Approfondimenti

La polizia cerca un cittadino tunisino

Aggiornamento delle 18.30:

La polizia tedesca cerca in tutta Europa il presunto attentatore di Berlino e ha promesso una ricompensa di 100mila euro a chi offrirà notizie utili alla sua cattura. Si tratta di un tunisino Anis Amri, 24 anni. Ne è stata diffusa anche la foto. Negli ultimi 4 anni, dopo l’arrivo in Italia e quindi in Germania ha usato documenti falsi con 6 nomi diversi e 3 differenti nazionalità: tunisina, egiziana e libanese. Secondo gli investigatori tedeschi era legato a un predicatore iracheno arrestato il mese scorso in Germania e ritenuto un reclutatore per lo Stato islamico.

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Aggiornamento delle 17.00

La polizia cerca in tutta Europa il presunto attentatore di Berlino. Indiscrezioni dicono che si tratta di un cittadino tunisino, che sarebbe stato identificato tramite dei documenti trovati nell’abitacolo del camion usato per l’attacco. Ma la Tunisia per il momento nega che si tratti di un suo cittadino. Il giovane, intorno ai 24 anni, aveva usato negli ultimi 4 anni nomi e documenti diversi. Si sa che era arrivato in Italia nel 2012 e poi si era trasferito in Germania nel 2015 dove aveva chiesto asilo, ma la sua richiesta era stata respinta. Era noto come potenzialmente pericoloso e pare fosse legato a un predicatore iracheno arrestato il mese scorso in Germania e ritenuto un reclutatore per lo Stato islamico. Dalla sua moschea nella città tedesca di Hildesheim erano partiti diversi giovani per combattere in Siria.

Aggiornamenti di martedì:

La polizia tedesca ritiene che l’attentatore che ha travolto e ucciso 12 persone lunedì sera a Berlino sia ancora libero e armato. Il rifugiato pakistano arrestato in un parco mentre si allontanava dal luogo dell’attacco è stato rilasciato perché non c’entra nulla con l’attentato. Il centro per richiedenti asilo dove viveva è stato perquisito dagli agenti, ma si trattava di una falsa pista. Tanti commentatori puntano il dito contro l’Isis, ma di fatto la nazionalità e la religione dell’attentatore sono per ora ignote. Le supposizioni fatte finora si basano solo su similitudini con l’attentato di Nizza. Altro non c’è, come ha spiegato oggi in una conferenza stampa la polizia tedesca.

Delle 12 vittime, per ora solo 6 sono state identificate e sono di nazionalità tedesca. Da ieri sera manca all’appello una 31enne italiana, Fabrizia Di Lorenzo. Il cellulare della ragazza è stato trovato sul luogo dell’attacco e i suoi genitori sono già nella capitale tedesca.

La cancelliera Angela Merkel nel primo pomeriggio ha visitato il luogo dell’attacco. “Se fosse confermato che il colpevole di questo crimine è un richiedente asilo, una persona che ha chiesto protezione in Germania, sarebbe davvero difficile accettarlo”, ha detto. Ma poi ha difeso la sua politica di accoglienza nei confronti dei rifugiati.

 

Aggiornamento delle 14.30:

Il ministro dell’Interno di Berlino, Thomas de Maizière, ha confermato che l’attacco di lunedì sera in un mercatino di Natale nel centro della capitale tedesca è stato un attentato terroristico, nel quale sono rimaste uccise 12 persone e ferite 48, di cui 18 in gravi condizioni.

Tra i dispersi c’è una giovane donna italiana. Il suo cellulare è stato ritrovato sul luogo della strage e consegnato alla polizia. La conferma arriva dall’ambasciatore italiano in Germania, Pietro Benassi: “Stiamo lavorando su una persona e abbiamo motivi di essere preoccupati, ma abbiamo ancora qualche margine per pensare che la donna possa essere tra i feriti non ancora identificati.

La novità principale delle ultime ore arriva dalle indagini: secondo il capo della polizia di Berlino, Klaus Kandt, l’uomo che si è lanciato con il tir sulla folla sarebbe ancora ricercato.

Il richiedente asilo, ventitreenne di origine pachistana, arrestato lunedì sera nelle vicinanze del luogo dell’attacco non sarebbe l’attentatore. Era stato segnalato alla polizia da alcuni testimoni subito dopo la strage. L’uomo ha attraversato il Tiergarten, grande parco al centro di Berlino, ed è stato poi bloccato dagli agenti. Durante l’interrogatorio ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco. Accolto in Germania dallo scorso febbraio, era conosciuto alla polizia per reati minori ma non per una radicalizzazione estremista.

Sono 12 i morti nell’attentato al mercato di Natale a Berlino. Nella notte altre tre persone sono decedute. Ci sono anche decine di feriti.  Un grande camion nero si è avventato all’impazzata in mezzo alla gente a passeggio in un mercatino, con una dinamica molto simile a quella della strage sulla Promenade Des Anglais di Nizza, lo scorso luglio. È accaduto intorno alle 20,15.  L’attacco è avvenuto nei pressi della Kurfuerstendamm Avenue, vicino alla chiesa intitolata al Kaiser Guglielmo, nella parte occidentale della città, zona commerciale e affollata nel quartiere di Charlottenburg.

Il presunto attentatore è stato arrestato. Sulla sua identità non ci sono ancora certezze ufficiali. Ma dalle fonti di polizia, anche se a livello ufficioso, emergono già diversi elementi. L’uomo sarebbe un richiedente asilo pakistano. 23 anni, l’uomo sarebbe entrato in Germania attraverso la rotta balcanica, lo scorso febbraio.

L’uomo – a quanto risulta dalle prime indagini – ha dirottato un tir guidato da un camionista polacco. Il corpo trovato all’interno del camion sarebbe proprio dell’autotrasportatore, probabilmente ucciso dallo stesso terrorista.

L’attentato di Berlino avrà forti conseguenze politiche. Dalle destre stanno già partendo gli attacchi alla cancelliera Angela Merkel, per la sua politica di apertura ai migranti. “Complimenti, questi sono i tuoi amici”, dicono dal partito estremista Pegida. Mentre si prepara a contestare Merkel anche Afd, il partito Alternative fur Deutschland, in forte ascesa, guidato da Frauke Petri.

Unità speciali della polizia hanno fatto irruzione in un hangar dell’ex aeroporto di Tempelhof, nella capitale tedesca, dove da un anno è stato allestito un grande campo che accoglie i profughi. Gli agenti, circa 200, stanno registrando tutte le strutture e per il momento non è stato effettuato alcun arresto. A indagare sull’attacco è l’Ufficio federale per le Indagini criminali tedesco (Bka). La Procura federale ha aperto un’inchiesta incaricando la stessa Bka delle indagini, finora in mano alla polizia di Berlino. Il ministro tedesco dell’Interno, Thomas de Maizière, ha imposto le bandiere a mezz’asta in tutto il Paese in ricordo delle vittime.

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    A Cult Ira Rubini ha avuto come ospite il drammaturgo Liv Ferracchiati che, da questo giovedì, sarà al Piccolo Teatro con due spettacoli: "La morte a Venezia" e, successivamente, "Stabat Mater". "La morte a Venezia. Libera interpretazione di un dialogo tra sguardi" (15-25 maggio) Una macchina fotografica su un treppiede al limitare delle onde e uno scrittore che muore su una spiaggia per aver mangiato delle fragole contaminate dal colera, simbolo dell’inesplorato che giace in ognuno di noi. Non si tratta di un adattamento teatrale de La morte a Venezia, ma di un percorso scenico – liberamente ispirato al romanzo di Thomas Mann – che combina tre diversi linguaggi: parola, danza e video. Distaccandosi dal tema dell’omoerotismo e della differenza d’età, rimane l’incontro a Venezia tra Gustav von Aschenbach e Tadzio. Rimane la morte. Dopo aver attraversato, con HEDDA. GABLER. e COME TREMANO LE COSE RIFLESSE NELL’ACQUA, le parole di Ibsen e Čechov, Liv Ferracchiati sceglie ora di raccontare la difficoltà di scrivere e come questa fatica, alla fine, sia squarciata da momenti rari, bellissimi e terribili, costellati da incontri con altri esseri umani. "Stabat Mater" (27 maggio-1 giugno) «Un raro esempio di riuscita commedia italiana dal sapore anglosassone. All’interno di una struttura drammaturgica complessa e gestita con mano ferma, spiccano dialoghi credibili e incalzanti, ricchi di una destrezza ironica che ricorda il primo Woody Allen»: con questa motivazione, nel 2017 la giuria del Premio Hystrio Scritture di Scena scelse come vincitore Liv Ferracchiati e il suo Stabat Mater, storia di uno scrittore trentenne che cerca di diventare adulto e di trovare una propria collocazione nel mondo, emancipandosi dalla figura materna e tendando di abbattere i più tossici stereotipi maschili. Con un nuovo cast e un allestimento completamente rinnovato, lo spettacolo torna ora in scena in una forma diversa, nella volontà di far rivivere un progetto che, in anni non sospetti, aveva trattato tematiche politicamente e socialmente centrali quali l’autodeterminazione e la libertà d’espressione identitaria.

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