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Bologna, espulsi 4 presunti terroristi

L’innalzamento dell’allerta terrorismo ha prodotto i primi effetti anche in Italia. A Bologna il Ministero dell’Interno ha effettuato l’espulsione di quattro presunti terroristi di origine marocchina: il livello di allarme rende possibile l’immediato allontanamento dal nostro Paese “per motivi di sicurezza”. L’operazione sarebbe frutto di un lavoro durato mesi. “I marocchini- scrive il Ministro Angelino Alfano in una nota diffusa dal Viminale- erano indagati per associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale. Ho firmato questo decreto per motivi di sicurezza dello Stato. Si  tratta infatti di quattro soggetti che, a vario titolo, hanno aderito e si impegnavano per la diffusione dell’estremismo violento”.

Scarne le informazioni che fornisce il Ministero dell’Interno. Il Viminale sostiene che il gruppo fosse formato da un informatico “che diramava on line pratiche religiose e proclami ideologici di orientamento jihadista, canti celebrativi di atti di martirio, manuali sulle tecniche di combattimento e per la realizzazione di attentati”; un reclutatore di utenti internet che producono contenuti che inneggiano l’odio verso l’occidente; un “formatore” e un amico dell’informatico che aveva sposato “la visione estremista dell’Islam”, scrive nella nota il Ministero.

Il Ministro, intervistato durante il videoforum da Repubblica, ha dichiarato: “In Italia il sistema di intelligence e prevenzione funziona, ma serve più scambio di informazioni tra i vari Paesei europei. Basta creare il panico. La vita deve continuare, io manderò i miei figli in gita scolastica”. Alfano ha poi dichiarato che già prima di Parigi il governo aveva pensato ad un decreto per rafforzare la sicurezza in vista del Giubileo: “24mila donne e uomini in divisa cui si sono aggiunti 1500 militari”. A questi ultimi se ne potrebbero aggiungere altri 1.500.

Alfano ha poi confermato che il fuggiasco Abdelsalam Salah, accusato di essere l’ottavo terrorista del commando, è passato dall’Italia, Bari in particolare: “Stiamo collaborando col Belgio e con tutti coloro che ci chiedono informazioni – spiega – Non so se prenderanno i ricercati, ma il lavoro per impedire le stragi deve essere fatto prima, è un lavoro di prevenzione e serve che tutti lavoriamo nella stessa direzione”.

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    “Triplicati gli omicidi di minorenni” aveva detto a febbraio il ministero degli interni che annunciava il passaggio da 13 omicidi commessi da minori nel 2023 a 35 nel 2024. Così partiva una campagna mediatica (soprattutto di destra) sull’allarme “baby-killer” che arrivava dopo i provvedimenti contro i rave, contro le occupazioni nelle scuole, contro i giovani in generale, soprattutto se figli di stranieri. I dati però, come rivela uno studio pubblicato da Sistema Penale, erano sbagliati perché oggi il Ministero ci dice che gli omicidi commessi da minori erano 25 nel 2023 e 26 nel 2024. “Stiamo perdendo la lucidità necessaria per affrontare il tema e il discorso pubblico sulla sicurezza”, commenta Roberto Cornelli, docente di criminologia dell’Università degli Studi di Milano, che analizza la campagna mediatica: “è particolarmente grave che questi dati errati vengano divulgati da fonti ministeriali e se si parte da qua ovviamente si pensano politiche di emergenza, forme di controllo straordinario e anche un irrigidimento del sistema penale minorile che perde la sua valenza educativa”. In sostanza, ci dice il docente, stiamo rifacendo gli stessi errori di Stati Uniti e Francia: non si affronta il problema dai dati ma sulla base del discorso politico sul tema: “Siamo passati dalla narrativa dei giovani danneggiati dal Covid a una criminalizzazione soprattutto quando si tratta di giovani di seconda generazione, incrociando la dimensione giovanile e quella migratoria sotto il segno della sicurezza, è questo il tema di un certo modo di far politica oggi”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli a Roberto Cornelli.

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