La giravolta è stata completa, ma Donald Trump è stato costretto a farla. Dopo che per mesi aveva chiesto ai repubblicani alla Camera dei rappresentanti di non votare per la pubblicazione dei file di Jeffrey Epstein, ieri, il presidente ha cambiato idea. Li ha esortati a farlo: “Non abbiamo nulla da nascondere”. Ha fatto buon viso a cattivo gioco. Sarebbe andato incontro a una sconfitta clamorosa. Meglio cavalcare l’onda per tentare poi in un secondo momento di fermarla. Almeno un centinaio di deputati del suo partito si è detto disposto a votare a favore della diffusione del materiale. Sono tanti e non sono solo Maga, i più accaniti sul caso. Settimana scorsa, dopo la divulgazione delle mail di Epstein che lo riguardavano, Trump ha cercato di metterci una pezza. Ha chiesto al ministro della giustizia Pam Bondi di aprire un’inchiesta su Bill Clinton e altri personaggi dell’establishment. Una minaccia ai democratici, un monito ai repubblicani, ma anche un modo per togliere dal tavolo la possibilità di una diffusione autonoma dei file da parte dell’amministrazione. Con un’inchiesta in corso, non è possibile, se non con un voto del Congresso. Con l’inchiesta Trump puntava a mettere sotto la coperta il caso Epstein. Ma in questi giorni, alla Camera, invece di sgonfiarsi, i numeri dei repubblicani disposti a votare contro la sua volontà, sono aumentati. Con Marjorie Greene Taylor c’è stato lo scontro più emblematico. La deputata georgiana, una fedele Maga fino all’altro giorno, ha annunciato che sarebbe andata avanti per la sua strada nella richiesta di pubblicare i file. E lo ha fatto nonostante Trump, per punirla, le abbia tolto il suo appoggio per le prossime elezioni. Ora il piano di Trump è di far arenare il provvedimento al Senato. Ma, al di là di ciò che accadrà in Congresso, adesso il presidente si trova in una situazione politica nuova. Dopo le sconfitte elettorali in New Jersey, in Virginia e a New York, di fronte a una sua popolarità sempre più in calo, i repubblicani al Congresso iniziano a farsi serie domande su dove li stia portando Trump. Molti stanno pensando al loro seggio, visto che si vota nelle elezioni di medio termine, molti altri addirittura al 2028, al post Trump.


