
150 mila euro. A tanto ammonta la multa che il Garante della Privacy ha comminato alla Rai per una trasmissione di Report condotta da Sigfrido Ranucci, si tratta dell’audio della telefonata tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie nei giorni del caso Boccia. Una decisione che arriva proprio nel momento più difficile per il conduttore di Report, l’attentato che la scorsa settimana ha distrutto la sua automobile davanti all’abitazione, su cui sono in corso indagini, ma anche la grande solidarietà che ha ricevuto, che si è concretizzata qualche giorno fa con una manifestazione in piazza Santi apostoli a Roma.
Oggi la multa, che secondo il giornalista sarebbe stata decisa dal Garante dietro un input politico, un’accusa che il Garante poco dopo ha respinto con fermezza con una nota nella quale si legge “l’Autority ribadisce l’assoluta indipendenza e trasparenza del proprio operato a difesa della legalità”. Ma Sigfrido Ranucci, al di là del caso Sangiuliano, ritiene che la solidarietà ricevuta soprattutto da destra sia stata ipocrita, tanti attestati di vicinanza ma nello stesso tempo nessuno che abbia ritirato le denunce temerarie o abbia annullato le denunce già presentate nei confronti del conduttore di Report, come gesto di consapevolezza dell’importanza della libertà di stampa, che secondo le classifiche europee vede l’Italia agli ultimi posti per la quantità di giornalisti minacciati.
Tanti sono i temi che hanno a che fare con la libertà di stampa: la Rai con una informazione ormai soprannominata “Telemeloni”, conferenze stampa della presidente del Consiglio che si contano sulle dita di una mano e poi il Freedom Act per togliere la Tv pubblica dalle mani dei partiti, una legge europea che il Parlamento italiano ancora non ha recepito, insieme al fatto che la Commissione di Vigilanza Rai, dopo tre anni di governo, non è ancora nel pieno dei suoi componenti per una sorta di auto-ostruzionismo interno alla maggioranza.