Oggi la Palestina sarà protagonista di tutte le trasmissioni in palinsesto con una colonna sonora dedicata e, a partire dalle 20.30, con la diretta per per seguire l’80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati.
La nostra risposta a Meloni sugli scontri di Milano
Pacifisti o meno, dopo 2 anni di massacri centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia decisamente arrabbiate. E ci mancherebbe.
‘Sedicenti pro pal’, dice Meloni con intento dispregiativo, ‘sedicenti antifa’. Noi diremmo: orgogliosamente pro Palestina e antifascisti, ma soprattutto diciamo forte e chiaro che chi non cambia di una virgola le condizioni dei palestinesi è lei, Giorgia Meloni, a capo di un governo afono, pavido, complice, e pure furbacchione, come quando la Presidente stessa si è presa gli applausi al Meeting di CL criticando Netanyahu. Pensano di salvarsi la coscienza portando in Italia qualche decina di bambini per curarsi, ma la Storia un giorno chiederà conto di ben altro.
Sono le opinioni pubbliche di mezzo mondo, oggi, dalla parte giusta, altri governi se ne stanno accorgendo.
E se in piazza si sfila con chi pensa che vada bene spaccare una vetrina, non sarà questo che ci impedirà di guardare la luna, anziche il dito. Ne riparliamo magari quando Meloni mostrerà per i morti di Gaza metà dello sdegno che prova per gli scontri di Milano.
di Lorenza Ghidini

Una manifestazione lunga dieci ore. Marea umana a Milano per Gaza
Bambini, genitori, insegnanti, magazzinieri, psicologi, pubblico impiego, editoria, bibliotecari, commessi. E poi seconde generazioni, italiani, arabi: Milano. Decine di miglia in corteo, sotto un diluvio torrenziale, da Cadorna fino alla stazione Centrale, dove il tappo è saltato. La rabbia per il genocidio a Gaza si è fatta azione incontenibile e in migliaia hanno cercato di sfondare i cordoni di polizia per raggiungere la stazione, quel “bloccare tutto per Gaza” tanto evocato e oggi praticato, davanti a una strage epocale. La risposta della polizia è stata dura e senza alcuna mediazione possibile per provare a dirottare i manifestanti su altri obbiettivi. E quindi cariche e tantissimi lacrimogeni. Ma oggi i manifestanti caricati non si sono voltati indietro, non sono tornati a casa, hanno replicato colpo su colpo, in tanti. Scontri durati oltre tre ore, prima nei sotterranei della metropolitana, poi dentro l’androne esterno della stazione Centrale, su piazza Duca D’Aosta e infine in via Vittor Pisani dove ci sono ancora diverse centinaia di manifestanti. Urlano “Palestina libera, Israele criminale”. Fanno rumore con cartelli stradali, cestini divelti, fioriere. Hanno negli occhi l’orrore quotidiano di Gaza e questo è il modo di manifestare la loro rabbia e l’impotenza dopo due anni di mobilitazioni. Una manifestazione lunga dieci ore, che non è ancora finita.
di Roberto Maggioni
Con la Palestina nel cuore
Decine di migliaia in piazza per Gaza, manifestazioni in tutta Italia – L’Italia è scesa in piazza per Gaza: nella giornata di sciopero generale indetto dai sindacati di base, decine di migliaia di persone hanno partecipato ai cortei organizzati in oltre settanta città al grido di “Blocchiamo tutto, con la Palestina nel cuore”. La giornata di mobilitazione a poche ore dall’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu durante la quale una decina di Paesi occidentali riconosceranno formalmente lo Stato Palestinese.
Le voci dalle manifestazioni italiane.
Palestina, un riconoscimento nel pieno di una crisi di legittimazione degli organismi internazionali
Riconoscere lo stato di Palestina, oggi all’Onu nel pieno di una crisi di legittimazione degli organismi internazionali. La crisi non riguarda soltanto l’Onu e il sistema di relazioni internazionali. In primo piano ci sono anche le istituzioni finanziarie e commerciali: dal Fondo monetario all’Organizzazione mondiale del commercio, quest’ultima rimossa dalle politiche aggressive di Trump sui dazi. È il tramonto della sovranità della legge, del diritto internazionale? Pubblica ne ha parlato con la giurista Alessandra Algostino (Università di Torino) e l’economista Luca Fantacci (Università Statale di Milano). L’intervista di Raffaele Liguori:
Diretta dalle piazze per la Palestina, ospiti Chantal Meloni e Gad Lerner
Durante la trasmissione “Tutto scorre” con Massimo Bacchetta collegamenti in diretta con le manifestazioni in corso in molte città italiane, Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Genova. Ospiti della trasmissione Chantal Meloni, docente di diritto penale internazionale, e Gad Lerner, giornalista e scrittore.
“Meglio tardi che mai”, perché riconoscere la Palestina oggi
L’indipendenza della Palestina e la sua aspirazione a essere uno Stato è riconosciuta dal 1988 ed è un fatto già per 155 paesi del mondo. Tra ieri e oggi si aggiungeranno Canada, Australia, Portogallo, Gran Bretagna e Francia. “Meglio tardi che mai, è un segnale importante” ci spiega Hani Gaber, console rappresentante per il Nord Italia dell’Autorità Nazionale Palestinese: “Non cadiamo nella trappola che il riconoscimento sia un regalo ad Hamas, i palestinesi non sono rappresentati da Hamas”. L’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia a Presto Presto:
Dall’Onu alle piazze è il giorno della Palestina. Seguitelo con noi
Il riconoscimento dello Stato di Palestina, da solo, non basta. La Palestina è una terra colonizzata, assediata e occupata e il riconoscimento all’Onu non cambierà questa situazione. Come ha chiesto la Corte Internazionale di Giustizia, la comunità internazionale dovrebbe invece operare per fermare il genocidio, ma per ora non ci sono sanzioni né si ferma l’export di armi verso Israele. C’è anzi chi, come il governo italiano, non fa nemmeno il gesto simbolico: anche stavolta dalla parte sbagliata della Storia.
La giornata speciale di Radio Popolare oggi si apre con due voci palestinesi e si chiude con quelle di Macron, Starmer e gli altri leader alle Nazioni Unite. In mezzo vi racconteremo molto altro: dalle piazze alle scuole, dai consigli comunali alle banchine dei porti, decine di migliaia di persone si fermeranno in tutta Italia per dire che no, loro non vogliono sentirsi complici. Per quanto frustrante possa essere assistere ogni giorno al massacro senza poter fare niente.
di Lorenza Ghidini


