
L’hanno chiamato un Grande accordo. Rispetto alle prospettive di sei mesi fa, quando si pensava a un disimpegno USA dall’Ucraina, è sicuramente un importante passo in avanti, in direzione di Kyiv, ma non è certo un completo ripensamento della politica di Donald Trump nei confronti del conflitto.
Gli Stati Uniti forniranno armi all’Ucraina attraverso la Nato. Non saranno aiuti militari a fondo perduto, come ai tempi di Joe Biden. I paesi europei membri dell’Alleanza Atlantica le compreranno dal Pentagono e le consegneranno a Kyiv. E’ un pacchetto dal valore di miliardi di dollari che comprende per lo più armi difensive: batterie di Patriots – che arriveranno attraverso Germania e Norvegia nel giro di pochi giorni – , missili a medio raggio e aria-aria, munizioni per l’artiglieria. Armi che possono garantire la difesa delle città e una maggiore stabilità delle linee difensive al fronte. Per Putin non è una buona notizia. Donald Trump ha minacciato di imporre sanzioni secondarie al 100% ai paesi che commerciano con la Russia se la Russia non accetterà un accordo sul cessate il fuoco entro 50 giorni. Quando gli hanno chiesto il perché di così tanto tempo concesso, il presidente USA ha evitato di rispondere. Così come non ha dato un appoggio diretto al progetto di legge che giace in Senato per sanzioni secondarie al 500% contro la Russia. “Non direi che sia un assassino, è un tipo tosto” – ha detto di Putin. Dopo aver ricevuto quattro rifiuti per un cessate il fuoco da parte del Cremlino, Trump ha oggi cambiato approccio. Più incline a comprendere le ragioni ucraine, non pensa però certo a un appoggio attivo alla causa di Kyiv. Questa non è la mia guerra, ha ripetuto. La sua diplomazia transizionale – non avere alleati, ma fare affari – si sposa con l’isolazionismo Maga e gli risolve un problema politico interno. Gli Europei, da parte loro, evitano – a suon di miliardi – un suo disimpegno dall’Ucraina, ma nessuno sa cosa farà Trump tra 50 giorni in assenza di un accordo per un cessate il fuoco.