Palazzeide

Rai, quando la censura diventa “adeguarsi al sistema”

Nel 1962 Dario Fo venne censurato dalla Rai, all’epoca il premio Nobel aveva preparato uno sketch per Canzonissima che aveva come protagonista un costruttore edile e come tema la sicurezza nei cantieri. Il testo venne censurato, con la motivazione che era in corso una vertenza sindacale che riguardava proprio i lavoratori edili. E’ solo uno degli episodi di censura che hanno riguardato Dario Fo.
Quando si tratta di censurare, la Tv pubblica ha sempre cercato motivazioni legali che impedissero accuse di censura tout court. Di casi ce ne sono stati a decine.
Sono passati sessant’anni, la censura non c’è più, ora si dice “adeguarsi al sistema”, oppure il più blando “è inopportuno”.
Una forma di pressione che va quasi sempre a buon fine con attori, scrittori e giornalisti che non hanno milioni di follower (se i follower fossero voti, Fedez ne avrebbe quanti ne hanno il Pd e la Lega insieme) e dipendono molto dai contratti con la Tv.
La telefonata partita dalla Rai a Fedez è stata un tentativo di bloccare in extremis la lettura di un testo dove c’erano nomi e cognomi, politici della Lega che hanno insultato e detto parole orribili nei confronti degli omosessuali.
Edulcorare, togliere potenza alle parole, evitare il più possibile problemi era questo l’obiettivo di quella telefonata, non volevano casini, non bisognava disturbare il manovratore, e cioè ‘mamma Rai’, che sopravvive con l’eterno alternarsi dei partiti che si spartiscono le reti, osservano, controllano e alzano il telefono quando c’è qualcosa che non va.
E siccome il fastidio di un politico diventa la paura di perdere il posto, ecco che il dirigente, il direttore, il vicedirettore diventa più realista del re per evitare guai.
Le battaglie civili, che siano la legge Zan, le unioni civili, il testamento biologico, devono rientrare nei 45 secondi del servizio in coda nel gr, con le voci ben calibrate di tutti i partiti, dieci secondi per uno, per un bel fritto misto dove tutti sono contenti, destra e sinistra, e così l’eterna lottizzazione della Rai può continuare. Oggi tocca a me e dopo le elezioni tocca a te.
La cosa che fa impressione è che il rapporto tra Fedez e Rai sembra quello tra la preistoria e il futuro, tra me che sono ferma a Facebook e mia figlia centro metri e social più avanti.
La telefonata della Rai per fare pressione si è rivelata un boomerang, non perché non si faccia tutti i giorni, ma perché Fedez, non avendo nessun timore reverenziale nei confronti della Rai, il suo successo è altrove, l’ha usata e resa pubblica.
Non è ingenuo e conosce meglio di mille dirigenti Rai come funziona l’informazione, soprattutto quella sui social, ma ha voluto fare la parte del bambino che punta il dito verso il re e grida “Il Re è nudo”.
Gli ipocriti sono stati tutti gli altri, a destra e sinistra, compreso Conte, il cui governo aveva fatto le nomine attuali in Rai, i politici che hanno fatto finta che fosse la prima volta di una telefonata dalla Rai per bloccare un testo, quando si sa che se c’è un servizio che non piace, tutti fanno in modo di farlo sapere alla struttura che l’ha commissionato.
Alla Rai non esiste la censura, ora si chiama “adeguarsi al sistema”.

  • Anna Bredice

    A Roma con il cuore, una figlia e la testa, a due passi dai tetti belli di Garbatella e dal Gazometro di Ostiense, atmosfere tra Ozpetek e il caffè sospeso di Casetta Rossa. A Milano con gli affetti, la famiglia e la radio della vita. Seguo la politica per Radio Popolare da tanti anni, con impegno, partecipazione, a volte rabbia e passione.

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