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“La bontà è la forza che ci spinge avanti”

agnes heller

Il 22 Marzo dello scorso anno è uscito Un’etica della personalità, ultimo libro della filosofa Agnes Heller, edito da Mimesis nella collana Gli imperdonabili. Un libro in cui Agnes Heller allieva di Gheorghi Lucas, trasferitasi prima dall’Ungheria in Australia per motivi politici poi a New York dove ha ereditato la cattedra intitolata a Hannah Arendt.

Autrice di opere memorabili come Filosofia morale, Oltre la giustizia e Breve storia della mia filosofia, presenta il suo ultimo libro Un’etica della personalità, volume conclusivo della trilogia su una teoria della morale con cui la Heller ha compiuto quasi un sistema filosofico. Un libro interessantissimo in cui si parla dell’oggi, si parla di donne, di uomini concreti, dei dubbi, delle imperfezioni, degli amori, delle amicizie e soprattutto della scelta di vivere una vita buona.

Ne abbiamo parlato direttamente con Agnes Heller a Cult nell’ottobre scorso, quando è venuta a trovarci perché teneva una lezione magistralis all’università statale; Agnes heller è intervenuta molte volte in discussioni e conversazioni che riguardano l’Europa di oggi, i nazionalismi, la liquidità della situazione politica internazionale, l’identità. Molti degli argomenti che noi trattiamo tutti i giorni. L’intervista di Ira Rubini e Chawki Senouci:

Lei è un punto di riferimento non soltanto, evidentemente, per il mondo della cultura e il mondo della filosofia internazionale, ma anche per ciascun cittadino di questa Europa in questo momento così complicata. Da cosa nasce l’idea di interrogarsi sull’etica dal punto di vista filosofico?

Le rispondo attraverso diverse opinioni: quelle di Hegel che definiva l’etica come l’esperienza essenziale del nostro tempo, oppure Nietzsche che la definiva come un’autobiografia. Potrei rispondere semplicemente citando una serie di pensatori e filosofi sul tema, ma secondo me la cosa importante è una domanda a cui sentivo l’esigenza di rispondere e a cui molti hanno cercato di dare una risposta. Come si è potuto verificare quel peccato originale che ha dato luogo alla Prima Guerra Mondiale e che poi ha portato durante la Seconda Guerra Mondiale a una strage di massa o un olocausto come è stata la Shoah? Quella che si è verificata durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata un’esperienza sufficiente a domandarsi che cosa abbia portato e che gente possa essere stata quella che ha determinato un massacro di queste proporzioni. La risposta necessita di un’inchiesta etica che parta anche dalla filosofia della storia e che si domandi quali sono le istituzioni politiche, sociali e di governo che hanno permesso che accadesse tutto questo. E lo posso fare per quello che mi riguarda anche dal punto di vista personale perché io abitavo e vivevo in Ungheria al tempo dell’occupazione nazista. Ho assistito all’olocausto e poi ho assistito anche al totalitarismo dell’epoca Sovietica quindi ho ritenuto che i problemi etici siano i problemi più importanti da affrontare nella nostra epoca.

Identità è un tema che Agnes Heller ha affrontato molte volte facendo delle distinzioni, dicendo che l’identità è importante, dipende da come si usa politicamente o anche individualmente. Le ho chiesto un commento su un tema vastissimo.

L’identità personale è una cosa che ciascuno di noi può decidere di avere, può scegliere di essere un filosofo, di essere un artista, può scegliere di avere un’identità culturale o linguistica. Una cosa diversa è quando invece di usare il pronome “io” usiamo il pronome “noi” a quel punto l’identità diventa un concetto che riguarda una realtà più vasta: “noi” come famiglia, “noi” come bambini, “noi” come donne, sono tante le identità a cui possiamo attribuire una nostra appartenenza. Questa parola però, come appunto appena spiegato, è legata alle nostre scelte individuali o collettive ma la politica invece la utilizza molto spesso per dei propositi differenti. La utilizza, per esempio, nel cosiddetto “nazionalismo etico” per affermare l’identità come strumento e come modo per imporre o suggerire un’ideologia che viene utilizzata contro qualcun altro, può essere utilizzata contro gli stranieri, contro coloro che si spostano da un paese all’altro che quindi sono i cosiddetti “aliens”cioè alieni a un sistema nazionale piuttosto che a un altro o anche semplicemente contro chiunque abbia un comportamento diverso da quello che quell’ideologia esprime. Quindi bisogna ben comprendere la parola “identità” in quale ambito e in che modo viene applicata.

Lei sa che in questo momento in Italia ci sono delle forze politiche, seguite da un pezzo della società, che vedono nel primo ministro ungherese Viktor Orban un modello da seguire; Che cosa si può dire a queste persone?

Viktor Orban utilizza l’ideologia dell’odio basata sul concetto di identità etnica di cui ho parlato un attimo fa, per far credere agli ungheresi di essere i migliori e di essere fantastici ma di essere anche molto incompresi: non ci hanno mai capiti e adesso vogliono che accogliamo nel nostro paese un milione di migranti, distruggeranno la nostra cultura, rovineranno il nostro stile di vita e ci saranno stupri di massa delle nostre donne, io vi difenderò io eviterò che ci sia un intervento di questo tipo. Anche e soprattutto contro Soros, il perfido personaggio che ha organizzato lo spostamento di milioni di migranti verso l’Europa e in particolare verso l’Ungheria. Questo è il tipo di ideologia che rappresenta Viktor Orban e che quindi ha facile presa sugli animi più fragili. Orban pensa che Salvini sia un eroe. Perché oggi è così difficile essere buoni? Non credo che sia più difficile che in altre epoche, credo si tratti della stessa cosa, che ci sia la speranza che attraverso chi decide di compiere una scelta in questo senso ci sia la possibilità di una via d’uscita anche dalle situazioni difficili. La bontà è sempre esistita su questo mondo ed è una forza che ci spinge in avanti.

 

Dobbiamo capire bene cos’è il cosmopolitismo che può essere un destino, un rifugio o una filosofia.

Prima di tutto parlerò del concetto di cosmopolitismo come rifugio a partire dall’illuminismo e dal periodo della rivoluzione francese quando poi gli stati nazione cominciarono ad affermarsi. L’Illuminismo è in sostanza quello che ha messo l’accento sull’umanità come un valore: essere un essere umano è più importante che essere un principe o un borghese, quindi la determinazione sociale passa in secondo piano rispetto al concetto che tutti siamo esseri umani. Partiamo da Kant che parlando di universalismo ha parlato di umanità da un punto di vista cosmopolita, l’umanità è il concetto più importante dal quale partire, questo è stato al centro di molta parte dell’opera di Kant. Naturalmente questo ci porta ad uno slogan, ovvero che tutti gli uomini sono nati liberi. Un concetto che è stato affermato per la prima volta con l’affermazione dei diritti umani dopo la rivoluzione francese attraverso una Costituzione che sanciva il diritto di cittadinanza e i diritti civili.

Sempre nel concetto del cosmopolitismo come rifugio quello che posso dire che è stato un rifugio dal nazionalismo etico come sovradeterminazione, quindi al di là del concetto che “io sono ungherese, io sono italiano” un cosmopolita dice: ”sì lo sono, io sono a casa in quei luoghi, ma sono a casa anche altrove,in luoghi che sono significativi e di appartenenza per qualcun altro”. Quindi non nega la propria identità ma la condivide e riesce ad avere una propria personalità anche in altri luoghi significativi per altri. Negli stati totalitari c’è stata anche un’identificazione da parte dei nazionalismi con il totalitarismo dei governi al punto che la parola “cosmopolita” significava nemico.

A proposito della questione francese com’è possibile mettere insieme nel 2018 i diritti dell’uomo e dei cittadini, che sono nello stesso articolo della Costituzione Francese, mentre in questo momento quelli che prevalgono sono soprattutto i diritti dei cittadini ad esempio sui migranti?

I diritti umani  e diritti di cittadinanza, in base alla dichiarazione dell’ONU che tutti i governi hanno firmato, sono complementari e non possono esistere l’uno senza l’altro. Adesso i diritti umani e di cittadinanza sembrano essere in conflitto perché se i diritti umani pretendono che tutti gli uomini siano uguali, siano nati liberi e che quindi nel nostro paese possono venire tutti quanti, i diritti di cittadinanza recitano che soltanto coloro che decidiamo noi, che sono adatti a essere cittadini come noi, possono entrare nel nostro paese. Quindi ribadisco che questi due diritti non dovrebbero esistere l’uno senza l’altro invece, purtroppo allo stato attuale delle cose, si è creato un conflitto fra i due concetti.

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