La nave di Penelope

Apologia dei banchi a rotelle

Dei banchi a rotelle si è detto di tutto. Derubricati come “uno spreco di fondi pubblici”, periodicamente vengono tirati in ballo dai media. Spesso e volentieri per attaccare l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che non si stanca di ribadire che nessuna scuola era obbligata a comprarli, che era un’opportunità data agli istituti di scegliere dei banchi monoposto diversi da quelli classici, nel caso avessero voluto sperimentare un tipo di didattica alternativa alle classiche lezioni frontali.

Ora, qui, non voglio entrare nella polemica. Voglio vestire per un giorno i panni dell’avvocato del diavolo e tentare di scrivere un’ “Apologia dei banchi a rotelle”. E come ogni buon avvocato, ho cercato dei testimoni che possano darmi una mano nella linea difensiva. Anche se più che un’ “Apologia dei banchi a rotelle”, quello che ne viene fuori è più un “Cinquanta sfumature di banchi a rotelle”. Ma tant’è.

La ricerca non è stata facile, in tanti hanno risposto: “No, noi non abbiamo banchi con le rotelle, niente arredi nuovi, eravamo già a posto”. Poi ci sono quelli che ammettono che gli studenti li usano in stile “go-kart”. Ma del resto, siamo onesti, anche noi da ragazzini avremmo resistito alla tentazione di lanciarci da un punto all’altro della classe scivolando sulle ruote?

Lo ammette anche Anna, che insegna in un liceo scientifico in Veneto. Ha fatto una supplenza in un’aula con i banchi a rotelle. “Facevano l’autoscontro?”, le chiedo, ricordando come nelle “ore buche”, quando ero al liceo, c’erano momenti ludici o in cui in tanti si rilassavano chiacchierando, anche alzandosi e sgranchendosi le gambe. “Macché erano tutti zitti e immobili e con la testa sui libri, ripassavano per l’ora dopo. A volte mi fanno paura per quanto sono seri”, scherza, anche lei sorpresa. Mi spiega che in queste aule con i banchi a rotelle, oltre alle supplenze, gli studenti vengono portati anche per svolgere tornei, come i giochi di Anacleto (competizioni di fisica).

Perché questi banchi è difficile che vengano usati in tutte le classi. All’istituto professionale alberghiero Carlo Porta di Milano ne hanno un centinaio. Li hanno scelti, al momento di ordinare gli arredi, per metterli nelle aule più piccole e creare così una condizione di maggiore distanziamento tra le sedute, anche in spazi ristretti. “Ci abbiamo provato all’inizio dell’anno ma gli studenti ci hanno chiesto di riavere i loro banchi normali”, spiega la preside Rossana Di Gennaro. Qual è il problema? Soprattutto la qualità. Spiega che sono molto leggeri. “Basta un pavimento leggermente in pendenza e questi partono, bisogna stare con i piedi puntati per tenerli fermi”. Poi si smontano troppo facilmente e la ribaltina è troppo piccola per mettere quello di cui uno studente ha bisogno durante la lezione.

Ma a scuola non si butta via niente quindi, anche se non si è riusciti a utilizzarli per il motivo per cui sono stati ordinati, i banchi non sono stati messi da parte. A scuola, sottolinea Di Gennaro, “bisogna essere creativi”. E così i banchi li usano gli insegnanti di sostegno. Al Carlo Porta sono tanti, nella scuola c’è un’alta presenza di studenti con disabilità. Questi banchi consentono ai professori di muoversi secondo le loro esigenze e rimanere alla giusta distanza dagli studenti per fare il proprio lavoro rispettando le normative anti-covid.

Tra gli utilizzi creativi anche quello della scuola media Nazario Sauro di Milano in occasione della Festa della Liberazione. Un uso coreografico: hanno disposto i banchi a rotelle in cortile per creare un enorme simbolo dalla pace e lo hanno ripreso da un drone. Al di là dell’evento specifico, in questo istituto, le sedute sono utilizzate in aula magna.

In ogni caso, la scelta di diversi istituti, come abbiamo visto, è di usarli solo in alcuni spazi. Non in tutta la scuola. Come mai? Ancora una volta la spiegazione sta nella ribaltina troppo piccola e che non consentirebbe di aprire più libri per volta, come a volte risulta necessario. Me lo spiega il preside del liceo scientifico Volta di Milano, Domenico Squillace, che ha comprato una cinquantina di banchi a rotelle per i laboratori.

Squillace è un ottimo testimone, mi fa notare come si siano costruite troppe polemiche sterili su questi banchi azzoliniani e troppe strumentalizzazioni. È vero, sono leggeri, ma in realtà la qualità non è alta neanche dei nuovi banchi monoposto classici, privi di rotelle, che sono arrivati e si capisce che “non sono destinati a durare a lungo”, mi dice. Non sono più solidi come quelli che eravamo abituati a vedere. Ma poi a ben vedere, anche quelli, sono mai stati adatti alle nostre esigenze?

Mi ricorda anche com’erano i banchi fino a pochi anni fa. Da quelli con il calamaio, sopravvissuti dai tempi dei nostri nonni e che abbiamo fatto in tempo a usare noi, come prima di noi i nostri genitori, senza mai aver visto una penna che necessitasse una boccetta d’inchiostro in cui intingerla. E dal buco nell’angolo del banco, regolarmente cadeva qualche penna, più moderna di quella in piuma d’oca, che poi rotolava da qualche parte e spariva inesorabilmente.

E poi c’è il “sediagate“. Non parlo di quella poltrona che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha negato alla presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen. Ma di quelle di legno che erano tutte scheggiate e hanno attraversato i decenni e le riforme scolastiche. Quelle che solo guardandole smagliavano le calze, bucando i collant di intere generazioni di studentesse.

E le sedie, come i banchi – con foro per il calamaio o no -, erano tutte di dimensioni diverse. Ed era un continuo incastro e scambio di sedie con i propri compagni per trovare la combinazione che consentisse di sedersi senza che il banco si sollevasse sulle proprie gambe.

Le sedute di questi banchi a rotelle, invece, “sono comode”, assicura il preside che ne ha uno in presidenza. Lui lo utilizza per pranzare, stendendo la sua tovaglietta sulla ribaltina all’ora di pranzo e ha così avuto modo di provarlo. Ma gli altri banchi sono tutti nei laboratori, come da piani.

E li trova molto utili. Consentono di non intasare le aule, creando spazi per muoversi, “e di modificare l’assetto della classe molto rapidamente”. Perfetti quindi per i lavori di gruppo, le attività laboratoriali e tipi di didattica diversi dalle classiche lezioni centrali.

Molto apprezzati, per questo, dai docenti che vogliono sperimentare altri metodi. Mi viene ribadito anche da una docente di lettere del liceo classico Beccaria di Milano, in cui questi banchi non sono presenti perché il parco arredi era già stato rinnovato prima della pandemia. Ma mi ricorda come i banchi a rotelle, presenti da tanto tempo nelle scuole del Nord Europa, prima di diventare il simbolo della ministra Azzolina, sono sempre stati ammirati. Strumenti, ricorda, presentati anche alla fiera italiana dell’innovazione scolastica per eccellenza, Didacta, e che consentono di modificare la disposizione delle sedute nell’aula per le esigenze di metodi didattici innovativi.

Veniamo ora all’arringa finale. Partiamo dal dato di fatto. Ora i banchi a rotelle ci sono. Possono essere utilizzati in diversi modi. Abbiamo visto qualche esempio creativo e quello, invece, per cui sono stati pensati. Come ad esempio l’utilizzo didattico per i laboratori. Sono versatili. Non saranno perfetti ma lo erano quelli con i calamai, le sedie scomode e gli altri arredi scombinati di qualche decennio fa? Ci siamo forse messi a demonizzarli all’epoca? E allora diamo una chance ai banchi a rotelle, proviamo a guardarne le potenzialità e a sfruttarle con la creatività di cui solo la scuola è capace.

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR giovedì 08/06 10:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 08-06-2023

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 08/06/2023

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 08-06-2023

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 08/06/2023 delle 7:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 08-06-2023

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Note dell’autore di giovedì 08/06/2023

    Un appuntamento quasi quotidiano, sintetico e significativo con un autore, al microfono delle voci di Radio Popolare. Note dell’autore è letteratura, saggistica, poesia, drammaturgia e molto altro. Tutto concentrato in sei minuti, più o meno il tempo di un caffè!

    Note dell’autore - 08-06-2023

  • PlayStop

    Prisma di giovedì 08/06/2023

    Notizie, voci e storie nel mattino di Radio Popolare, da lunedì a giovedì dalle 8.30 alle 10.00, il venerdì dalle 9.00 alle 10.30 Due ore insieme tra storie vicine e lontane, i fatti del giorno, i reportage, sempre con il microfono aperto ad ascoltatori e ascoltatrici. Nell’epoca delle verità uniche saremo Prisma. Prisma è condotto da Lorenza Ghidini. In redazione Massimo Alberti

    Prisma - 08-06-2023

  • PlayStop

    Rassegna stampa internazionale di giovedì 08/06/2023

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

    Esteri – La rassegna stampa internazionale - 08-06-2023

  • PlayStop

    Caffè nero bollente di giovedì 08/06/2023

    Ogni mattina dalle 6 alle 7 insieme a una conduttrice della redazione programmi sfogliamo i giornali, ascoltiamo bella musica e ci beviamo un buon caffè nero bollente.

    Caffè Nero Bollente - 08-06-2023

  • PlayStop

    Mono di giovedì 08/06/2023

    Tutti i mercoledì, da mezzanotte all'una, un'ora di musica scelta di volta in volta seguendo un tema, un percorso, un'idea...un segnale, Mono appunto, per non perdersi nella notte. Un filo conduttore per ogni puntata a legare tra di loro storie, racconti e, ovviamente, musica.

    Mono - 07-06-2023

  • PlayStop

    News della notte di mercoledì 07/06/2023

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 07-06-2023

  • PlayStop

    Gimme Shelter di mercoledì 07/06/2023

    I suoni dell’architettura. A cura di Roberto Centimeri e Riccardo Salvi.

    Gimme Shelter - 07-06-2023

  • PlayStop

    Il giusto clima di mercoledì 07/06/2023

    Ambiente, energia, clima, uso razionale delle risorse, mobilità sostenibile, transizione energetica. Il giusto clima è la trasmissione di Radio Popolare che racconta le sfide locali e globali per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la nostra impronta sul Pianeta. Il giusto clima è realizzato in collaborazione con è nostra, la cooperativa che produce e vende energia elettrica rinnovabile, sostenibile, etica. In onda tutti i mercoledì, dalle 21 alle 22. In studio, Gianluca Ruggieri ed Elena Mordiglia. In redazione, Sara Milanese.

    Il giusto clima - 07-06-2023

  • PlayStop

    Quel che resta del giorno di mercoledì 07/06/2023

    I fatti più importanti della giornata sottoposti al dibattito degli ascoltatori e delle ascoltatrici.

    Quel che resta del giorno - 07-06-2023

Adesso in diretta