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Come Mattarella ha stoppato Di Maio e Salvini

Sergio Mattarella al Quirinale

Dunque ricostruiamo. Nel fine settimana Lega e 5 Stelle si vedono a Milano, al Pirellone, e lavorano due giorni a quella cosa che i grillini chiamano ‘il contratto’ e in realtà è il programma di governo. Non è una semplice differenza lessicale. Le parole definiscono il pensiero. L’uso del termine ‘contratto’ presuppone una concezione privatistica della politica, dove gli organismi costituzionali – la presidenza del Consiglio, il Parlamento, la presidenza della Repubblica – sono subordinati a un accordo notarile.

E in effetti, nella giornata di oggi fonti grilline hanno paventato che ‘il contratto’ potesse essere fatto certificare da un vero notaio. Nel ‘contratto’ c’erano scritte cose come l’introduzione di meccanismi per arrivare a una uscita dall’Euro, la richiesta alla Bce di un condono del debito per 250 miliardi di Euro, la revisione dei trattati europei nelle materie economiche e dell’immigrazione. E ancora, in tema di giustizia la revisione della prescrizione, l’estensione delle intercettazioni, la costruzione di nuove carceri e l’abrogazione delle norme più recenti per le pene alternative. Più galera per tutti, insomma. Di nuovo, la lotta al ‘business’ dell’immigrazione, l’apertura alla Russia come ‘interlocutore strategico’, la privatizzazione di 200 miliardi di patrimonio pubblico (un rilancio in grande stile delle famose e famigerate ‘cartolarizzazioni’ del Tremonti ministro economico di Berlusconi).

E poi quel ‘comitato di conciliazione’ che sarebbe un organismo informale composto dal presidente del Consiglio, dai capi di Lega e 5 Stelle e dai vertici parlamentari dei due partiti per dirimere le eventuali questioni politiche che si creassero. Insomma, un organismo di governo parallelo. La copia del testo pubblicata ieri sera dall’Huffington Post porta la data di lunedi mattina. Per tutta la giornata di oggi, la linea di difesa di Lega è 5 Stelle è stata semplice: “si tratta di un testo superato”, hanno detto dopo avere inizialmente, e senza successo, cercato di smentire. Ma in serata dal Quirinale hanno fatto sapere che la bozza era stata recapitata lunedi stesso al presidente della Repubblica il quale, come avevamo anticipato oggi, ha rispedito il plico al mittente. Irricevibile. La motivazione addotta è stata che il Presidente esamina solo documenti definitivi. 

Il testo definitivo che tornerà al Quirinale (venerdi?) conterrà ancora passaggi conflittuali verso Bruxelles su economia e immigrazione, manterrà la linea dura sulla giustizia e sui migranti, le linee di politica estera e di politica economica, e il ‘comitato di conciliazione’, anche se ‘limato’ come è stato detto oggi senza precisare meglio cosa si intendesse. Dal testo spariscono il riferimento all’uscita dall’Euro, si ammorbisce il passaggio sulla richiesta del condono del debito. Ma i leghisti in Parlamento oggi dicevano: “non possiamo cedere sull’Europa”. 

E in serata, il leader grillino Di Battista chiamava alla lotta con parole che producevano una strana eco: “mi rivolgo ai parlamentari del Movimento 5 Stelle e della Lega. Siate patrioti! Siete rappresentanti del popolo italiano e non emissari del capitalismo finanziario

Sergio Mattarella al Quirinale
Foto | Quirinale
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    Luigi Ambrosio
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    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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