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Accuse continue, ma dove sono le prove?

La polemica sulle Ong del mare, dopo almeno una settimana dalle ultime dichiarazioni del procuratore di Catania che l’ha aperta, continua. Con danni incalcolabili sulla immagine delle Ong, sulle loro entrate economiche, cioè le donazioni, piccole o grandi, che consentono loro di operare e, di conseguenza, con danni incalcolabili in vite umane, quelle che si perdono in mare perché non ci sono navi per soccorrere i naufraghi.

La polemica continua eppure continua a non esserci nulla di concreto. Strano Paese il nostro. Strano modo di fare politica dove si può dire tutto e il contrario di tutto impunemente, anche quando i dati concreti dicono il contrario.

Strano Paese quello in cui un magistrato si può permettere di lanciare pesanti accuse annunciando prove che non ci sono. Non ci sono a distanza di giorni dal suo annuncio al quale intanto i media, diversi media e tra i più autorevoli, hanno dato un credito, e uno spazio, degno di miglior causa.

La polemica sulle Ong fa parte del grande capitolo immigrazione e anche qui si può dire tutto, anche a fronte di dati – cifre, oggettive, divulgate da fonte inattaccabile – che imporrebbero ben altra posizione, soprattutto da parte di alcuni politici.

Per esempio si continua a parlare di invasione dell’Italia da parte dei migranti. I dati: 181mila arrivi nel 2016, un record, è vero. Ma il dato precedente era di 176mila. Su ben 60 milioni di abitanti in Italia, meno dello 0,2 per cento.

La popolazione di stranieri nel nostro Paese è di circa 5 milioni di persone. Ed è a questo livello da sempre. Nel 2016 la popolazione italiana è cresciuta di striminzite 11mila unità grazie agli stranieri. Se non ci fossero stati saremmo in decrescita.

Eppure, nonostante questi dati oggettivi, la narrazione di alcuni politici – basta sentire le prese di posizione del M5S – è che siamo invasi. E il Mediterraneo è solcato da navi di criminali che favoriscono questa invasione. Ci sono le prove, lo dice un inappuntabile magistrato.

Insomma, basta. Qualcuno deve mettere fine a tutto questo.

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    Raffaele Masto
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