Approfondimenti

Anna, il romanzo a fumetti di Mia Oberlander

Anna

Con la recensione di oggi si chiude il mese che ho voluto dedicare esclusivamente alle fumettiste e al loro modo di raccontare il mondo che le circonda. È sempre in quest’ottica, quindi, che vorrei parlare del graphic novel d’esordio della fumettista tedesca Mia Oberländer, che con un approccio surreale, grafico e minimalista ha disegnato l’epopea familiare, parzialmente autobiografica, di tre generazioni di donne, tutte di nome Anna.

Attraverso questa storia scritta con leggerezza e ironia e con uno stile sgargiante e geometrico, che trae ispirazione sia dalla tradizione favolistica tedesca che dal fumetto indie e underground europeo, l’autrice affronta un tema complesso come quello del bodyshaming e dell’accettazione di sé ma anche del modo in cui certi traumi si trasmettono di madre in figlia e di come sia possibile liberarsi dalla loro presa esistenziale.

Anna, edito in Italia da Rulez e ricompensato con diversi premi in Germania, ripercorre la storia di tre donne concentrandosi soprattutto su quella di Anna 2, la figlia di Anna 1 e la madre di Anna 3, che per essere molto alta e grossa sin dalla nascita non riesce a trovare il suo posto nel piccolo villaggio di montagna dove è nata e soffre di un rapporto travagliato con la madre. Oberländer si è ispirata dalla vita di sua madre, che dall’alto del suo metro e 80 era una donna ben al di sopra della media. Nel paesino dov’era nata, negli anni ’60, il suo aspetto era diventato una cosa di cui vergognarsi e di cui veniva fatta vergognare. Un trauma così radicato che per contrasto ha sempre voluto insistere con le sue figlie su quanto fosse bello essere alte, inducendole però anche ad avere una percezione distorta del loro aspetto fisico e trasmettendo in realtà quel senso di vergogna che l’ha sempre accompagnata.

Raccontando quest’esperienza multigenerazionale attraverso una narrazione grottesca ed esagerata, sia perché la sua protagonista è alta ben 4 metri, sia per l’uso dei colori sgargianti e innaturali e di figure umane e paesaggistiche sproporzionatissime e ultrageometrizzate dai contorni ben marcati, Oberländer cerca di usare l’altezza come pretesto per parlare di tutti i difetti fisici, evidenziando come qualunque differenza estetica dalla norma può portare chiunque a scontrarsi contro alcune delle consuetudini più banali della nostra società.

Uno scontro che può essere doloroso ma anche provocare una rabbia incontenibile e liberatoria, come quella espressa da Anna 2 con un urlo lungo dieci pagine, materializzato attraverso il lettering – un elemento che l’autrice incorpora sempre direttamente nei suoi disegni – che qui si trasforma via via in massa spigolosa e addirittura diventa un’eruzione vulcanica che fa sparire tutte le linee di contorno, facendo strabordare colori ed emozioni sulle pagine. Anche se la vera liberazione, ci suggerisce Anna 3, non può che venire da noi stessi e dal nostro modo di percepirci.

Anna. Di Mia Oberländer, traduzione di Anna Rusconi. 220 pagine a colori. Rulez, 24 euro.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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