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Cina e Stati Uniti, oggi la firma di un mini accordo commerciale

Donald Trump e Xi Jinping

Stati Uniti e Cina firmeranno oggi a Washington un mini accordo commerciale che vedrà Pechino impegnarsi ad importare prodotti statunitensi per un valore di almeno 200 miliardi di dollari nel corso dei prossimi due anni. Gli Stati Uniti, dal canto loro, cancelleranno alcuni dei dazi punitivi imposti nel corso degli ultimi due anni.

È l’inizio della fine della guerra dei dazi tra le due potenze? Ne abbiamo parlato col nostro corrispondente da Pechino, Gabriele Battaglia. L’intervista di Alessandro Braga a Fino alle Otto.

È scoppiata la pace commerciale tra Cina e Stati Uniti?

No, assolutamente no. Siamo in attesa di vedere i dettagli di questo patto che sarà firmato a Washington nella serata italiana, ma le indiscrezioni parlano di un mini accordo che riguarda soprattutto l’acquisto da parte cinese di più merci americane. Si parla di circa 200 miliardi di dollari di merci comprate dalla Cina.
La Cina è ben disposta a fare questo tipo di concessioni pur di evitare una guerra commerciale più grossa. Quello che non è disposta a trattare è il suo modello di sviluppo.
Sui temi più strutturali, come il finanziamento delle imprese di stato da parte della Cina e una serie di altri temi, non ci sarà accordo e questo sarà sicuramente materia di conflitto in futuro.
La cosa interessante è capire, come si sono chiesti a Reuters, dove la Cina metterà tutti quei prodotti acquistati dagli Stati Uniti. Se davvero comprerà tutta quella roba, soprattutto i prodotti energetici ed agricoli, davvero non sarà dove metterli. Bisogna quindi vedere se questo accordo reggerà nel tempo.

Si continua a parlare dei dazi tra Cina e Stati Uniti. Anche con questo mini accordo i vecchi dazi resteranno in vigore?

Sì, anche questo non è molto chiaro. Finora Trump si è reso disponibile a non aggiungere nuovi dazi, lasciando in vigore quelli già esistenti: 550 miliardi di valore per merci cinesi e la rappresaglia cinese su 185 miliardi di dollari per le merci statunitensi che entrano in Cina.
Essendosi basati per gli ultimi 40 anni sull’export delle merci cinesi negli Stati Uniti, e quindi con l’indebitamento degli Stati Uniti nei confronti della Cina, gli USA hanno più margine in questa battaglia perché possono tassare più merci cinesi che vanno negli Stati Uniti. Alla fine questo va ad impattare soprattutto sui consumatori statunitensi e le imprese statunitensi. Anche qui non si sa se Trump abbia veramente così tanto margine.
In Cina sono abbastanza convinti che lui stia agendo tatticamente in questa guerra commerciale per arrivare alle elezioni nel 2020 e dire al suo elettorato “Guardate cosa ho ottenuto dai cinesi facendo la voce grossa”.

Questo mini accordo potrebbe essere un primo passaggio per andarsi a relazionare in maniera diversa su altre questioni?

No, su quello siamo destinati ad attraversare un periodo che sarà contraddistinto da un conflitto non più solo commerciale, ma anche tecnologico, politico e così visa. Un conflitto che ovviamente non sarà un conflitto armato, però sicuramente la questione non finirà lì. A Pechino ne sono sicuramente convinti e lo sono anche i vari candidati democratici statunitensi alla Presidenza: nessuno vorrebbe tornare indietro rispetto alle politiche di tre anni fa. Lo stesso Bernie Sanders non ha mai parlato di togliere le tariffe.
A Pechino sono conviti che gli Stati Uniti stiano cercando di contenere la crescita economica e politica cinese perchè gli Stati Uniti vogliono essere l’unica superpotenza. E a questo non c’è soluzione.

Foto dal profilo ufficiale della Casa Bianca su Flickr

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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