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Armi in classe? In Texas ora si può

Dal primo agosto in Texas si potranno portare armi nelle aule universitarie e nei campus. Entra in vigore la controversa legge, voluta dai Repubblicani, che permette ai maggiori di 21 anni – dotati di licenza – di portare una pistola carica anche a lezione.

Il via libera è in netto contrasto con gli sforzi del presidente Barack Obama per introdurre controlli più severi sulle armi, dopo le stragi sempre più frequenti negli Stati Uniti. La data di entrata in vigore della nuova legge, il primo agosto, non è casuale e suona come una provocazione. Il primo agosto del 1966 infatti – cinquant’anni fa – un ex marine aprì il fuoco dal campanile dell’Università del Texas uccidendo 17 persone. Quel massacro viene considerato la prima strage di massa in una scuola degli Stati Uniti.

Cerimonia in ricordo della strage del 1966
Cerimonia in ricordo della strage del 1966

I Repubblicani sostengono che questi episodi si possono evitare solo armando la popolazione e permettendo ai “bravi cittadini” di difendersi. Sono in molti ovviamente a contestare questo ragionamento e a pensarla in modo opposto. I Democratici sono convinti che questa misura farà aumentare violenze, incidenti e anche i suicidi nei campus.

Tra le voci che si sono sollevate contro la legge anche quella di Claire Wilson James, la prima donna che fu ferita dal cecchino nella sparatoria di cinquant’anni fa alla Università del Texas. Claire era incinta e un proiettile le attraversò il ventre, uccidendo il bambino che aspettava.

Forte il dissenso all’interno delle università pubbliche del Texas: il preside della facoltà di Architettura ha rinunciato all’incarico in segno di protesta. Studenti e docenti hanno contestato la legge nella liberal Austin. Qui i professori hanno ottenuto di poter vietare che gli studenti entrino armati nei loro uffici. Dovranno però esporre un cartello di divieto all’ingresso.

Quello che preoccupa è che potranno essere armati anche gli studenti che risiedono nei pensionati universitari; potranno tenere con sé le loro pistole nelle aree comuni e in mensa, ma non lasciarle nei dormitori. Faranno eccezione i genitori: quando verranno a trovare i loro figli, potranno portare fucili e pistole anche nelle stanze dove i ragazzi dormono.

Ma chi controllerà che questi limiti vengano rispettati e che i ragazzi armati abbiano effettivamente una licenza? Non sarà affatto facile, perché le armi – per legge – non possono essere mostrate ma vanno portate nascoste.

Se le Università pubbliche texane non possono opporsi alla nuova legge, quelle private hanno deciso invece di non applicarla e continuare a vietare le armi. Solo una si è uniformata.

Manifestazione contro le armi all'Università del Texas
Manifestazione contro le armi all’Università del Texas

In Texas oltre un milione di persone hanno l’autorizzazione a portare le armi anche non a vista, in base alla legge approvata  vent’anni fa. Oltre al Texas, anche Colorado, Utah, Idaho e altri cinque Stati hanno leggi che permettono di portare armi nei campus universitari.

Nei mesi scorsi il governatore della Georgia, il repubblicano Nathan Deal, ha fatto arrabbiare i suoi colleghi di partito mettendo il veto a una legge simile a quella del Texas. Altri 15 Stati, compresi alcuni considerati “gun friendly” come Montana e Wyoming, hanno fatto la scelta di non permettere armi nelle università.

Il sito statunitense Armed campuses ricorda che la stragrande maggiornaza dei 4.400 college e università negli Stati Uniti proibiscono l’ingresso di armi e questa politica “gun-free” ha aiutato a renderli fra i luoghi più sicuri negli Stati Uniti. Uno studio del Dipartimento di Stato mostra che la stragrande maggioranza dei crimini che vedono vittime gli studenti universitari accadono fuori dai campus.

Il sito pubblica anche la mappa che vedete qui sotto e che mostra la geografia del permesso/divieto di portare armi nei campus dei vari Stati americani.

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Rosso: armi permesse per legge nei campus

Grigio: armi permesse per legge nei campus, ma le Università possono decidere dei limiti

Arancio: armi concesse solo nei parcheggi, in auto chiuse

Giallo: sono le Università a decidere la loro politica sulle armi

Verde: armi nei campus vietate dalla legge

Fonte: armedcampuses.org

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    Michela Sechi
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    A cura di Diana Santini

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