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Addis Abeba-Gibuti, la ferrovia cinese

La linea ferroviaria Addis Abeba-Gibuti è la risposta a una necessità storica, non solo economica. Già alla fine dell’Ottocento Menelik si fece fare un progetto dall’ingegnere svizzero Ilg per collegare la sua nuova capitale con il mar Rosso scegliendo il porto di Gibuti che, ai quei tempi, era un porto francese. Nel 1917, dopo la morte di Menelik, la ferrovia fu inaugurata ma durò poco: le guerre, i conflitti delle popolazioni del bassopiano con l’Impero del Negus, i tentativi dell’Italia di conquistare l’altopiano, le condizioni climatiche, il dislivello e le difficoltà di manutenzione e di reperimento dei pezzi di ricambio la resero ben presto inutilizzabile.

La ferrovia che è stata inaugurata adesso è fatta sullo stesso percorso di quella vecchia. Allora gli investimenti furono francesi e tedeschi, oggi questa linea è soprannominata la “ferrovia cinese” perché all’80 per cento gli investimenti provengono appunto da Pechino.

La ferrovia è senza dubbio una grande opera che nasce in un momento in cui l’Etiopia è considerata una delle nazioni africane più dinamiche economicamente. Un’altra grande opera (e ce ne sono anche altre) è la Grande Diga della rinascita sul ramo azzurro del Nilo. Un’opera che dovrebbe dare elettricità a buona parte dell’Africa Orientale. Non è un caso che la ferrovia Addis Abeba-Gibuti sia totalmente elettrica e, naturalmente, modernissima.

Come tutte le grandi opere in Africa è anche debolissima. Per la manutenzione, per il know how, e sopratutto per il fatto che l’Etiopia è sì un Paese campione della crescita, ma è anche un Paese debolissimo dal punto di vista politico. Nelle ultime settimane ci sono stati centinaia di morti per la repressione della polizia contro le manifestazioni dell’etnia maggioritaria degli oromo alla quale l’eterna classe dirigente tigrina non lascia nessuno spazio politico. E’ chiaro che, presto o tardi, l’Etiopia della crescita subirà delle turbolenze anche gravi.

Le grandi opere hanno bisogno di stabilità, di consenso, di distribuzione reale della ricchezza. L’Etiopia invece è un Paese che viaggia drammaticamente a due velocità. Ad Addis Abeba la crescita si vede: centri commerciali, strade, circonvallazioni, ponti, edilizia in grande attività. Le campagne però sono ferme. La siccità e la carestia minacciano milioni di persone, il Paese non ha raggiunto l’autosufficienza alimentare. Risolvere e affrontare tutto questo è, come la ferrovia, una grande opera.

Bene la ferrovia, dunque. Ma che partano anche le altre grandi opere altrimenti anche la ferrovia risulterà inutilizzabile.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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