Sfogliati i nomi e le schede dei nuovi ministri e assimilati i commenti di soddisfazione, si cerca ora di capire chi ha dato e chi ha ricevuto di più tra i due nuovi alleati del Conte bis, in sostanza se ci sono vincitori e perdenti, al di là di una secca divisione a metà dei ministri, tra Partito Democratico e Cinque Stelle, con un ministero, quello della Salute a Leu con Roberto Speranza.
Nicola Zingaretti è rimasto fuori dal governo, per non essere troppo imbrigliato nella quotidianità e nelle dinamiche di Palazzo Chigi.
Luigi Di Maio va agli Esteri, ma perde parecchie posizioni. Lui, che non voleva un governo con l’odiato Partito Democratico, vede vincere la linea di Roberto Fico e di Beppe Grillo, ma mantiene i suoi ministri nelle posizioni chiave di tutte le principali bandiere grilline, dal Lavoro con il reddito di cittadinanza affidato a chi l’ha costruito per prima, Nunzia Catalfo, al ministro dello Sviluppo economico che dovrà risolvere il problema trivelle con Stefano Patuanelli, fino all’ambiente dove torna Sergio Costa.
Di Maio vince l’ultimo braccio di ferro, dopo aver perso quello per fare il vicepremier, e colloca uno dei suoi accanto a Conte, Riccardo Fraccaro come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e poi D’Incà ai Rapporti con il Parlamento, per tentare di assorbire un po’ di quella troppa luce e potere che nel Movimento sta acquistando Conte, mettendolo in ombra. Il potere di Fraccaro dipenderà dalle deleghe che Conte vorrà dargli.
Il Pd può considerare un successo aver consegnato il ministero dell’Interno ad un prefetto, Luciana Lamorgese, che guarderà alle leggi sull’immigrazione in maniera obiettiva, togliendole dalla propaganda di odio condotta da Salvini, e solo questo, insieme alle caratteristiche del prefetto, senza nemmeno un profilo social, segna già una svolta, quella discontinuità chiesta da Zingaretti. Ma Lamorgese non è un ministro del Pd.
Appartiene al Pd invece il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che avrà onori e oneri già nei prossimi giorni con la manovra economica da scrivere, cercando di reperire i miliardi che servono per non far aumentare l’Iva a gennaio. Un ruolo delicato, sostenuto dalle lodi, i riconoscimenti e forse il sospiro di sollievo delle capitali europee, ma in Italia è sempre complicato far accettare manovre pesanti. E’ una grande scommessa e il Pd ha in mano molte possibilità e responsabilità da questo punto di vista, ma anche molti rischi: espone in prima linea tre dei suoi, David Sassoli al Parlamento europeo, Gualtieri al ministero dell’Economia, e forse Paolo Gentiloni commissario a Bruxelles.
Per il resto è un governo un po’ sbilanciato verso il Sud, ed è un problema visti i consensi della Lega al Nord, con i ministeri che avranno le competenze per le regioni e l’autonomia differenziata in mano a politici del Sud, come Francesco Boccia e Beppe Provenzano.
Renzi schiera tre ministri, Lorenzo Guerini, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, ma è fuori dall’esecutivo. Per ora Zingaretti assicura che l’operazione “governo” è avvenuta nell’unità del partito, ma l’ex segretario controlla ancora i gruppi parlamentari. Ci sono molti volti nuovi e forti competenze, come il ministro dell’Istruzione oppure la ministra alla Famiglia e pari opportunità, che si è detta favorevole alle unioni gay e che farà dimenticare Fontana e i progetti di Pillon.
La prossima settimana ci sarà la fiducia in Parlamento, e Conte esporrà con maggiori dettagli i 26 punti del programma, sul quale finora sia il Pd che i Cinque stelle hanno garantito condivisione e unità di obiettivi, ma molti di questi non sono ancora stati spiegati, ad esempio il Tav oppure le riforme costituzionali.
Al Senato dove avverrà il voto più atteso, considerati i numeri della nuova maggioranza, il governo andrà martedi, lunedì la fiducia alla Camera dei deputati. Oggi intanto il Giuramento e il primo Consiglio dei ministri, e poi subito dopo il passaggio di consegne, la cerimonia della campanella, mai così singolare come questa volta, da Conte a Conte.
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Il caso dell'Askatasuna e la repressione del Governo Meloni
Domani a Torino ci sarà una nuova mobilitazione contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Il giurista Livio Pepino, uno dei garanti del processo di regolarizzazione tra il Comune e Askatasuna, intervistato da Mattia Guastafierro, sostiene che lo sgombero fa parte di un progetto più ampio di repressione da parte del Governo Meloni. Di fronte ai conflitti sociali, dice Pepino, si possono intraprendere due opzioni: “Una è quella del dialogo, la ricerca del confronto, anche difficile e delicato, che a volte si spezza, però che va avanti, che cerca di fare dei passi in avanti. L’altra è quello della contrapposizione muscolare del muro contro muro, della repressione cieca”. Ascolta l’intervista.
Ultima puntata prima delle feste con un po' di novità musicali, le parole di Max Casacci dei Subsonica sullo sgombero del centro sociale Askatasuna a Torino, ben due quiz sul cinema e i brani "natalizi non natalizi" scelti da noi e dagli ascoltatori
Noi e altri animali
È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia.
Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando.
In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15.
A cura di Cecilia Di Lieto.
Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare.
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Un'estate in un paese delle Sicilia, oggi ma come se fosse negli anni’70. Nico (Marco Fiore), il bambino protagonista di “Gioia Mia” arriva dal nord Italia e viene affidato tutta l’estate all’anziana zia Gela (Aurora Quattrocchi). Niente connessioni, quindi niente social, internet e streaming: come si passa il tempo se scomparissero le abitudini di questo secolo? Margherita Spampinato, alla sua prima regia dopo anni da segretaria di edizione, tra gli altri a Marco Bellocchio, Pupi Avati, Sergio Castellitto e Leonardo Pieraccioni, costruisce una storia semplice per fare emergere la noia, il tempo che passa e le relazioni sociali.
“Ho subito la fascinazione dei miei ricordi d’infanzia e l’osservazione di mio figlio che ha l’età del protagonista", spiega Margherita Spampinato: "Quindi ho messo a confronto un undicenne super tecnologico con il mondo antico della zia: un mondo razionale, con uno arcaico in cui si pensa che esistano gli spiriti". L'intervista di Barbara Sorrentini a Cult.
Se non è febbre, quasi. 37 e 2 è la trasmissione dedicata ai temi della sanità, dell’invalidità e della non autosufficienza.
Dalle storie di vita reale ai suggerimenti su come sopravvivere nei meandri della burocrazia.
Conducono Vittorio Agnoletto e Elena Mordiglia.
Un appuntamento quasi quotidiano, sintetico e significativo con un autore, al microfono delle voci di Radio Popolare.
Note dell’autore è letteratura, saggistica, poesia, drammaturgia e molto altro. Il tutto nel tempo di un caffè!
Le locuste arrivano come orde, mangiano tutto quello che trovano sul loro cammino e lasciano solo desertificazione e povertà. Gianmarco Bachi e Andrea Di Stefano si addentrano nei meandri della finanza cercando di svelare paradisi fiscali, truffe e giochi borsistici in Italia e all’estero.
Una cronaca diversa dell’economia e della finanza nell’era della globalizzazione e del mercato come icona assoluta.
Il giorno delle locuste - 19-12-2025
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