Con un tempismo talmente voluto da risultare stantio, oggi la Camera voterà l’introduzione del reato di femminicidio nel codice penale, come ha già fatto il Senato. Uno strumento importante nei processi, perché ciò che non ha un nome è più difficile da far valere, ma certamente non un deterrente per chi ha in testa di uccidere una donna, considerando che già oggi rischia l’ergastolo. Soprattutto, i processi arrivano dopo, quando una donna è già stata ammazzata, ma la Destra che ci governa, così pronta alla repressione, non si ficca in testa che è ben più importante la prevenzione. E così ci tocca ascoltare la ministra Roccella dire che l’educazione sessuo-affettiva a scuola non cambia le cose, o il ministro Nordio col suo darwinismo che farebbe ridere se non fosse, al fondo, drammaticamente misogino. L’educazione sessuale alla Destra fa paura, meglio lasciarla alle famiglie e chi si è visto si è visto, la prevenzione la faranno i centri antiviolenza, però i fondi se li devono trovare da soli. Intanto si vanta l’introduzione del concetto di “consenso” nel codice penale (su quel fronte, come si diceva, sono sempre attivi), propagandando la cosa oltre misura, se pensiamo che ci arriviamo dopo altri 21 paesi europei e che avremmo dovuto farlo da un pezzo, per via della Convenzione di Istanbul. L’andazzo è questo, e allora scendere in piazza oggi, o esserci state sabato a Roma, rappresenta una sorta di resistenza, una rivendicazione della consapevolezza che non si possa arretrare di un millimetro, perché c’è ancora chi spera che stiamo a casa. In famiglia.


