
Se i numeri servono, anche se non sempre è così, a dare la cifra del successo o meno di un’iniziativa, di un progetto, quelli della prima serata di un “Progetto per Milano” un’indicazione chiara l’hanno data. A Milano c’è bisogno di un’alternativa.
Non si spiegherebbe altrimenti una sala Alessi strapiena, con un centinaio di persone fuori al freddo, finché la polizia municipale non si è decisa ad aprire nuovamente i cancelli per far entrare tutti, mettendo le persone in sovrannumero in una saletta laterale, davanti a uno schermo, e aprendo le porte della sala per permettere anche a chi non riusciva a entrare di ascoltare i tanti, forse troppi, interventi della serata di presentazione del “progetto per Milano”, che raccoglie più o meno tutta la sinistra che non ha partecipato alle primarie.
Non una serata antiqualcosa, anti-Sala in particolare, come molti si aspettavano, ma una serata “per” qualcosa. Qualcosa che dia una casa ai tanti delusi del centrosinistra che, a maggior ragione dopo la vittoria alle primarie di Giuseppe Sala, cercano un’alternativa meno indigesta per le prossime elezioni amministrative. Che il percorso sia partito, è indubbio. Così come è indubbio che di strada, e in poco tempo, ce ne sia ancora tanta da fare. A partire dal nome del candidato sindaco, che ancora non c’è. Perché se è vero che, come hanno sottolineato i promotori della serata, al centro serve che ci sia la squadra, il progetto, e non l’uomo solo al comando, è anche vero che sarà la credibilità del nome che verrà presentato per palazzo Marino a fare la differenza, e non solo in termini puramente elettorali.