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Che cosa ci si può aspettare dalla nuova giunta Sala?

Cinque anni fa, un minuto dopo l’elezione di Sala, qualcuno disse “è la giunta che conta”. Cinque anni dopo, e cinque giorni dopo la larghissima riconferma del sindaco, il tema resta. Primo punto: sarà in grado l’organo collegiale di controbilanciare lo strapotere di un primo cittadino legittimato in qualche modo dal voto popolare ad assumere un atteggiamento monocratico, quasi monarchico, nella gestione del potere? Un compito che dovrebbe spettare in primis al partito democratico, forte di un 33% alle urne, e che è riuscito a piazzare sei suoi esponenti, su dodici totali, nell’esecutivo, anche con deleghe importanti. Vedremo cosa farà. La parità di genere è stata rispettata, a partire dalla riconferma di Anna Scavuzzo come vice, con delega all’istruzione. Peccato che alle due giovani donne promosse in giunta siano stati invece affidati assessorati leggeri, una specie di contentino per un giovanilismo al femminile quasi obbligato dalle circostanza. Starà a loro dimostrare il contrario.

Tema urbanistica: Sala ha piazzato nella casella più importante un uomo di sua completa fiducia, Giancarlo Tancredi. Un tecnico, che arriva dall’amministrazione e che Sala conosce dai tempi in cui era city manager. Il dubbio che il sindaco abbia di fatto tenuto per sé la delega è forte, per avere le mani libere. All’ambiente a Elena Grandi non basta avere la tessera dei verdi in tasca per essere garanzia di contrasto alla cementificazione. Il recordman di preferenze Pierfrancesco Maran forse sconta qualche dissapore col sindaco, ma in ogni caso si giocherà l’importante partita della gestione delle case popolari. Marco Granelli, passato dalla mobilità alla sicurezza, potrebbe avere un approccio meno securitario nel settore, mentre la sua sostituta Arianna Censi, forte dell’esperienza maturata in città metropolitana, potrebbe dare una visione meno milanocentrica al tema dei trasporti, coinvolgendo più che in passato l’area metropolitana. Infine, la scelta di una renziana doc al lavoro potrebbe portare a un atteggiamento meno collaborativo coi sindacati, che negli ultimi anni non hanno risparmiato critiche a Sala. Insomma, luci e ombre, almeno sulla carta. Se saranno di più le prime o le seconde, lo diranno le scelte che verranno fatte nei prossimi tempi.

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    Alessandro Braga
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