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La grande festa di Radiopop

«Succede solo per un giorno, e quel giorno è la festa di Radio Popolare»: con queste parole dal palco del CarroPonte di Sesto San Giovanni Daniele Silvestri ci ha fatto venire i brividi. Ma da brividi era già la versione di “Heroes” di David Bowie che ha ispirato proprio quella frase conclusiva, e che ha chiuso, nel modo più emozionante e bello possibile, un concerto unico.

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Afterhours e Daniele Silvestri hanno diviso il palco per le ultime cinque canzoni di un live iniziato pochi minuti dopo le 20, scambiandosi strofe e ritornelli e tributando poi quello splendido omaggio a «uno che è mancato da poco». Ed è stato solo l’ultimo atto di una serata perfetta a cui hanno partecipato settemila persone, creando un colpo d’occhio dal palco che difficilmente dimenticheremo.

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Abbiamo desiderato molto questo concerto, questa festa per il nostro quarantennale, per cui hanno lavorato tante persone e che ha superato ogni possibile aspettativa. Sapevamo che portare sullo stesso palco queste due grandi band sarebbe stato magico: vederlo succedere lo è stato ancora di più. Non è stata una scelta fatta a caso, ma nemmeno a tavolino. Il fatto è che Radio Popolare ha un rapporto di stima e amicizia con Manuel Agnelli e con Daniele Silvestri che va avanti da oltre vent’anni: come per tante altre realtà della musica italiana (ma anche internazionale), la nostra forza sta nello scegliere sempre e solo quello che ci piace, quello che pensiamo sia di qualità, senza altri condizionamenti.

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Queste due band, assolutamente diverse tra loro, che nella loro crescita hanno seguito percorsi altrettanto differenti, si sono gradualmente avvicinate negli anni: complici le amicizie e le frequentazioni tra i musicisti, degli incontri – sul palco come in studio – già c’erano stati. Ma un concerto con le due formazioni complete schierate insieme non era mai successo. Lo hanno voluto loro stessi: due giorni prima del live al CarroPonte, Silvestri e Agnelli hanno riunito i gruppi in sala prove e hanno pensato insieme alla scaletta.

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Così gli Afterhours sono stati i primi ad andare in scena, appena calato il sole, con un set di novanta minuti: esplosivo, teso, intenso, potentissimo. Alla metà del quale c’è stata la prima sorpresa: Manuel Agnelli, seduto al pianoforte, ha iniziato a cantare “Strade di Francia”, continuata poi insieme al suo autore Daniele Silvestri. Poi, alle 22, dopo un cambio palco velocissimo, il cantautore romano ha preso il centro del palco e accompagnato dalla sua band ha proposto altri novanta minuti di musica, tra canzoni dell’ultimo Acrobati e alcuni dei successi degli anni passati, ospitando il leader degli Afterhours per una versione corale della loro “Riprendere Berlino”.

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Quando mancavano trenta minuti a mezzanotte (ora in cui la musica avrebbe dovuto interrompersi), tutti i musicisti di entrambi i gruppi hanno preso posto sul palco del CarroPonte – anche grazie al grande lavoro dei tecnici, che hanno gestito al meglio una situazione decisamente affollata! E hanno condiviso una scaletta di bis davvero scintillante: “Aria” di Silvestri, “Voglio una pelle splendida” degli Afterhours, una specie di riuscitissimo medley tra “Dove sei” e “Non è per sempre”, e poi la bellissima cover di “Heroes” con cui abbiamo aperto questa cronaca.

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Quattro ore di emozioni, di sorrisi, di amicizia, di musica: per noi è stato bellissimo poterle condividere con questi meravigliosi artisti, e soprattutto con tutti voi che avete voluto partecipare alla nostra festa. Grazie di cuore.

  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    Carlo Rovelli, fisico teorico, è stato ospite oggi a Pubblica. Dieci anni fa, pochi giorni dopo le stragi di Parigi e del Batclan nelle quali furono uccise 130 persone, lanciò una «proposta per la Mesopotamia». Rovelli la illustrò a Radio Popolare: «l’Occidente - sosteneva - può continuare a bombardare (l’Isis, ndr), ma i bombardamenti, come ripetono i vertici militari, non portano a nulla. Nessuno ha voglia di invadere di nuovo la Mesopotamia, per riaprire il problema. Penso sia necessario parlare con lo Stato islamico. L’alternativa è la guerra senza fine». Dieci anni dopo, e in altri contesti, il senso della proposta di Rovelli resta intatto. Ne abbiamo parlato oggi con lui nel corso della trasmissione, insieme al suo ultimo libro «Sull'uguaglianza di tutte le cose. Lezioni americane». Nel testo (pubblicato da Adelphi, 2025) sono raccolte sei lezioni che Rovelli ha tenuto a Princeton (Stati Uniti) un anno fa, chiamato come fisico a raccontare ai filosofi il mondo dei fenomeni quantistici. Che cosa è accaduto negli ultimi dieci anni nella conocenza del mondo? «Ci siamo accorti sempre di più che le grandi teorie del XX secolo, scientifiche e fisica, funzionano incredibilmente bene», racconta Rovelli. «Lo sforzo ora è cercare di capire cosa implicano queste grandi teorie per la nostra comprensione del mondo. Il contenuto del mio libro è questo: che cosa ci dice sul mondo la grande rivoluzione culturale del XX secolo, quella dei quanti e della relatività». Buona lettura.

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    Il nome di Trump nelle mail di Epstein riscoppia il caso che rischia di accompagnare la presidenza tra rivelazioni, segreti e bugie e che al centro ha l'amico condannato per abusi sessuali e morto in un particolare suicidio in carcere; gli sviluppi nel racconto di Roberto Festa. Alfredo Somoza analizza l'escalation nei Caraibi dell'amministrazione USA contro il Venezuela, con l'arrivo della portaerei Ford, nuovi attacchi a presunte imbarcazioni di narcos e il fronte diplomatico che condanna l'attivismo di Trump. Francesco Giorgini da Parigi ci racconta le celebrazioni 10 anni dopo l'attacco terroristico più sanguinoso di Francia: il 13 novembre 2015 il Bataclan, l'attacco allo Stade de France e le sparatorie davanti a due bistrot che causarono 130 morti. Mentre si discuteva sulla tassa ai i super ricchi proposta dalla Cgil in pochi hanno notato che Francesco Giavazzi docente bocconiano storico, editorialista del Corsera, nonché consulente di governi da D’Alema a Draghi, proponeva il ritorno di una indicizzazione dei salari all'inflazione, una specie di ritorno della scala mobile, perché l'economia con questo livelli di retribuzioni non ce la fa più, lo commenta Andrea Di Stefano direttore di The Washing News e nostro editorialista.

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