
Le vittime di questa giornata, dicono le autorità locali a Gaza, sono più di 50. La maggior parte in una scuola, diventata rifugio per gli sfollati, a Gaza City. Più di 30 i morti, quasi tutti donne e bambini. A dare il senso del dramma umanitario le dimissioni del direttore dell’organizzazione, finanziata dagli Stati Uniti, incaricata di gestire la nuova distribuzione degli aiuti. Si è dimesso per assenza di autonomia. Il nuovo sistema prevede diversi posti di blocco israeliani e l’identificazione di chi va a ritirare gli aiuti. Quattro punti di distribuzione in tutta Gaza, ma con una popolazione che si può quasi solo muovere a piedi.
L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha intanto ribadito che la strumentazione sanitaria stia quasi per finire.
A Khan Younis un nuovo grosso ordine di evacuazione. Gli israeliani dicono essere la risposta a una serie di attacchi di Hamas provenienti proprio da lì.
Infine la questione di un eventuale accordo per una tregua. Alcuni media regionali e internazionali hanno prima citato fonti all’interno di Hamas che parlavano di un via libera a una proposta di accordo presentata dagli Stati Uniti, 60 o 70 giorni di tregua per 10 ostaggi israeliani. L’inviato di Trump, Witkoff, ha però negato. Come alcuni funzionari israeliani citati dai media locali in Israele. Poi questa sera un video di Netanyahu: spero di fare un annuncio sugli ostaggi già oggi o domani. Poi però il suo ufficio ha dovuto precisare che “oggi o domani” sia un modo di dire. Stiamo a vedere.