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Croazia, libertà di stampa sotto attacco

L’11 settembre elezioni politiche in Croazia, dopo la caduta del governo di centrodestra eletto solo lo scorso anno. La coalizione di centrosinistra è data in leggero vantaggio e l’ago della bilancia potrebbero i centristi di Most, un partito nato pochi anni fa e decisivo per l’esito del voto del 2015. La maggioranza che ne è uscita ha avuto vita breve, ma sufficiente per approvare provvedimenti preoccupanti per la libertà di stampa. Il governo ha tagliato i fondi per le testate indipendenti e cambiato i vertici della tv pubblica, con licenziamenti che sono stati definiti politici. Ce ne parla Saša Leković, presidente dell’associazione dei giornalisti croati. L’intervista fa parte del progetto European Centre for Press and Media Freedom, a cui contribuisce Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

Tre anni fa la Croazia entrava nell’Unione europea. Oggi i media del paese stanno meglio o peggio?

Per poter aderire alla Ue dovevamo metterci in regola da diversi punti di vista, compresa la libertà di stampa. In effetti lo abbiamo fatto, ma da quando siamo entrati le cose sono cambiate. Ora abbiamo molti più problemi di prima. In pochi anni circa 800 miei colleghi hanno perso il lavoro, anche per colpa della crisi, e il governo che si è insediato a gennaio ha fatto molte cose negative per i giornalisti.

Le istituzioni europee reagiscono in qualche modo?

La Croazia non è l’unico paese dell’Unione che ha problemi con la libertà dei media. Pensiamo alla Polonia e all’Ungheria, per esempio. I commissari e gli ufficiali di Bruxelles a volte dicono parole forti sui comportamenti dei governi, ma la cosa finisce più o meno lì. Abbiamo sottoposto i nostri problemi agli europarlamentari croati. Siamo in contatto anche con le federazioni internazionali dei giornalisti, che hanno scritto al presidente della repubblica, a quello del parlamento e al ministro della cultura. Nessuno ha risposto.

La vostra mobilitazione ha avuto qualche altro effetto?

Penso che un risultato si sia visto durante questa campagna elettorale. Per la prima volta i partiti hanno inserito i problemi dei media nei loro programmi, usando il nostro stesso linguaggio. Naturalmente non siamo sicuri che chi vincerà cercherà davvero di cambiare le cose in meglio, ma stiamo provando a costringerli a farlo.

Lei ha fondato il Centro di giornalismo investigativo di Zagabria. Che problemi ci sono in questo settore specifico?

Le difficoltà dei giornalisti investigativi si assomigliano ovunque. Quando i proprietari dei media devono licenziare qualcuno, loro sono i primi. In Croazia, come in altri paesi ex jugoslavi, pesa la mancanza di una lunga esperienza di democrazia. A volte il pubblico non capisce l’importanza di questo settore, e c’è chi lo distorce per rivelare segreti contro qualcuno, magari su pressione politica.

Ascolta l’intervista a Saša Leković

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    Andrea Monti
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