm El Sheikh, ma non è stato rapinato. E’ stato incarcerato dalle forze di polizia egiziane e lasciato per circa 35 ore senza cibo, acqua nè tantomeno spiegazioni. A Radio Popolare Davide Romagnoni racconta per la prima volta la sua storia, che – pur tra mille differenze – ci dice come quello di Giulio Regeni sia tutto fuorchè un caso isolato.

La “colpa” di Romagnoni, aver scattato una foto all’aeroporto di Sharm El Sheikh, mentre si apprestava a ripartire per l’Italia dopo una settimana in un resort sul Mar Rosso (oggi ci dice: “non avevo idea che negli aeroporti fosse vietato fare foto”). La sua sfortuna, trovarsi in quel luogo poche ore dopo l’abbattimento dell’aereo russo che era partito proprio da Sharm con una bomba terroristica a bordo (era il 31 ottobre 2015).

A Radio Popolare Davide ha raccontato le 35 ore di terrore passate tra due celle, una minuscola in cui erano in 4, l’altra comunque piccola in cui erano in 37, senza cibo nè acqua nè servizi igienici, con un’assistenza legale sommaria e interrogatori continui in una lingua, l’arabo, che lui non conosce. “Non mi hanno fatto del male, racconta Davide, se si eccettuano le privazioni cui sono stato costretto, ma chi mi ha interrogato era talmente aggressivo che mi sentivo più al sicuro in cella tra i detenuti che tra le guardie”.

Romagnoni tuttora non sa di cosa esattamente è stato accusato. C’è stato anche un processo lampo (sempre in arabo), dopo il quale è stato espulso dall’Egitto ed è potuto ripartire per l’Italia con il suo passaporto. “Quando mi hanno liberato mi hanno fatto uscire a piedi da un carcere-fortino nel deserto, in piena notte insieme due sudanesi. Seguendo delle luci in lontananza abbiamo camminato finchè siamo arrivati a un’autostrada”.

“Devono aver pensato che fossi il basista di una cellula di  foreign fighters”, è la spiegazione che si è dato Davide riesaminando quanto gli è successo. Considerazioni che fanno lui e il suo avvocato, in assenza di delucidazioni dalla Farnesina.  Già, quale è stato il ruolo delle autorità italiane in tutta questa vicenda? “Quando sono stato incarcerato, racconta Romagnoni, sono riuscito a mandare qualche sms ad alcuni amici prima che mi ritirassero il telefono. E per fortuna uno di loro ha chiamato l’Ambasciata”. Probabilmente per questo, immagina Davide, un avvocato egiziano che parlava un po’ di italiano è andato a trovarlo in cella poco dopo il fermo. “Mi ha detto in sostanza che ero nella m…. poi non si è più visto, anche se un’altra volta ha mandato un suo collaboratore”.

“Quando ho letto che Giulio Regeni era scomparso ho istintivamente fatto un paragone con la mia vicenda. Ho pensato: a me è andata bene e a lui no. Poi sono venute fuori altre notizie da cui ho capito che i nostri casi sono completamente diversi”.

Ascolta il racconto di Davide Romagnoni nell’intervista di Luigi Ambrosio e Lorenza Ghidini

Davide Romagnoni

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    Lorenza Ghidini
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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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