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Stajano: “Il mio ‘Africo’, 30 anni dopo”

“Mi aveva colpito il trasferimento forzato degli abitanti di Africo dalla montagna alla pianura”. Così Corrado Stajano ricorda lo spunto che lo portò, più di trent’anni fa, a indagare la storia, e il presente, di Africo, il paese arroccato sull’Aspromonte, distrutto da un’alluvione nel 1951. Dopo anni di polemiche, ritardi, promesse, Africo fu ricostruito non lontano dal mare. Una popolazione di “contadini, montanari, si trovò a vivere in un contesto geografico e sociale completamente diverso”.

 

Africo vecchia

Nella foto, Africo vecchia.

 

Africo, il libro di Corrado Stajano, uscì per la prima volta da Einaudi nel 1979. Torna in libreria oggi, con una nuova introduzione, per i tipi del Saggiatore, che nei prossimi mesi ripubblicherà altre opere di Stajano: Il sovversivo, storia dell’anarchico Serantini, ucciso dalla polizia; Un eroe borghese, che ricostruisce l’assassinio dell’avvocato Ambrosoli; Patrie smarrite, autobiografia umana e intellettuale di Stajano, nato da padre siciliano e madre lombarda.

Africo è il frutto di un lavoro lungo e difficile. Stajano restò mesi in Calabria, intervistando, facendo ricerche, indagando passato e presente del paese. Attorno a lui, un clima di sospetto: “Sentivo tanta diffidenza, diffidenza che provavo anch’io – ricorda oggi Stajano -. In certi casi, nei confronti di certe persone, la mia diffidenza era giusta, in altri casi ingiustificata”. Ogni mossa di Stajano, i suoi spostamenti, la sua richiesta di interviste, venivano immediatamente registrati. “Senza che sapessi come, tutti erano a conoscenza di quello che facevo in paese. A un certo punto, per sentirmi più tranquillo, mi spostai con mia moglie Giovanna Borgese, fotografa, a Roccella Ionica, e lì c’era un senso di maggior sicurezza “.

Stajano: cosa vidi arrivando ad Africo

Ascolta Corrado Stajano raccontare cosa vide arrivando per la prima volta ad Africo.

 

 

africo 2

Nella foto, il nuovo insediamento di Africo, non lontano dal mare.

 

Il sottotitolo di Africo è “Una cronaca italiana di governanti e governati, di mafia, di potere e di lotta”. Il libro è davvero un grande affresco, che intreccia storie minime, destini individuali degli abitanti del paese e la grande Storia che procede parallela, a Roma, a Reggio Calabria, e che influenza, condiziona, assoggetta le vite dei paesani. Sullo sfondo, sempre presente, l’ombra della ‘ndrangheta, della criminalità organizzata. L’affresco si compone di tante immagini e personaggi: Santoro Maviglia, ‘ndranghetista e al tempo stesso uomo di sinistra; Rocco Palamara, giovane anarchico preso di mira dai mafiosi; e don Giovanni Stilo, che ad Africo gestiva una serie di scuole religiose e che da più parti veniva accusati di legami con la ‘ndrangheta. La descrizione che Stajano fece di don Stilo in Africo non piacque al religioso, che fece causa allo scrittore e all’editore Giulio Einaudi. La vicenda processuale, che in questa nuova edizione viene descritta in una postfazione, si concluse con l’assoluzione di Stajano ed Einaudi.

Stajano: alcuni personaggi di Africo

Ascolta Corrado Stajano e il suo ricordo di alcuni personaggi di cui scrisse in Africo.

 

Quando Stajano cominciò a scrivere degli eventi di Africo, molti amici e conoscenti obiettarono sulla scelta del soggetto. La ‘ndrangheta sembrava un fenomeno limitato, episodico, sul punto di essere travolto e sorpassato da nuove forme di criminalità organizzata. “Ma io sapevo che non era così – racconta ora Stajano -. Già allora la ‘ndrangheta cominciava a subire quel mutamento genetico che l’avrebbe portata dai picciotti con la coppola e il fucile a un’organizzazione criminale sofisticata, capace di unire semplici criminali e colletti bianchi, giovani avvocati e commercialisti e anziani boss”.

Stajano: la ‘ndrangheta

Ascolta Corrado Stajano: “Che tipo di ‘ndrangheta incontrai ad Africo“.

 

copertina africo

La copertina di Africo nell’edizione Einaudi del 1979.

 

All’uscita di Africo, l’editore Giulio Einaudi scrisse che Africo “è insieme storia politica, narrazione, testimonianza, documento e inchiesta”. Soprattutto Africo, è un esempio di quella forma di “narrazione della realtà” che è forse l’aspetto più forte, e significativo, del contributo di Corrado Stajano alla cultura e alla vita civile italiana.

Stajano il mio stile

Ascolta Corrado Stajano: “Il mio stile, da quando scrissi Africo, è cambiato”.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    A come Asia di mercoledì 03/12/2025

    A cura di Diana Santini

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 03-12-2025

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