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Anis Amri, le ultime ore dell’attentatore di Berlino

Anis Amri, l’attentatore di Berlino ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, compare in un video diffuso dall’Isis tramite la sua agenzia Amaq. L’uomo nelle immagini, registrate con un cellulare a Berlino probabilmente dopo l’attentato, giura fedeltà allo Stato islamico e dice di desiderare vendetta per i raid aerei che uccidono i musulmani.

Nel primo pomeriggio ha parlato la cancelliera tedesca Merkel e ha ringraziato l’Italia.

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La cancelliera Merkel ha poi ha annunciato provvedimenti per garantire maggiore sicurezza in Germania.

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Tornando a quanto accaduto nella notte tra giovedì e venerdì, Anis Amri è stato fermato davanti alla stazione di Sesto San Giovanni da una pattuglia della polizia per un controllo di routine. L’uomo non aveva documenti e durante la perquisizione ha estratto la pistola (la stessa usata a Berlino per colpire e uccidere il conducente polacco del tir lanciato sulla folla) e sparato, ferendo un agente alla spalla in modo non grave. L’altro poliziotto ha risposto al fuoco uccidendo l’uomo.

Dopo alcune ore, la conferma dell’identità della vittima, attraverso la comparazione delle impronte digitali e del calibro dell’arma.  Così il ministro dell’Interno Marco Minniti:

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Questa è la ricostruzione fatta dalla Questura in conferenza stampa.

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Secondo gli investigatori italiani “Anis Amri era pericolosissimo e poteva uccidere ancora”. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha diffuso una circolare invitando tutti gli agenti alla “massima attenzione” poiché “non si possono escludere azioni ritorsive” nei confronti dei poliziotti e di tutto il personale in divisa. Poche ore prima, il ministro dell’Interno aveva fatto i nomi dei due agenti coinvolti nella sparatoria.

Quello che pare certo è che Amri è fuggito da Berlino, passato dalla Francia in particolare da Chambéry, in Savoia, da dove in treno ha raggiunto Torino. Dal capoluogo piemontese ha preso poi un altro treno per la stazione centrale di Milano, infine Sesto. Da capire ora se la Lombardia era un punto d’arrivo per il terrorista oppure soltanto di passaggio. Gli investigatori ora stanno cercando di capire perché il terrorista abbia deciso di fermarsi a Sesto San Giovanni. Il sospetto è che l’uomo avesse dei contatti in città.

Di tutto questo abbiamo parlato con un poliziotto Carmelo Zapparata segretario del Silp di Milano

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Ancora molte le domande senza risposta in questa vicenda a partire da come Amri sia riuscito ad arrivare in Italia passando da Germania e Francia senza essere individuato. Interrogativi posti dai giornalisti al questore di Milano che ha risposto così:

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Amri arrivò in Italia, a Lampedusa nel 2011, poi passò quattro anni in carcere. Era stato condannato per aver tentato di dare fuoco a un centro di accoglienza. Fu rilasciato nel 2015, doveva essere espulso dalle autorità italiane, ma questo non accadde, e riuscì a fuggire in Germania. Si ipotizza che la sua radicalizzazione sia avvenuta nelle carceri italiane.

Stefano Allievi, sociologo esperto di islam, fa parte della Commissione presso il ministero dell’Interno che monitora il fenomeno della radicalizzazione in carcere che si è riunita l’ultima volta giovedì 22 dicembre.

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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