All’Ucraina servono oltre 70 miliardi di euro solo per il 2026 per finanziare la difesa dagli attacchi russi e far funzionare il suo apparato statale. Se le cifre sono chiare, non lo è altrettanto il tipo di risposta che il maggior finanziatore di Kiev, cioè l’Unione Europea, intende portare al suo alleato.
È per questo motivo che la Commissione sta valutando tre opzioni per sostenere finanziariamente Kiev almeno fino alla fine del 2027, così come emerge dalla lettera che la Presidente von der Leyen ha inviato ai governi europei. L’iniziativa arriva in risposta allo stallo del Consiglio Europeo di ottobre sulla questione dell’uso dei beni russi congelati per sostenere l’Ucraina.
La prima opzione è quella di prestiti bilaterali da parte degli Stati volenterosi, che si unirebbero su base volontaria. La seconda è quella di prestiti congiunti a livello europeo, che però si scontra con l’opposizione dell’Ungheria di Orbán e degli scettici del debito comune. E infine la terza è proprio la soluzione basata sui beni russi immobilizzati nella cornice della giurisdizione dell’Ue. Per quest’ultima opzione bisogna convincere un Belgio ancora riluttante, che sostiene di non aver ricevuto garanzie sufficienti sul piano della condivisione dei rischi finanziari e legali.
Il tempo però inizia a scarseggiare per l’Ucraina e per i suoi partner europei. Una via d’uscita agevole non c’è e la Commissione ancora non ha deciso se presenterà la proposta finale sulle tre opzioni prima o dopo il Consiglio Europeo del 18 dicembre.
di Federico Baccini, da Bruxelles


