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Bruno Arpaia e i “migranti climatici”

Bruno Arpaia approda al Salone del Libro di Torino 2016 con il suo ultimo romanzo, “Qualcosa, là fuori” (ed. Guanda), in cui affronta il tema dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze sul nostro prossimo futuro.

Anno 2082: un anziano professore, dopo una carriera di insegnamento negli Stati Uniti, rientra a Napoli, trovando l’Italia e buona parte dell’Europa annichilita dalla desertificazione, dalla guerra per bande, dagli scontri sociali e razziali, dalla lotta per il potere.

Decide dunque di impiegare le sue ultime risorse per intraprendere la difficile odissea verso la Scandinavia, ultima regione risparmiata dal riscaldamento globale, dove è ancora possibile coltivare e vivere. Ma insieme a lui ci sono migliaia di altri migranti e bisogna superare ostacoli geografici e scansare la minaccia di banditi e trafficanti.

La Terra è in agonia: i grandi fiumi mitteleuropei scomparsi, le temperature impazzite, gli animali decimati, le foreste annientate: si sopravvive solo nella tundra, ormai quasi irraggiungibile.

La narrazione segue un secondo binario, una sorta di flashback parallelo, in cui lo stesso personaggio è fotografato da giovane, impegnato in dibattiti sui cambiamenti climatici con i suoi coetanei, proprio come accade a molti giovani di oggi.

La vicenda dei “migranti climatici” echeggia apertamente quella drammatica degli attuali migranti provenienti dall’Africa e diretti verso l’Europa del Nord.

Con sapienza, Arpaia mescola l’immaginazione ai dati e alle previsioni realmente avanzate dagli scienziati, al punto da farci pensare che lo scenario del romanzo sia davvero probabile nel nostro futuro prossimo.

Lo scrittore, sempre a Torino, è stato ospite di un incontro dedicato alle fortune della scienza in letteratura, organizzato da Il Libraio (www.illibraio.it), giovane realtà del web già molto seguita e presente al Salone del Libro.

Bruno Arpaia è stato ospite della trasmissione Cult di Radio Popolare.

Ascolta l’intervista a Bruno Arpaia.

arpaia

  • Autore articolo
    Ira Rubini
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