Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 17 aprile 2020

Parlamento Europeo

Il racconto della giornata di venerdì 17 aprile 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dall’analisi dei dati dell’epidemia di Vittorio Agnoletto alla risoluzione approvata dal Parlamento Europeo con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che non hanno fatto fronte comune sul voto. I governatori leghisti spingono per una riapertura il 4 maggio e puntano a mettere in difficoltà il governo su indicazione di Matteo Salvini. Infine i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

L’analisi di Vittorio Agnoletto sui dati dell’epidemia diffusi oggi

Restano alti i numeri di morti e contagiati dal coronavirus in Italia, a 40 giorni dall’imposizione dell’isolamento nelle regioni del nord. Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 575, 50 in più, quasi 3500 i nuovi positivi. Continua l’attenuazione della pressione sugli ospedali.
In Lombardia i morti sono stati 243, 12 più di ieri. I nuovi casi accertati 1041, cento in più, a parità di tamponi. La provincia con il maggiore aumento di casi resta Milano, con 325 positivi, 166 in città.

I contagi stanno diminuendo, ma il virus non sta scomparendo” ha detto il direttore delle Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza, che prevede che per il mese di maggio non saranno raggiunti i casi zero. “Il virus continuerà a circolare” – ha detto.
Tanto che l’Istituto superiore di Sanità ipotizza per la fase 2 rigorose misure di distanziamento sociale e la possibilità di creare eventuali nuove zone rosse se ci fossero nuovi focolai.

Ma, ha avvertito Rezza, “dovremo essere 10 volte più pronti nell’identificare a gestire i nuovi focolai“. Il commento di Vittorio Agnoletto:

 

Europarlamento apre ai Recovery Bond e vota il Mes

(di Maria Maggiore)

Vogliamo dei bond europei con la garanzia di tutti i Paesi Ue e poi al momento di spingere per questa opzione ci spacchiamo o, peggio, votiamo contro. È successo oggi nella plenaria dell’Europarlamento con uno storico voto online che ha approvato per la prima volta nella storia dell’Unione una risoluzione in cui chiede ai capi di governo di creare un fondo per la ricostruzione un recovery fund capace di emettere titoli di debito, recovery bonds, con la garanzia di tutti i Paesi Ue: 395 deputati hanno votato a favore e 171 contro. Ma tra questi ha votato contro la destra italiana, con Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 Stelle si è incredibilmente astenuto: “Troppe luci e ombre” ha commentato Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente pentastellato dell’Europarlamento. Poi sull’attivazione del MES leggero per le spese sanitarie, il PD ha votato a favore, i Cinque Stelle tutti contro. Una posizione non molto strategica, in un momento in cui i Paesi del Sud, Spagna, Portogallo e Grecia, hanno già detto che useranno i fondi messi a disposizione del Mes se in effetti non saranno chieste condizioni particolari. Insomma l’Italia si avvia verso l’importante summit di giovedi prossimo in ordine sparso. Questo non aiuterà il governo Conte nella difficile trattativa con i governi: i 5Stelle si sono astenuti sul recovery fund proposto da Macron, ma che Conte appoggia. Intanto il nostro premier presenterà la posizione italiana alle Camere martedì, ma senza chiedere un voto come chiede il ledear della Lega Matteo Salvini, proprio per evitare spaccature nella maggioranza alla vigilia del summit.

Fase 2, politica strumentale e slogan dalla Lega

(di Michele Migone)

Le Regioni del Nord a guida leghista vogliono riaprire entro il 4 maggio, ma sanno bene che la loro scelta può mettere a rischio la salute dei cittadini, già cosi pesantemente colpiti dal coronavirus. Lo ha chiesto il veneto Zaia (per cui il lockdown è in buona sostanza finito); lo vuole il friulano Fedriga, ma lo hanno annunciato anche il lombardo Fontana e il piemontese Cirio, i governatori delle due Regioni italiane più colpite dal virus anche e soprattutto a causa degli errori di gestione fatti proprio dalle giunte che presiedono.
I numeri ci dicono che tra tre settimane Lombardia e Piemonte saranno ancora nella tempesta, magari non più nella fase acuta della diffusione del virus, ma non certo fuori dal contagio. Però i leghisti vogliono riaprire. Perché? In realtà la questione è stata tirata fuori solo per opportunità politica. Dietro indicazione di Salvini, i governatori hanno giocato la carta 4 maggio per mettere in difficoltà un già insicuro Conte e tentare di distrarre l’opinione pubblica dai disastri fatti in Lombardia. Disastri che hanno rivelato la profonda inadeguatezza degli amministratori e del sistema di potere leghista. Vogliono dettare l’agenda sui media, dimostrare che sulla gestione della ripartenza il governo Conte è impreparato, aumentare le divisioni nella maggioranza e strizzare l’occhio a Confindustria. Insomma, solo politica strumentale e slogan. Nulla a che vedere con il governo della Fase 2.

Stragi nelle Rsa e lo scaricabarile di Attilio Fontana

(di Roberto Maggioni)

Che la politica prenda decisioni sentendo i tecnici è nella prassi, assumendosene però la responsabilità. Nel pieno della bufera per la strage nelle Rsa le parole di Fontana sono uno scaricabarile inaccettabile per chi governa.
Abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici” ha detto Fontana. “Ci hanno detto che a determinate condizioni la cosa si poteva fare. Noi ci siamo adeguati“.
La politica che si adegua, questo vorrebbe farci credere Fontana. La firma di quella delibera però è sua e della sua giunta, a partire dall’assessore alla sanità Gallera. “Su proposta dell’assessore Giulio Gallera” è scritto nell’incipit della delibera. Fontana scarica anche la responsabilità dei controlli. “È dell’Ats che si è recata sul posto e ha verificato se ci fossero le condizioni o meno”. E ancora: “Sulle Rsa non abbiamo assolutamente sbagliato niente e rifaremmo tutto“. Nelle Rsa lombarde si è consumata una strage, oltre duemila morti ufficiali, ma quelli reali sarebbero almeno il triplo. Solo 1.500 quelli nella provincia di Bergamo. La Lombardia ha il 12% dei morti totali nel mondo per Covid.
Con la delibera dell’8 marzo la giunta lombarda chiedeva alle Rsa lombarde di ospitare COVID positivi dimessi dagli ospedali. Non era un obbligo e veniva chiesto alle strutture di isolare i pazienti COVID dagli altri. E ci mancherebbe. Ma è così – dicono gli ispettori del Ministero della Salute – che il Pio Albergo Trivulzio è diventato un focolaio della strage silenziosa, perché la Lombardia ha violato le disposizioni nazionali che chiedevano di non far entrare nuovi ospiti nelle Rsa. E la responsabilità politica di quella decisione è in calce a quella delibera con quelle firme: Attilio Fontana, Giulio Gallera e il resto della giunta.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    A come Asia di mercoledì 03/12/2025

    A cura di Diana Santini

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 03-12-2025

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    MILANESI BRAVA GENTE SPECIAL - MATTEO LIUZZI E TOMMASO BERTELLI

    MILANESI BRAVA GENTE SPECIAL - MATTEO LIUZZI E TOMMASO BERTELLI - presentato da Francesco Tragni

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    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    L’inquietudine della provincia nel film “Ferine”, in concorso al Noir in Festival

    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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