Piovono Rane

I centurioni, le bighe e il candidato Michetti

Nel 2008, quando Gianni Alemanno divenne sindaco di Roma, si portò dietro un codazzo di nostalgici non solo del Ventennio ma anche dell’Impero, di Roma Antica e del suo potere sul mondo allora conosciuto.

Alcuni di questi ebbero la bella idea di ripristinare le corse delle bighe, che si sarebbero dovute svolgere al Circo Massimo, come due millenni fa.

Fortunatamente, l’assessore alla Cultura era Umberto Croppi, uomo di destra ma soprattutto di zucca, che si oppose anima e corpo al progetto imperial-trash, al punto da appendere nei suoi uffici dei volantini in cui c’era una biga sbarrata e la scritta: “Finché ci sono io assessore a Roma NON si fanno corse delle bighe”.

Ecco, ogni tanto a Roma salta fuori questa cosa qui: la tentazione del fantasioso ritorno ai fasti antichi, quando si era “caput mundi”. Un accoccolarsi attorno a un passato mitologico per ricordare a se stessi la propria antica grandezza, peraltro perduta non esattamente da ieri.

È un cosa che riemerge carsicamente, specie quando le cose vanno male, quando il presente lascia a desiderare e ci si rifugia nel passato.

Ed è quello che è riemerso, in modo assai appariscente, con la candidatura  di Enrico Michetti, scelto ieri dalla destra per sfidare Raggi e Gualtieri.

«Da città eterna le restituirò il ruolo di Caput mundi, voglio riportarla agli antichi fasti, alla città dei Cesari» è il concetto testuale che trovate in tutte le interviste uscite questa mattina sui quotidiani, ma è anche il refrain, arricchito di citazioni classiche, di molti dei suoi interventi radiofonici e nei video che trovate in giro.

Anche la storia del saluto romano: dai media è stato inteso come sdoganamento del Ventennio, ma se ne ritrovate il contesto capite facilmente che a lui il saluto romano interessa soprattutto all’interno di un nostalgismo che arretra molto più in là, fino ai centurioni e alla campagna di Cesare in Gallia.

Ovviamente, nel 2021, questa roba è tutta paccottiglia da Las Vegas, è una finzione degna di un libro di Palahniuk, insomma è una cosa penosa. Lo aveva capito bene anche Croppi, uomo di intelligenza e cultura che immagino oggi scuotere il capo ascoltando questi deliri imperiali.

Vedremo quanti romani ci cascheranno, spero il meno possibile.

A me –  che non urlo allo spauracchio di un “fascista al Campidoglio” –  farebbe invece molta tristezza vedere un’altra rinuncia di  Roma al presente, alla contemporaneità e al suo futuro metropolitano, in nome di un patetico arrocco nel mito imperiale, magari con le bighe di nuovo al Circo Massimo.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

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    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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