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Boeri: ‘Subito il reddito minimo per i giovani’

“Fin da subito proponiamo un sistema di base al di sotto dei 65 anni che consenta di avere un reddito minimo garantito, altrimenti quello che accadrà ai giovani è che non potranno avere abbastanza reddito per accedere alla propria pensione”. Parole del presidente dell’Inps Tito Boeri, intervenuto a Radio Popolare per commentare i dati su giovani e pensioni. Dati che l’Ocse ha inserito nel rapporto Pensions at a glance 2015 e che l’Inps ha poi rielaborato con proiezioni sulle pensioni future di coloro che oggi hanno 35 anni e degli under 30. Per Boeri sono l’ennesimo segnale che l’Italia deve introdurre immediatamente il sistema di un reddito minimo garantito, seguendo l’esempio di ciò che hanno fatto già gli altri Paesi europei.

Il risultato delle proiezioni dell’Inps non è nulla di nuovo: solo una triste conferma. L’Italia è al primo posto per spesa pensionistica e prima per livello di aliquota. I trentacinquenni odierni, però, andranno in pensione a 75 anni, con un contributo totale inferiore di un quinto rispetto ai nati nel 1945.

Per i giovani nati negli anni Ottanta la situazione è destinata a peggiorare. Hanno bisogno di una “stabilizzazione nel lavoro”, commenta Boeri e di maggiori garanzie nel caso in cui perdessero l’impiego. Per fortuna su questo piano si sono visti passi avanti: “C’è stato un miglioramento su questo piano – prosegue il presidente dell’Inps -. Le assunzioni a tempo indeterminato aumentano, bisogna vedere se questo è un portato degli incentivi oppure è legato all’introduzione dei nuovi contratti. Mi auguro che si continui a rafforzare contratti a tempo indeterminato che sono fondamentali: garantiscono contributi anche in caso di perdita del lavoro”. La prova del nove ce l’avremo quando saranno esauriti gli incentivi.

L’intervista al presidente dell’Inps Tito Boeri a cura di Piero Bosio

Tito Boeri 

“I giovani non si erano fatti illusioni, non si aspettavano nulla di più di quello che già gli era stato offerto – racconta ai microfoni di Radio Popolare Stefano Laffi, sociologo e ricercatore dell’agenzia Codici -. Per loro il problema continua ad essere trovare un lavoro. Le retribuzioni in Italia sono le più basse d’Europa e la disoccupazione giovanile è tre volte quella degli adulti”.

“In Italia c’è un problema di equità nei salari: i giobvani prendono molto meno dei loro pariruolo”: è dal lavoro che nascono a cascata anche i problemi del sistema pensionistico. Nonostante questo, però, lo scontro generazionale non si accende. “Un’ipotesi può essere che la ricerca del lavoro impieghi troppo tempo ed energie per fare il resto ne rimangono poche”, continua il sociologo. A questo si aggiunge un altro possibile motivo: la perdita di influenza dei sindacati, corpi intermedi che hanno sempre vissuto di conflitto sociale. “Non dimentichiamoci che oggi il maggior numero di iscritti della Cgil sono pensionati”.

La società delineata dallo studio dell’Ocse è più anziana e più povera. Avere un reddito per arrivare a fine mese è la vera sfida: le pensioni sono un miraggio. La reazione dei sindacati è convocare una giornata di mobilitazione il 17 dicembre: “Apriremo una vertenza con il Governo”, affermano i sindacati. Paradossale che le voci di protesta arrivino da chi rappresenta coloro che comunque alla pensione ci sono arrivati.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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