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Radio Popolare presenta l’Artista della settimana: i SAULT, rivelazione del 2020

SAULT

Con questo lunedì 25 gennaio Radio Popolare presenta una novità che caratterizzerà nelle settimane a venire la nostra proposta musicale: in maniera molto semplice, con il titolo “Artista della settimana”, vi presenteremo ogni sette giorni una o un musicista, una band, un progetto musicale.

Ve lo introdurremo ogni lunedì in un articolo come questo, sul nostro sito. Ne ascolterete le canzoni nelle trasmissioni della radio per tutta la settimana. Troverete infine ogni domenica, dalle 16 alle 16:30, uno speciale sull’Artista della settimana, con cui ne racconteremo le qualità, la storia e i motivi per cui abbiamo fatto questa scelta.

Partiamo dunque senza altri preamboli a presentare il primo Artista della settimana: i britannici SAULT.

Abbiamo deciso di inaugurare questa novità con i SAULT in quanto i due album pubblicati da questo collettivo sono stati considerati, tanto da noi quanto da moltissimi critici in giro per il mondo, una delle più interessanti rivelazioni dell’anno.

Facciamo le presentazioni: dietro al nome SAULT, scritto sempre in maiuscolo, si nasconde un collettivo abbastanza misterioso, mistero assolutamente consapevole. Hanno infatti scelto un quasi totale anonimato i membri dei SAULT, di cui si conoscono solo alcuni elementi.

Uno di loro è il produttore Inflo (all’anagrafe Dean Josiah Cover), che, tra le altre cose, ha firmato l’ottimo album “Grey area” della rapper UK Little Simz e ultimamente ha lavorato con il soul singer Michael Kiwanuka, presente come ospite anche con i SAULT.
C’è poi la cantante Cleo Sol (Cleopatra Nikolic), la voce femminile più presente nelle canzoni del collettivo, di cui firma anche molte composizioni. Ha pubblicato due album come solista.
L’ultimo nome che si può citare è quello di Kid Sister (Melisa Young), americana in un collettivo britannico, che compare invece nel suo ruolo di rapper. Ha pubblicato un album solista e ha anche all’attivo un paio di ruoli cinematografici.

Nel 2019 i SAULT erano comparsi, dal nulla, sulla scena, pubblicando due dischi, “5” e “7”, che avevano iniziato a stimolare la curiosità di molti per un mix equilibrato, raffinato, tra soul, dance, reggae, R&B. Già da quei primi album il collettivo ha dimostrato di avere una chiara idea estetica, evidente anche dall’impostazione grafica delle copertine: scarne, minimali, nere, con al centro un unico elemento a rappresentare, in qualche modo, lo spirito del disco.

Ecco quindi che con “Untitled (Black is)”, il primo dei due album pubblicati nel 2020, il pugno chiuso raffigurato sulla cover racconta già in modo molto chiaro l’ispirazione principale delle canzoni dei SAULT. L’album è stato dedicato infatti a George Floyd, ammazzato dalla polizia di Minneapolis: il tema del razzismo sistemico e della violenza della polizia contro le comunità black è centrale e viene declinato in molti modi diversi.

Il secondo disco uscito l’anno scorso è invece “Untitled (Rise)”: questa volta le mani al centro della copertina sono due e sono unite nel segno della preghiera. Dallo spirito di lotta e di protesta del capitolo precedente, si passa alla celebrazione della cultura black, della sua tenacia, della sua capacità di resistere e rinascere nonostante la sofferenza e l’ingiustizia sociale.

La militanza innerva dunque ogni canzone dei SAULT e in qualche modo si manifesta anche nella musica che producono: in particolare nella sua ecletticità sempre e comunque black, nella straordinaria capacità di questo collettivo di racchiudere nei propri album la ricchezza e la diversità di una storia artistica il cui valore e la cui influenza sono stati spesso sottovalutati. Da una canzone all’altra si passa con una fluidità assoluta dal funk all’afrobeat, dal jazz all’elettronica, dal rap al soul, dal reggae alla slam poetry. Ci sono Gil Scott Heron e Nina Simone, Coltrane e Quincy Jones, Kendrick Lamar e…la lista potrebbe continuare per diversi paragrafi.

Ma il punto non è mettere in fila il pantheon delle influenze dei SAULT: la grandezza dei due dischi pubblicati nel 2020 da questo collettivo – affermatisi solo grazie alla loro qualità, senza godere di alcuna promozione, di video virali, di interviste in qualche modo ammiccanti – sta nella fortissima personalità che racchiudono. I SAULT saranno presto, se non lo sono già, un’ulteriore influenza per molti altri artisti black (e non solo) che verranno nei prossimi anni.

Siamo ovviamente molto curiosi di scoprire cosa accadrà nel 2021, dopo quattro album pubblicati in due anni: nell’attesa, dedichiamo la nostra settimana all’ascolto di “Untitled (Black is)” e “Untitled (Rise)”.

Di cui, anche in questa sede, vi consigliamo due brani.

Da “Untitled (Black is)”, Wildfires:

Da “Untitled (Rise)”, Little boy:

  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    Material for an Exhibition. Opere sopravvissute al bombardamento di Gaza nel 2023

    A Brescia è in corso l’ottava edizione del Festival della Pace. Uno degli eventi di maggior interesse è la mostra al Museo Santa Giulia che ha l’obiettivo di mettere in luce il ruolo dell’arte come pratica capace di tessere relazioni di solidarietà. In mostra opere di Emily Jacir, artista palestinese Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2007. Le sue opere sono testimonianza dell’ingiustizia e oppressione subite dal suo popolo. In mostra anche le opere salvate dal bombardamento avvenuto nel 2023 di Eltiqa (in lingua araba: “incontro”) un centro per l’arte contemporanea a Gaza. Abbiamo incontrato in mostra due degli artisti che hanno fondato Eltiqa: Mohammed Al-Hawajri e Dina Mattar, poi anche Emily Jacir davanti alle sue installazioni. Le interviste di Tiziana Ricci.

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    Pubblica di giovedì 13/11/2025

    Carlo Rovelli, fisico teorico, è stato ospite oggi a Pubblica. Dieci anni fa, pochi giorni dopo le stragi di Parigi e del Batclan nelle quali furono uccise 130 persone, lanciò una «proposta per la Mesopotamia». Rovelli la illustrò a Radio Popolare: «l’Occidente - sosteneva - può continuare a bombardare (l’Isis, ndr), ma i bombardamenti, come ripetono i vertici militari, non portano a nulla. Nessuno ha voglia di invadere di nuovo la Mesopotamia, per riaprire il problema. Penso sia necessario parlare con lo Stato islamico. L’alternativa è la guerra senza fine». Dieci anni dopo, e in altri contesti, il senso della proposta di Rovelli resta intatto. Ne abbiamo parlato oggi con lui nel corso della trasmissione, insieme al suo ultimo libro «Sull'uguaglianza di tutte le cose. Lezioni americane». Nel testo (pubblicato da Adelphi, 2025) sono raccolte sei lezioni che Rovelli ha tenuto a Princeton (Stati Uniti) un anno fa, chiamato come fisico a raccontare ai filosofi il mondo dei fenomeni quantistici. Che cosa è accaduto negli ultimi dieci anni nella conocenza del mondo? «Ci siamo accorti sempre di più che le grandi teorie del XX secolo, scientifiche e fisica, funzionano incredibilmente bene», racconta Rovelli. «Lo sforzo ora è cercare di capire cosa implicano queste grandi teorie per la nostra comprensione del mondo. Il contenuto del mio libro è questo: che cosa ci dice sul mondo la grande rivoluzione culturale del XX secolo, quella dei quanti e della relatività». Buona lettura.

    Pubblica - 13-11-2025

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