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Lesbo, profughi detenuti nel campo

“Il campo profughi di Lesbo è diventato un luogo di detenzione per i migranti. Per noi questo è inaccettabile. Non esistono garanzie, non saremo complici di tutto ciò”. A parlare è Carlotta Sami, la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per il Sud Europa.

L’Unhcr, insieme a Medici senza frontiere (Msf), ha deciso di sospendere le proprie attività all’hotspot di Moria, sull’isola greca di Lesbo. La decisione è stata presa dopo l’accordo tra Unione europea e Turchia, che porterà al ritorno forzato dei migranti e dei richiedenti asilo di Lesbo, in una condizione di totale incertezza e senza garanzie.

“Una decisione difficile, ma necessaria”, spiega Michele Telaro, capo progetto di Medici senza frontiere a Lesbo. “Continuare a lavorare nel centro di Moira ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo sia iniquo sia disumano. Non permetteremo che la nostra azione di assistenza – ha aggiunto il responsabile di Msf – sia strumentalizzata a vantaggio di un’operazione di espulsione di massa e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e dei migranti”.

Anche Save the Children ha confermato l’interruzione delle proprie attività nei centri di detenzione delle isole greche. L’organizzazione per ora manterrà comunque le attività di protezione dei minori e i programmi di nutrizione per i neonati in tutti i campi chiusi.

Sia Msf che Unhcr hanno fatto sapere che comunque sarà mantenuta una forte presenza per vigilare sul rispetto dei diritti dei rifugiati, dei migranti e per fornire informazioni sulle procedure di richiesta d’asilo.

“C’è una legislazione internazionale sul diritto di asilo – dice Carlotta Sami – che non può essere violata e noi staremo a Lesbo per controllare che sia applicata”.

Ascolta qui l’intervista integrale a Carlotta Sami

carlotta sami lesbo

Intanto cresce la tensione nel campo profughi greco di Idomeni, al confine con la Macedonia, dove martedì due profughi siriani si erano dati fuoco per protesta. Ricoverati in ospedale, le loro condizioni non sarebbero gravi. Migliaia di migranti continuano a chiedere la riapertura delle frontiere e in segno di protesta hanno bloccato la linea ferroviaria che collega i due Paesi, secondo l’emittente tv statale Ert.

Le ferrovie greche hanno portato a Idomeni dei vecchi vagoni letto per ospitare 250 persone, ma un gruppo di migranti infuriati si è rifiutato di mangiare e ha impedito agli altri l’accesso al cibo.

“Se non possiamo uscire da qui, allora vogliamo morire qui”, hanno detto alcuni migranti. “La gente di qui sta danneggiando se stessa per pura disperazione”, ha spiegato Babar Baloch, portavoce dell’Alto Commissario per i rifugiati dell’Onu.

Secondo il Comitato di crisi greca, più di 13mila persone sono bloccate in condizioni drammatiche nel campo profughi di Idomeni. La maggior parte spera di continuare il suo viaggio verso l’Europa centrale, soprattutto in Germania.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Biometano fatto bene e transizione agroecologica per ridurre le emissioni climalteranti degli allevamenti. Legambiente e una parte del mondo degli agricoltori sta affrontando questo aspetto dell’inquinamento dell’aria della Pianura Padana. Il metano è molto più impattante sull’effetto serra dell’anidride carbonica, ottantaquattro volte in più. Se ne è discusso in un convegno alla Cascina Nascosta del Parco Sempione di Milano tra esperti scientifici, esperienze agricole e industriali, in Lombardia e Veneto, di recupero del metano dagli allevamenti. Uno dei focus è l’attenzione alle emissioni fuggitive, quelle nel ciclo del recupero primo e dopo lo stoccaggio nei reattori. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento affronta Heimat, il legame con i territori di vita che accumuna gli usi civici di questi luoghi, da lasciare migliori per le generazioni future. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Storie di Mozzarelle di Germano Mucchetti, un testo sulla diversità delle paste filate più famose, e i territori di produzione. Descriviamo la riscoperta e valorizzazione di grani locali e tradizionali dell’Appennino romagnolo, ma anche del Parco del Ticino milanese, nonché di antichi forni, del fattore alla Cascina Caremma di Besate, di comunità nel borgo di Morimondo e dell’adiacente Abbazia cistercense. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti con la Fondazione Pierlombardo, in collaborazione con la Regione Lombardia, c’è la descrizione dell’agricoltore filologo Niccolò Reverdini dell’arazzo dedicato ai lavori in campagna di giugno, disegnato dal Bramantino ed esposto al Castello Sforzesco di Milano.

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