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Come Salvini sta per conquistare l’Italia

Matteo Salvini

Matteo Salvini ha appena dichiarato due cose.

La prima: se Berlusconi voterà la fiducia al governo Cottarelli, il governo voluto dal Presidente della Repubblica, il centrodestra è morto. La seconda: Lega e Movimento 5 Stelle vogliono fare insieme, prima di tornare a votare, una legge elettorale maggioritaria ‘dove chi prende un voto in più, vince’.
Queste parole sono importanti perché dipanano le ultime ombre sulla strategia di Salvini.

Il segretario leghista è il vero vincitore della partita politica che si è giocata negli 80 giorni dopo il 4 marzo e che si è conclusa con la rinuncia di Conte a formare un governo dopo il no del Capo dello Stato a Paolo Savona ministro dell’economia.

Adesso, Salvini ha davanti a sé due strade.
La prima: andare alle elezioni come capo indiscusso del centrodestra. Vincerle. Andare a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio.
La seconda: rompere con Berlusconi e fare una alleanza politica con il Movimento 5 Stelle, alleanza di cui sarebbe in ogni caso il dominatore, dopo avere dimostrato di essere il vero leader della nascente alleanza giallo verde. Anche in questo caso, punta a vincere le elezioni e a diventare presidente del Consiglio.

Salvini è riuscito a dominare il rapporto con Luigi Di Maio e con il Movimento 5 Stelle, imponendo tutti i suoi temi, dall’immigrazione alla lotta contro l’Europa, dalle tasse alla giustizia. Ha indotto Di Maio a rinunciare al progetto di essere presidente del Consiglio. Ha tenuto il punto con il Quirinale costringento i 5 Stelle ad accodarsi.

Una strategia lucida, cinica, spietata. Che si fonda anche sulle debolezze dei suoi avversari. Quelle del Movimento 5 Stelle che ha pagato l’inesperienza e il fatto di essere, a differenza della Lega, una formazione politica non omogenea sul piano culturale e ideologico. Quella di Berlusconi, ormai in declino irreversibile. Quella delle opposizioni, dal Pd alle formazioni di sinistra che sono divise sull’analisi del voto e sulle linee da assumere in futuro. Per le sinistre, il voto ravvicinato è un grave problema perché avrebbero dovuto avere il tempo di riorganizzarsi ed elaborare una analisi e un pensiero che ora non avranno il tempo di elaborare, mentre le fratture interne rimangono. Profonde. Apparentemente insanabili.

Ecco perché per Salvini la fine del tentativo Conte, il punto tenuto dal Quirinale su Paolo Savona ministro dell’economia, sono solo una buona notizia. Si potrebbe persino pensare che lo abbia fatto apposta, a non mollare su Savona nonostante Sergio Mattarella sarebbe stato disponibile a dare il via libera a un governo con un leghista Doc come Giancarlo Giorgetti nel ruolo di ministro dell’economia. Salvini voleva rompere. Per poi andare a votare e vincere.

Steve Bannon, l’ex l’ideologo di Donald Trump, lo aveva detto, alla vigilia del voto: ‘non si riuscirà a fare un governo, si tornerà alle urne e si avrà finalmente il governo Lega – 5 Stelle‘. Nei giorni scorsi, Bannon era in Italia e ha incontrato Salvini. È un caso? In politica, di solito, le cose non si lasciano al caso.

Matteo Salvini
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    Luigi Ambrosio
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    "I tre grandi di Spagna: Picasso, Miró e Dalí". La mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano

    La mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano, attraverso le opere di grafica di tre dei suoi massimi protagonisti: Pablo Picasso soprattutto, Joan Miró e Salvador Dalí, propone un percorso espositivo diviso i cinque sezioni. Il filo conduttore che unisce i loro percorsi artistici è il Surrealismo, inteso come corrente ma anche come mezzo privilegiato di espressione dell’inconscio e dell’identità individuale. In mostra il visitatore non troverà le opere pittoriche più significative, ma viaggierà sempre in prima classe con le grafiche e i disegni. Ascolta il servizio di Tiziana Ricci.

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