
Un attacco alla democrazia. Così il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Vittorio Di Trapani, commenta ai nostri microfoni l’attentato di stanotte al giornalista della Rai e conduttore di Report Sigfrido Ranucci.
Cominciamo dalla ricostruzione dei fatti a caldo fatta dallo stesso giornalista stanotte dopo il boato delle 22.17 fuori dalla sua casa di Campo ascolano, in provincia di Pomezia.
Molto più di una intimidazione, quindi, la bomba poteva uccidere e non a caso indaga anche l’antimafia; il Ministero degli Interni ha disposto il rafforzamento della scorta che Ranucci, ricordiamo, ha da un decennio ormai, perché le minacce non sono mai mancate per lui e per il giornalismo d’inchiesta di Report. Reazione unanime solidale delle redazioni di tutta Italia, la Federazione nazionale della stampa italiana ha convocato a Roma un presidio oggi, alle 16, davanti alla sede Rai di via Teulada, e tanti i presidi anche in altre città.
Arriva la solidarietà dalla politica, opposizione e Governo: diversi esponenti della maggioranza puntano il dito ancora sull’odio e i toni da abbassare, un po’ tardivamente, visto che da qualche tempo Ranucci aveva denunciato, lo ricordiamo con le sue parole, “un clima generale di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti e di tutta la squadra di Report” che guardava proprio al Governo.
Un clima alimentato da anni di intimidazioni e querele, basta ricordare la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che definì Ranucci un “calunniatore schifoso” e i suoi giornalisti “lavoratori sporchi”, sporgendo querela e perdendola in tribunale, per i servizi su affari, nomine e guai giudiziari della sua famiglia.
L’elenco delle querele degli ultimi anni ricordato dallo stesso Ranucci conta l’intero partito di Fratelli d’Italia, il ministro Giorgetti con moglie e cognata, più volte il ministro Urso, Daniela Santanchè e il suo ex compagno, la sottosegretaria Rauti, per arrivare al capo di gabinetto e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio. C’è anche Maurizio Gasparri che in commissione Vigilanza Rai due anni fa sfotteva Ranucci in audizione così: “Le ho portato un cognac per farsi coraggio”. Oggi ci aspettiamo almeno il ritiro delle querele, così per andare oltre al generico: abbassare i toni.