Ancora non ha finito di realizzare di avere vinto, Roberto Fico, e già si fanno i nuovi calcoli politici. Come arginare De Luca. Come lanciare sul piano nazionale il sindaco di Napoli Manfredi. Quale impronta politica dare alla nuova giunta. E infine, cosa fare nei prossimi 5 anni.
De Luca rimane lo spauracchio di Fico, con il buon successo della sua lista e il figlio alla guida del Pd. Ma De Luca ha 76 anni, l’anno prossimo ci sono le comunali e il Pd potrebbe ricandidarlo a sindaco di Salerno, sperano oggi nell’entourage di Fico. Vorrebbe dire garantirgli una più che onorevole e lunga uscita di scena. Un sindaco che guarda al futuro è invece quello di Napoli, Manfredi, che punta a farsi rieleggere, per gestire dossier importanti come la Coppa America a Napoli e l’eterna incompiuta, la riqualificazione di Bagnoli. E punta anche a un discreto ruolo di tessitore della nuova giunta regionale, in vista del momento in cui poter provare a fare il tessitore anche a livello nazionale.
Intanto c’è da comporre il potere in Campania. Il tempo dell’autocrazia di De Luca è finito, la nuova giunta dovrà essere espressione di tutte le correnti, i partiti, gli interessi che si sono coalizzati attorno a Roberto Fico. Il tempo del grillismo duro e puro è finito anche perché il Movimento è ai minimi termini nelle urne. I progetti sono ambiziosi, la sanità, i trasporti, l’ambiente, l’industria sostenibile. Servono fondi. Quelli del PNRR finiranno. Serve il dialogo con il governo Meloni. Fico è pronto. È una delle prime cose che ha detto, dopo la vittoria.


