Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Lunedì 29 giugno 2020

Giuseppe Conte MES

Il racconto della giornata di lunedì 29 giugno 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alle ultime indiscrezioni sul Decreto Semplificazioni e il nodo sul MES ancora da sciogliere tra l’insistenza di Zingaretti e la posizione ferma di M5S. I grandi marchi statunitensi hanno iniziato a boicottare Facebook e gli altri social network e, infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

126 nuovi positivi e 6 morti. I dati sul coronavirus diffusi oggi dal Ministero della Sanità sono in calo rispetto a quelli di ieri, quando però erano stati analizzati più tamponi. Come sempre buona parte dei casi si concentra in Lombardia, dove oggi il presidente Attilio Fontana ha prorogato fino al 14 luglio l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto.
Nella Regione nelle ultime 24 ore sono stati accertati 78 nuovi positivi, di cui 18 nella città di Milano, mentre nel Lazio, a Fiumicino, sono stati scoperti 12 casi di positività legati a quello del lavoratore di un bistrò emerso nei giorni scorsi. In Campania ne sono stati comunicati altri 23 legati al focolaio di Mondragone.

MES, il PD insiste, ma M5S resta contrario

(di Michele Migone)

Il M5S ha ribadito la sua posizione contraria; Nicola Zingaretti ha spinto come non mai per convincere il premier Conte e i grillini ad usufruire dei miliardi del MES. Il dibattito ferve, ma sembra più impregnato di posizioni ideologiche, equilibri politici e amnesie che concentrato sul merito: rafforzare se non addirittura ricostruire la sanità pubblica in Italia. I 5 Stelle non vogliono il MES perché odora ancora troppo di Troika nonostante i capi di Stato e di Governo si siano accordati su di una linea di credito a tasso zero e con nessuna vera condizione politica posta al governo che potrebbero richiederla. Il PD, dopo un prudente approccio, ora si spende con forza per il suo utilizzo, scordandosi di ricordare che sono stati i governi Monti, Letta, Renzi e in parte anche Gentiloni a tagliare una buona parte dei 37 miliardi tolti alla sanità pubblica in questi ultimi 15 anni. La cifra esatta di cui l’Italia potrebbe disporre con il MES in breve tempo. Giuseppe Conte non vuole andare contro i 5 Stelle e per questo per ora punta o dice di puntare, solo al Recovery Fund. Una parte di quei soldi potranno essere utilizzati per la sanità, ma non si sa quando arriveranno dall’Europa, sicuramente non prima del 2021. E manca un piano organico su come investirli. Anche nella sanità. Agli Stati Generali voluti dal premier il tema è stato decisamente marginale. Insomma quella che dovrebbe essere il primo punto dell’agenda politica, una sanità pubblica in grado di affrontare grandi emergenze, un punto da affrontare con urgenza, rimane ai margini di un dibattito politico che non è in grado di stabilire le priorità.

Cosa prevede il Decreto Semplificazioni

(di Alessandro Principe)

L’obiettivo è lo snellimento delle procedure per i lavori pubblici e per gli investimenti nell’economia verde. Ma il taglio dei vincoli burocratici rischia di trasformarsi in una deregulation con risvolti potenzialmente preoccupanti. Accanto a norme per rendere la pubblica amministrazione più digitale e fruibile da parte dei cittadini, e per incentivare la green economy, infatti, nelle bozze compaiono anche aspetti molto delicati. Per velocizzare i cantieri, infatti, sono previste deroghe per un anno sulle soglie per le assegnazioni degli appalti senza gara, commissari e rilascio della certificazione anti-mafia.
Dietro l’alibi della semplificazione – ha notato la senatrice di LeU Loredana De Petris – non possono nascondersi passi indietro sulla tutela dell’ambiente, deregolamentazioni sul consumo di suolo o ennesime sanatorie“. Rischio condoni, dunque. Inoltre, nel decreto ci sarebbe un drastico taglio dei tempi per le valutazioni di impatto ambientale. Il provvedimento dovrebbe essere approvato giovedì, salvo disaccordo nella maggioranza.

Hate speech, i grandi marchi USA boicottano Facebook

Grandi marchi dell’industria statunitense stanno boicottando Facebook e altri social media: l’ultima a unirsi, dopo la Coca Cola è il gigante del caffè Starbucks, che ha annunciato la sospensione della pubblicità su tutte le piattaforme. La questione riguarda i cosiddetti “discorsi d’odio”. I social sono accusati di non fare abbastanza per evitare la diffusione: una questione non nuova che è stata rilanciata dalla campagna Black Lives Matter.

L’intervento di Marco Schiaffino:


 

Aborto, Corte Suprema degli Stati Uniti boccia la legge restrittiva della Louisiana

(di Roberto Festa)

La sentenza della Corte Suprema era attesissima. Si trattava infatti del primo giudizio sull’aborto dal 2016, e da quando Donald Trump ha nominato alla Corte due giudici conservatori, Gorsuch e Kavenaugh. Ebbene la Corte, con una maggioranza di 5 contro 4, ha dato ragione ai sostenitori del diritto all’aborto, e cancellato una legge della Louisiana che imponeva che il medico che pratica l’aborto fosse ingaggiato anche in un vicino ospedale. Cosa quasi impossibile, e che aveva fatto chiudere la gran parte delle cliniche. Oggi, in tutto lo stato della Louisiana, esistono solo due strutture che forniscono servizi per l’interruzione della gravidanza, a New Orleans e Shreveport, e dunque il diritto all’interruzione di gravidanza appariva seriamente danneggiato. Ha votato per revocare la legge della Louisiana anche il presidente della Corte Suprema, John Roberts, nominato da George W. Bush che però negli ultimi tempi tende a votare spesso con I 4 giudici liberal. Per l’amministrazione Trump, per I religiosi e I conservatori d’America, si tratta della terza sconfitta pesantissima nel giro di un paio di settimane. Prima la sentenza sui diritti omosessuali, poi quella sui Dreamers, ora questa sull’aborto.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    La Corte Suprema Brasiliana ha imposto all'ex presidente Jair Bolsonaro una serie di misure cautelari, tra cui l’obbligo di portare un braccialetto elettronico e di non contattare diplomatici stranieri. La corte ha motivato la decisione con l’elevato rischio di fuga dell’ex presidente, sotto processo per un tentativo di colpo di stato nel 2022. Sulla vicenda pesano anche i rapporti di Bolsonaro e di suo figlio con Donald Trump, che dopo aver imposto al paese dazi al 50% pubblica una lettera per dire che il processo “deve interrompersi immediatamente”. L’intreccio tra politica, economia e relazioni internazionali rende particolarmente tesa l’atmosfera in Brasile.Ne abbiamo parlato con il nostro collaboratore Alfredo Somoza.

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