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Castellacci: “Il caso Genoa lo dimostra: la serie A deve fare più tamponi”

castellacci tamponi serie A

Serie A a rischio tampone. La confusione nella massima serie regna sovrana dopo la scoperta di 16 positivi all’interno del Genoa. Ai microfoni di Ora di Punta Mattia Guastafierro ha intervistato il professor Enrico Castellacci, presidente della LAMICA, Libera Associazione Medici Italiani del Calcio, ed ex medico della Nazionale italiana di Calcio.

Il Consiglio di Lega ha deciso di rinviare Genoa-Torino, un caso non possibile per regolamento ma che questa volta sarà un’eccezione. Come vede questa situazione?

Non c’è da meravigliarsi, i focolai in Italia ci sono ovunque quindi un contagio è possibile. In questo momento il virus provoca tantissimi asintomatici quindi è normale che il Genoa registri un giorno due positivi e il giorno dopo 15. Il tampone firma la situazione del momento, ha una latenza di 72 ore perciò ci può stare, il pericolo però è l’effetto domino. Si è seguita la regola UEFA che prevede il regolare svolgimento della partita solo se sono disponibili 13 giocatori più i primavera.
La riduzione dei tamponi, chiesta dal presidente Gravina al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora visto il buon andamento del virus, allora aveva un senso e vedeva tutti molto d’accordo. Questi controlli sono però costosi per le società . Il ministro aveva accettato ma adesso probabilmente bisognerà tornare indietro. Soltanto i tamponi permettono di valutare attentamente lo stato delle cose ma non abbiamo altre armi.

Adesso come si muoverà la Serie A? Procederà a tentoni rinviando una sola partita alla volta o più di una?

Le decisioni più ampie verrebbero prese se tutti avessero problemi ma in questo caso si procede di partita in partita. Adesso bisognerà assumersi delle responsabilità anche per i calciatori visto che il virus registra per il momento soltanto asintomatici. Fare una vita sociale limitata e oculata è la scelta migliore perché così permette di salvaguardare tutti. Non bisogna però estremizzare né da una parte né dall’altra, facendo come i membri autorevoli del governo che litigano sulla continuazione del campionato. Ci vuole buonsenso, razionalità, fare più tamponi, limitare i contatti sociali e si va avanti.

In questo momento non le sembra che la salute dei calciatori venga quasi messa in secondo piano rispetto agli interessi economici e politici?

Sarebbe deleterio: la salute di tutti deve venire prima di tutto. Conosciamo gli interessi che ci sono ma bisogna sempre privilegiare la sicurezza. La salute è un bene primario.

Nelle serie minori che rischio vede?

I rischi sono esponenziali perché le strutture sono diverse e i controlli più radi a causa dei problemi economici che ci sono. Sia nella serie B che nella Lega Pro sono stati spesi 8 milioni di euro in tre mesi per i tamponi e questo creerà dei problemi alle società. Davanti a tutto bisognerà però mettere la salute dei giocatori: per questo i i protocolli andranno aggiornati a seconda dell’andamento del virus. Andrebbe fatta una commissione permanente per poterli modificare ogni volta che sarà necessario.

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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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