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Il peso dei simboli

In un momento come questo, con la comunità internazionale sempre più divisa, come dimostra la crisi siriana, fa un certo effetto guardare le immagini di Cartagena, in Colombia, dove il governo e le Farc hanno firmato definitivamente l’accordo di pace che mette fine a una guerra durata più di mezzo secolo.

Rispetto ad altri conflitti contemporanei quello colombiano è molto più semplice, perché è stato soprattutto un conflitto interno. Ma questo non toglie importanza a quello che è avvenuto questa settimana a Cartagena. In casi come questo i simboli sono importanti. E la riunione sul palco del presidente Jaun Manuel Santos con il leader delle Farc Rodrigo Londoño, detto Timochenko, è un simbolo pieno di sostanza.

La guerra in Colombia ha fatto più di 200mila morti, oltre sette milioni di profughi e decine di migliaia di desaparecidos. Adesso è finita, ed un fatto molto importante. Nel suo discorso il presidente Santos è andato oltre la Colombia, ha fatto un appello alla pace nel mondo e ha detto che la guerra non ha senso. Fino a pochi anni fa Juan Manuel Santos era il ministro della difesa di Alvaro Uribe, oggi fermamente contrario all’intesa con la guerriglia. Il percorso di Santos è importante e ci dice che a volte la pace è possibile.

Chi è contrario all’accordo sostiene che sia inaccettabile far entrare la guerriglia in parlamento. Le FARC diventeranno infatti un partito politico, e nelle prossime elezioni, nel 2018, avranno di diritto una base di 10 seggi.

A Cartegena le parole più importanti le ha pronunciate il leader della guerriglia, Timochenko, che ha chiesto scusa per la sofferenza che le FARC hanno inflitto a tutte le vittime della guerra colombiana.

L’accordo firmato la notte scorsa ha richiesto quasi cinque anni di negoziato ufficiale e due anni di contatti informali. Il governo ha riconosciuto che non si trattava di uno scontro tra lo stato e un gruppo terroristico, la trattativa è quindi stata a 360 gradi. Politica, aspetti militari, economia, società, diseguaglianze.

Domenica ci sarà il referendum. Per entrare in vigore l’accordo ha bisogno del sostegno popolare. Poi comincerà la parte più difficile, costruire la convivenza.

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    Emanuele Valenti
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    Il genere horror governato con maestria, una suspense contagiosa, un ritmo sapiente che coinvolge lettori e lettrici di varia provenienza, ma non solo… “La notte devastata”, romanzo del celebre scrittore francese Jean Baptiste Del Amo, uscito da poco per Feltrinelli Gramma, si addentra nella mente e nelle fragilità di un gruppo di adolescenti di provincia, che vivono negli anni ‘90 in un sobborgo poco entusiasmante di Tolosa, e che cercano la sfida come strumento di auto autoaffermazione. Fino a esplorare una casa maledetta, un classico dell’horror, e ad assistere alla morte violenta di uno di loro. Sul sottofondo dei Nirvana e dei Metallica, Del Amo ci rivela un tempo e un luogo della Francia ancora poco esplorati dalla letteratura. Jean Paul Del Amo è stato ospite di Ira Rubini durante una delle dirette dal Castello Sforzesco di Radio Popolare a Bookcity 2025.

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    In Sardegna quattro operai sono saliti per protesta su un silo a circa 40 metri di altezza, nel contesto della lunghissima vertenza che riguarda la Eurallumina di Portovesme, nel Sulcis. Cgil, Cisl e Uil di categoria sostengono l’iniziativa e spiegano che c’è stata un’assemblea ai cancelli dello stabilimento, dove è stato proclamato uno “stato di mobilitazione generale”. I sindacati chiedono lo sblocco di fondi pubblici che sarebbero necessari per far proseguire l’attività dell’azienda, controllata da una società russa e colpita dalle sanzioni legate all’invasione dell’Ucraina. Enrico Pulisci è uno dei lavoratori che si trovano a 40 metri di altezza.

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